Il silenzio è il grande assente della nostra società. La comunicazione verbale ha ormai preso il sopravvento sulla dimensione dell’ascolto di sé stessi e degli altri, togliendo spazio ad altri tipi di linguaggio di cui l’essere umano è capace.
Pensiamo al linguaggio dello sguardo, al linguaggio del tatto, al linguaggio dell’olfatto. L’uomo è un essere che diviene e si realizza in relazione all’altro, ove per “altro” si intende non solo l’altro uomo, ma anche l’ambiente che ci circonda. Questa relazione non è solo fatta di parole, ma si attua anche attraverso le dimensioni sensoriali che costituiscono la persona. In particolare il bambino, nei suoi primi anni di vita, si costruisce attraverso la dimensione motoria e sensoriale.
Il silenzio acuisce le nostre sensibilità. Stando in silenzio non solo possiamo ascoltare con maggiore attenzione la parola dell’altro, e quindi “incontrarlo”, ma riusciamo a cogliere profondamente la realtà che ci circonda. Osservare in silenzio i vividi colori di un fiore, le forme di una nuvola in cielo o il mare permette di percepirne la ricchezza di sfumature: il rosso speciale della corolla, l’oggetto evocato dalla forma della nuvola, l’odore salmastro rilasciato dalla schiuma bianca delle onde. Il silenzio favorisce l’osservazione, la percezione del mondo circostante, la sensibilità al suono e l’ascolto di sé stessi. È importante allora permettere al bambino di vivere anche questa dimensione, preservando sempre nei suoi confronti una relazione di accoglienza e supporto.
Favorire il silenzio non significa tuttavia imporlo, zittendo il bambino, ma piuttosto creare le condizioni affinché esso si manifesti spontaneamente: offrendo al bambino un ambiente non rumoroso, non interrompendolo verbalmente quando svolge con interesse un’attività, permettendogli di osservare un insetto che cattura la sua attenzione o un sassolino raccolto per terra, senza voler essere sempre interpreti con le nostre parole dei suoi pensieri. Occorre consentire al bambino di godere di ciò che offre il mondo: suoni, colori, forme, odori, affinché possa mettersi in ascolto di sé stesso, dando spazio al suo racconto interiore e personale.
Infine, il silenzio non favorisce solo una dimensione individuale, ma anche comunitaria: il bambino che sa ascoltare e si esercita a rispondere alla voce della propria interiorità è disponibile a rispettare la chiamata e il tempo degli altri bambini.
«Il silenzio, nelle scuole comuni, vuol dire la “cessazione del chiasso”, l’arresto di una reazione, la negazione della scompostezza e del disordine. Mentre il silenzio può intendersi in modo positivo come uno stato “superiore” al normale ordine delle cose. Come una inibizione istantanea che costa uno sforzo, una tensione della volontà e che distacca dai rumori della vita comune quasi isolando l’anima dalle voci esteriori» (Maria Montessori, La scoperta del bambino).