È utile chiarire subito che va evitato ogni rischio di scimmiottamento anticipatorio della scuola primaria da parte della scuola dell’infanzia, un rischio e una modalità d’interpretazione di questo rapporto ben più ampio e diffuso di quanto si possa immaginare.
Tante sono le scuole dell’infanzia che, per modalità organizzative, per impostazione della relazione insegnanti-bambini, per approcci metodologici, per prassi operative, soprattutto con i bambini dell’ultimo anno, sembrano più delle piccole scuole primarie.
Un modo spesso supportato dalla fretta e dalla “volontà anticipatoria” di molti genitori, sotto la pressione di una cultura della fretta, della competizione, del bisogno di arrivare “primi”. In alcuni casi queste scuole sono del tutto simili alle passate “primine”, le poco utili classi dei bambini che iniziano la scuola primaria a cinque anni, un anno prima dell’età di obbligo scolastico.
Il miglior modo che ha una scuola dell’infanzia per preparare i suoi bambini al grado scolastico successivo è quello di operare secondo un approccio di qualità che nel nostro Paese si è realizzato e sviluppato nelle realtà e nelle esperienze più innovative (per esempio il Centro Educativo Italo-Svizzero di Rimini, le scuole comunali di Reggio Emilia e di tutta la regione Emilia Romagna, le scuole Montessori).
Parliamo di un approccio che considera il bambino quale soggetto di diritti, che interagisce con i coetanei, con l’ambiente e con la cultura. È proprio grazie a questo intreccio che il bambino costruisce la sua identità, conquista la propria autonomia e acquisisce una competenza alimentata dalle proprie potenzialità.
Per realizzare tutto questo è necessario partire dai bambini e dalle loro idee, porli al centro del lavoro scolastico. Quanto più in questa fascia d’età i bambini possono sperimentarsi in attività, esperienze, scoperte e apprendimenti di qualità attraverso un approccio ludico, nel quadro di una rete ricca di relazioni sociali con i pari, con gli adulti, con l’ambiente e con gli oggetti culturali, tanto più faranno proprie le competenze di base necessarie ad affrontare gli apprendimenti dei gradi successivi, non solo quelli della scuola primaria.
Al contrario, le anticipazioni di forme organizzative e metodologiche proprie della scuola primaria, soprattutto se si fa riferimento a un modello tradizionale di questa scuola, producono un effetto contrario e controproducente poiché costringono i bambini a operare secondo modalità “rigide”, lontane dai loro reali bisogni e introducono una “artificiosità” che, frequentemente, anche nelle prime classi di scuola primaria, provoca in loro un’avversione verso il lavoro scolastico, verso la lettura e verso lo studio. Ad esempio, dovremmo riflettere se non vi sia una qualche relazione fra il modo in cui i bambini apprendono a leggere e scrivere in prima classe e i dati statistici che indicano il nostro Paese come uno di quelli in cui si legge meno.
Tornando alla scuola dell’infanzia, quanto affermato sopra non vuole indulgere a un’idea di scuola dell’infanzia come luogo di “trastulli”, ma esattamente il contrario, una scuola capace di proporre esperienze e attività che tengano in grande considerazione i bisogni dei bambini e al tempo stesso calibrata sulle loro capacità, in grado di fare proposte interessanti e all’altezza degli interessi dei bambini.
I bambini a 4 anni, in generale, sono in grado di:
A 5 anni, sempre in generale, sono in grado di:
Le proposte di lavoro devono tenere conto di queste capacità in modo che possano essere efficacemente e ripetutamente sperimentate e praticate dai bambini, con l’obiettivo di affinarle e accrescerle: questo è il modo più efficace per prepararsi alla scuola primaria.