La cultura fa bene alla salute. E non siamo i primi a dirlo. Nel 2011 la Fondazione Bracco di Milano aveva raccolto e diffuso varie prove a sostegno di questa tesi. In particolare, in collaborazione con l’Università IULM di Milano, erano stati pubblicati i risultati della ricerca «Salute, cultura e benessere», che dimostrava come l’accesso e la partecipazione a eventi culturali migliorasse il benessere in generale.
L’indice, chiamato «Psychological General Well-Being Index» (PGWBI), è il principale strumento di analisi per questo tipo di ricerche ed è emerso che le cosiddette leisure activities (visitare un museo, leggere un libro, vedere un film al cinema, assistere a una rappresentazione teatrale) contribuiscono a prevenire o posticipare patologie anche gravi, legate per esempio alla sfera depressiva, diminuendo così il tasso di ospedalizzazione e di medicalizzazione. Lo confermano anche gli studi di Corey Keyes, psicologo e sociologo della Emory University di Atlanta, in Georgia (Stati Uniti), che provano come molte delle aree del cervello coinvolte quando si osserva un’opera d’arte siano le stesse che si attivano quando si ottiene una gratifica.
Prendendo spunto da queste evidenze, nel 2014 è stato dato il via ufficiale al progetto Nati con la cultura della Fondazione Onlus Medicina a Misura di Donna, che ha voluto consegnare a ogni bambino nato nell’ospedale Sant’Anna di Torino, insieme al kit della salute, anche il passaporto culturale. Un pass che permette alla famiglia, nel corso del primo anno di vita del figlio, di visitare gratuitamente e in qualsiasi momento Palazzo Madama di Torino, attrezzato per accogliere con un benvenuto speciale i nuovi cittadini. Un messaggio semplice di cittadinanza che crea un ponte verso le famiglie, tra ospedale e musei.
La cultura diventa così una raccomandazione per una buona crescita, alla stregua delle altre dettate dalle organizzazioni mondiali. In questi giorni è partita un’ulteriore fase del progetto, grazie al bando Open della Compagnia di San Paolo: far entrare sì i neonati nei musei, trasformando però i musei dotandoli di caratteristiche precise, rendendoli insomma a loro misura, family and kids friendly, come se fossero una casa accogliente per famiglie.
Ma quali sono le peculiarità che fanno diventare un museo attraente ai piccoli visitatori? Perché le famiglie con bambini da 0 a 6 anni dovrebbero visitare un museo? In fondo un quinto della popolazione italiana non partecipa ad alcuna attività culturale, quindi come portare queste persone dentro l’opera artistica? È stato costruito un decalogo di orientamento con i fattori chiave e un manifesto per i musei aderenti, che riceveranno così un bollino di appartenenza. Il prossimo passo è quello di estendere il modello a livello nazionale e di rilasciare il bollino a tutti i musei che ne faranno richiesta. Sono già coinvolti nel progetto la Fondazione Fitzcarraldo, la FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri), Nati per Leggere, ZeroSei (il programma pluriennale di Compagnia di San Paolo dedicato all’infanzia) e la Fondazione Brescia Musei.
giornalista pubblicista, ha svolto attività di ricerca presso il Dipartimento di sociologia dell’Università Sapienza di Roma, il Centre national de la recherche scientifique di Parigi e l’AGCOM. Libraia specializzata nell’editoria per l’infanzia, lettrice professionista e coordinatrice didattica di laboratori d’arte ed espressivi. Attualmente ricopre il ruolo di redattrice presso la redazione di Uppa.