Sono moltissimi i bambini che ogni anno si avvicinano allo studio di uno strumento musicale: fare una scelta corretta è importante anche ai fini di un’evoluzione soddisfacente del percorso didattico. Ricordiamo sempre che in molte lingue “giocare” e “suonare” sono la stessa parola (play, jouer, spielen…). L’educazione musicale “ideale” prevede un avvicinamento propedeutico al canto e al movimento ritmico nei primi anni di vita, per arrivare alla scelta di uno strumento in linea di massima verso i sette/otto anni di età (in questo articolo del neurobiologo Alberto Oliverio parliamo invece dei vantaggi della musica nell’infanzia).
Naturalmente non c’è una regola uguale per tutti e spetta ai genitori verificare le inclinazioni e assecondare i desideri musicali dei propri figli, senza preclusioni. Ci sono bambini che già molto piccoli manifestano una predilezione per uno specifico strumento, altri che magari hanno già in casa un pianoforte o una chitarra e hanno tentato in qualche modo di suonarli, oppure un fratello maggiore o un amichetto che stanno già studiando musica e li invitano a provare.
Più strumenti musicali un bambino ha avuto modo di avvicinare, più la sua scelta sarà probabilmente corretta. Bisogna tenere conto, inoltre, che il rapporto con il proprio strumento come oggetto sarà una risorsa importante nella storia musicale ed evolutiva del bambino; nel corso del tempo ci si affezionerà, lo porterà spesso con sé, dovrà imparare ad averne cura e a esserne responsabile, a sentirlo familiare e a conoscerlo perfettamente in ogni sua parte. Fortunatamente oggi molte scuole di musica organizzano delle giornate aperte in cui gli insegnanti consentono di sperimentare un approccio guidato alle diverse modalità di produzione del suono, in modo da verificare le reali possibilità e le predisposizioni di ogni bambino. Nell’orientarsi bisogna valutare anche elementi pratici e concreti, come le dimensioni di uno strumento, la maneggevolezza e i costi da sostenere. Sono considerazioni importanti che i genitori devono fare, una volta deciso di far studiare musica ai propri figli.
Il pianoforte è sempre lo strumento più richiesto: è uno strumento di facile approccio iniziale (la produzione del suono è immediata, a differenza di un violino o di un flauto traverso), dà modo di vedere le note sulla tastiera e di agevolare la complessa operazione cognitiva del controllo dei movimenti e di lettura del pentagramma. Va specificato che il pianoforte è uno strumento a intonazione fissa e dalla posizione statica, l’allievo è sempre seduto e lo spazio – anche visivo e relazionale – è circoscritto. Quindi è fondamentale che l’insegnante sia preparatissimo: dovrà insegnare una corretta respirazione, una postura flessibile e sviluppare la percezione e il riconoscimento di suoni differenti.
Per questo motivo, gli strumenti ad arco, così frustranti all’inizio, si rivelano invece preziosi: costruiscono in maniera efficace quello che i musicisti chiamano “l’orecchio interno”, cioè la capacità essenziale di riconoscere le relazioni tra i diversi suoni. Un mito da sfatare è quello dell’orecchio: è chiaro che il talento e la predisposizione individuale esistono, ma da soli non bastano: imparare a suonare bene uno strumento è un processo di acquisizione continua di competenze, di miglioramento e affinamento della percezione sonora e sì, si impara anche ad “avere orecchio”.
Un’attenzione particolare meritano gli strumenti a fiato, soprattutto per quei bambini che hanno spesso problemi respiratori, che portano apparecchi ortodontici correttivi oppure che hanno difficoltà nel linguaggio e nella fonazione. Queste condizioni si avvantaggiano moltissimo dello studio di uno strumento a fiato, proprio per la possibilità di disciplinare la respirazione, la motilità fine della bocca e il rilassamento muscolare. Naturalmente è fondamentale che l’insegnante abbia una formazione adeguata e che curi costantemente il suo percorso di aggiornamento, didattico, scientifico-formativo e relazionale.
La buona relazione dell’insegnante con il bambino e con i suoi genitori è alla base di qualunque successo nel campo dell’educazione musicale e della pratica strumentale. Spetta all’insegnante anche il compito di informare i genitori dei progressi dell’allievo e del progetto educativo musicale: non tutti i bambini diventeranno dei musicisti professionisti ma tutti devono avere la possibilità di acquisire una buona formazione che consenta loro di approfittare delle grandissime risorse cognitive e creative della musica. Un corso di musica ben fatto è un regalo per tutta la vita.
Il pianoforte è lo strumento più conosciuto, il più completo dal punto di vista armonico e quello che consente di produrre suoni precisi già dalle prime lezioni. Si può iniziare molto piccoli, anche a tre/quattro anni, facendo attenzione a mantenere l’aspetto ludico dell’apprendimento e a curare postura e respirazione per evitare tensioni muscolari date dalla posizione statica.
Gli strumenti ad arco sono una grande famiglia: i più conosciuti sono violino, viola, violoncello e contrabbasso. Richiedono un buon controllo e l’indipendenza delle braccia che fanno movimenti diversi. Alcuni metodi didattici (come Kodaly e Suzuki) consentono un approccio corretto anche ai bambini piccolissimi, ma in genere si aspetta almeno l’inizio della scuola elementare.
Strumenti a fiato: ce ne sono moltissimi divisi in legni (flauto dolce e traverso, oboe, clarinetto, sax, fagotto) e ottoni (tromba, trombone, tuba, corno). A parte il flauto dolce che si può iniziare anche a sei/sette anni, gli altri richiedono la comparsa della dentizione definitiva e un certo peso corporeo per consentire gli esercizi respiratori. Sono un ottimo training per le funzioni collegate alla bocca e alla respirazione.
Gli strumenti di tradizione non europea, come le percussioni, sono costituiti da un numero di tipologie praticamente illimitato: di solito nelle scuole si studia la batteria dagli otto/nove anni, ma ogni bambino fa “esperimenti” sulle percussioni da quando è piccolissimo. È un ottimo corso di studi per disciplinare l’energia e l’aggressività e per lavorare sulla coordinazione.
Strumenti a corde pizzicate: il più famoso è la chitarra, che tutti i ragazzi, prima o poi, provano a suonare. È uno strumento più complesso di quanto si creda. Si inizia sempre verso i sette/otto anni, ma si può cominciare anche da più grandi, soprattutto da adolescenti, e imparare anche la chitarra elettrica o il basso. L’arpa classica e l’arpa celtica sono strumenti impegnativi ma di grande bellezza sonora.