Salve, sono una mamma abbonata alla vostra rivista da ormai quattro anni e ho due bambini.
Vi scrivo perché mi piacerebbe avere un vostro parere su un tema che riguarda l’educazione sessuale e che mi mette molto in crisi: l’autoerotismo di mia figlia.
Lei ha 7 anni e frequenta la prima elementare, e durante il tempo in cui è seduta in classe, “si consola” dondolandosi sulla sedia. Le maestre dicono che succede a fasi alterne (a volte lo fa di più e altre di meno) e che in questi casi tendono a distrarla perché smetta, oppure le chiedono di andare in bagno o fare un giretto. Pare che capiti non di rado alle bambine della sua età, però io non sono affatto tranquilla. È il sintomo di un disagio? Lo fa perché ha bisogno di estraniarsi dalla situazione? Forse non sono abbastanza attenta? Ha avuto carenze affettive quando era più piccola oppure è gelosa del fratello?
A scuola va bene, ci va volentieri ed è una bambina curiosa ed entusiasta. A casa non lo fa mai, o meglio, lo faceva in passato, quando era molto piccola – sul seggiolone – e poi quando è nato il fratellino (lei aveva 2 anni e mezzo) ha ricominciato alla scuola materna, in modo più o meno altalenante.
Non vorrei “psicologizzarla” e nemmeno farla sentire colpevole di qualcosa che rappresenta un tabù per noi adulti, ma allo stesso tempo non vorrei trascurare quello che potrebbe essere interpretato come una richiesta di attenzioni. Da qualche settimana le faccio fare dei massaggi di riflessologia plantare. Ho pensato anche ai fiori di Bach… Voi cosa mi consigliate?
Grazie, cordialmente
Stefania
Gentilissima Stefania,
il ricorso all’autoerotismo non è necessariamente il sintomo di una patologia o di un disequilibrio psichico o affettivo; molto spesso è semplicemente la scoperta di uno strumento di cui si è padroni e che può essere usato al bisogno. È certo, però, che l’autoerotismo mette a disagio gli adulti perché spesso non si sa come affrontare questo argomento. In realtà si tratta di una normale tappa dello sviluppo di ogni essere umano.
In particolar modo, quando l’autoerotismo diventa consolazione nei momenti di noia, in classe o in altri ambienti che non siano quello domestico, ci sentiamo obbligati a prendere dei provvedimenti.
Le insegnanti di sua figlia hanno già adottato l’unico sistema con il quale è possibile spezzare la noia: distrarre la bambina da quello che sta facendo significa darle modo di superare quel momento di frustrazione e di mancanza di alternative che sta vivendo. Sono effettivamente moltissimi i casi di bambini e bambine che proprio a scuola, dove il corpo è per forza obbligato all’immobilità e dove la capacità di decidere cosa fare è molto bassa, incorrono nell’autoerotismo per superare il senso di frustrazione che li pervade.
Che cosa fare in questi casi? E dove cercare una soluzione?
La cosa da evitare, in assoluto, è rimproverare la bambina o riprenderla. Il rischio è quello di compromettere lo sviluppo di una parte importantissima che è la sfera sessuale e l’approccio alla sessualità, se non la sessualità stessa.
Le consiglio anche un’analisi della vostra giornata, cercando di verificare quanto tempo dedica alla bambina e in che modo. Questo perché a volte, anche se noi genitori abbiamo l’impressione di dare il massimo ai nostri figli, capita che il modo in cui loro leggono le nostre azioni non corrisponda a quello che noi abbiamo in mente.
Il primo consiglio che le do è quello di ricavare uno spazio dedicato alla bambina, ogni giorno. In particolar modo la sera. Molto spesso chi ha due figli fa le cose in batteria: tutti a fare la doccia, tutti a fare la nanna, tutti a vestirsi e via dicendo. Per un periodo, potreste distinguere i momenti più personali, come la doccia e la messa a letto, in modo che la mamma o il papà siano esclusiva di un solo figlio. Dedicare tutte le nostre attenzioni a un solo figlio ci dà l’opportunità di riportare serenità a ciascuno ed equilibrio tra i bambini, che si sentiranno soddisfatti del tempo con i propri genitori e non faranno scattare la molla della gelosia.
Con dolcezza, magari con il supporto di alcuni testi sull’argomento, in quei momenti di esclusività va affrontato il tema nell’intimità all’interno dei muri domestici, proprio a indicare il fatto che ci sono spazi e luoghi per ogni cosa. La bambina ha 7 anni, quindi è in grado di comprendere l’importanza delle regole sociali: tutti gli uomini si sono messi d’accordo perché alcune cose si facciano quando si è da soli. La pipì e la cacca si fanno in bagno; non si mettono le dita nel naso (ma se proprio ne abbiamo la necessità, lo si fa in bagno e poi ci si lava le mani); non si può sempre dire quello che ci viene in mente; ci si lava in bagno; si dorme di notte; si usa la bicicletta all’aperto e si gioca con il proprio corpo nella propria casa. È importante che un argomento così imbarazzante per l’adulto venga riportato a quello che in realtà è: una tappa della vita di ciascun uomo diversa per età e consapevolezza.
I bambini non sono fatti di solo corpo e tutti gli aspetti del loro essere richiedono cure e attenzioni.
pedagogista, svolge attività privata di consulenza pedagogica nel sostegno alla genitorialità e al percorso di crescita nell’educazione allo studio di bambini e adolescenti. Coordina progetti di educazione ambientale ed extrascolastica e lavora come formatrice per genitori nella provincia di Padova. Dal 2018 scrive per Uppa.