Col termine “dermatite” si indica un’infiammazione generica della pelle. La cute si irrita perché, sin dalla nascita, è carente degli elementi che normalmente la rendono più resistente e di conseguenza tende a perdere liquidi, e a seccarsi e infiammarsi sotto l’azione di alcuni agenti esterni.
La dermatite viene definita “atopica” quando chi ne è affetto presenta una predisposizione genetica a sviluppare allergie, soprattutto di tipo respiratorio (polvere, pollini, ecc.). In questo articolo approfondiamo invece la cosiddetta “dermatite da pannolino”.
Quali sono i fattori esterni che causano la dermatite atopica? Freddo o sostanze irritanti (come la polvere), detergenti aggressivi o tessuti poco confortevoli (sintetici, lana), inquinanti ambientali e anche situazioni di stress.
Contrariamente a quanto si pensa, solo raramente e in casi molto gravi questa malattia è legata ad allergie alimentari e per questo non sono quasi mai indicati test o diete particolari.
La dermatite atopica si presenta con cute secca che in alcune zone tende ad arrossarsi, diventare umida e pruriginosa. Il prurito può essere costante, generalmente più intenso di notte, e può verificarsi anche in assenza di lesioni. La dermatite atopica nei neonati e nei bambini piccoli (dai 3-6 mesi fino a un anno) compare più frequentemente sul viso. Verso i 5 anni, le lesioni sono più frequenti agli arti e al tronco, mentre, nei bambini più grandi, si localizzano tipicamente alle pieghe del gomito e delle ginocchia, e attorno a occhi e bocca. Solitamente, oltre alla cute secca, possono presentarsi macchie ovali o rotonde, chiare o bianche, che noi medici chiamiamo “pitiriasi alba”. A volte, anche a causa delle piccole ferite che i bambini si procurano grattandosi, possono verificarsi delle sovrainfezioni cutanee batteriche e la pelle può diventare ancora più umida o presentare zone con croste e pus.
La diagnosi di dermatite atopica è clinica e viene fatta dal pediatra senza bisogno di nessun esame. Laddove non sono presenti né la secchezza della cute né il prurito è necessario ricercare altre cause.
Trattare la pelle con molta cura e idratarla è il modo migliore per ridurre le riacutizzazioni e la gravità dei sintomi. [1] Vediamo alcuni consigli utili:
Sulle lesioni “attive” (quelle rosse e spesso umide) è necessario applicare delle creme antinfiammatorie, di solito a base di cortisone, in piccola quantità e fino a quando il sintomo non scompare. I cortisonici di ultima generazione hanno un basso assorbimento e perciò non comportano effetti collaterali per l’organismo; a volte vengono prescritti dal pediatra in preparati “galenici”, ovvero mischiati con altri componenti in modo da attenuare la potenza del cortisone e sfruttare gli effetti idratanti e antinfiammatori di ingredienti come l’olio d’oliva o l’ossido di zinco.
Dato che il prurito è causato dalla pelle secca e non dalla liberazione di istamina, gli antistaminici funzionano poco e vengono prescritti solo in casi particolari.
Quando si presentano sovrainfezioni batteriche possono essere utili, sempre su prescrizione del pediatra, bagni con ipoclorito di sodio diluito e creme antibiotiche, ma se trattiamo la pelle del nostro bambino con attenzione, questo problema si verificherà raramente.
Ricordiamoci che la pelle atopica dipende da una predisposizione di tipo genetico, va ben gestita e tende a ripresentarsi. La terapia migliore è idratare la pelle e usare pomate cortisoniche sulle lesioni (prima si inizia questo tipo di trattamento, prima la pelle tornerà normale). La dermatite atopica tende a migliorare con la crescita ma in alcuni casi può rimanere o ripresentarsi anche nei bambini più grandi e negli adulti. Non sono necessari esami particolari né diete, solo tanta pazienza.
pediatra, lavora presso l’ospedale S. Andrea di Vercelli e si occupa nello specifico di allergologia, allattamento e ambiente. Dal 2011 collabora come autore per Uppa.