Il morbillo è una malattia infettiva molto contagiosa causata da un virus della famiglia dei Paramyxovirus, che si presenta con sintomi molto caratteristici. L’ultima stima dell’OMS ha contato circa 7 milioni di contagi, di cui poco meno di 200.000 con esiti fatali (i dati sono riferiti al 2016).
Il contagio del morbillo avviene da un soggetto a un altro attraverso le secrezioni nasali e la saliva (starnuti, tosse, contatto diretto, scambio di stoviglie o di posate eccetera). Dopo il contagio c’è un periodo di incubazione del morbillo della durata di circa dieci giorni, durante il quale il soggetto contagiato non manifesta ancora nessun sintomo.
All’inizio i sintomi del morbillo assomigliano a quelli di una semplice influenza: tosse, naso che cola, occhi rossi (congiuntivite), fotofobia, febbre spesso alta. Dopo circa quattro giorni il morbillo si manifesta con l’eruzione cutanea identificabile attraverso le tipiche “bolle del morbillo”.
Le bolle del morbillo compaiono inizialmente in bocca, in particolare all’interno delle guance (in questo caso si chiamano “enantema”), per poi stendersi, a partire dal collo e dal viso, su tutto il corpo (“esantema”).
L’esantema da morbillo ha un aspetto particolare che ne facilita la diagnosi: le bolle sono di colore rosso scuro (talvolta tendenti al violaceo), hanno un diametro che va da uno a cinque millimetri, sono in rilievo, restano scure due o tre giorni e poi cominciano a impallidire.
Già all’inizio, quando il morbillo si confonde facilmente con una semplice influenza, la febbre è piuttosto alta; alla comparsa delle bolle la febbre sale ancora di più, si iniziano a manifestare malessere, agitazione e fiacchezza: l’ammalato sta a letto e non vuole alzarsi, contrariamente a quanto accade nella stragrande maggioranza delle malattie febbrili dei bambini.
Poiché il morbillo è una malattia da virus, non esiste una terapia specifica capace di abbreviarne la durata e portare alla guarigione. Inoltre, all’infuori della vaccinazione, non esistono farmaci in grado di prevenire eventuali complicanze. Durante la malattia si consiglia di stare a riposo, bere molto, ripararsi dalla luce (per evitare la fotofobia) e tenere sotto controllo la febbre con i farmaci antifebbrili.
Quando la malattia ha fatto il suo corso, la febbre cala bruscamente. Il malato comincia così una breve convalescenza della durata di qualche giorno e, di lì a poco, scompariranno tutti i sintomi.
Il soggetto che ha superato il morbillo ne resta immune per tutto il resto della vita: il suo sistema immunitario conserva in memoria le caratteristiche del virus e, nel caso dovesse nuovamente incontrarlo, è capace di produrre velocemente anticorpi in quantità sufficiente da neutralizzarlo e impedirgli di nuocere.
Il morbillo è una malattia molto contagiosa e a volte pericolosa. Per questi motivi è bene evitare che si diffonda nelle scuole, che sono frequentate anche da bambini che hanno difese immunitarie scarse e/o non sono stati vaccinati. Il Ministero della Salute impone perciò un periodo di isolamento dalla comunità scolastica che dura almeno cinque giorni dopo la comparsa delle bolle.
Quando il morbillo compariva sotto forma di epidemia a intervalli regolari (ogni due-tre anni, generalmente in inverno o in primavera) si ammalava contemporaneamente una grande quantità di persone, quasi tutti bambini. I casi erano decine e decine di migliaia e perciò le complicanze più gravi, che pure statisticamente non sono frequenti, erano numerose e causavano un certo numero di morti.
È soprattutto per questo motivo che circa quarant’anni fa è stata introdotta in tutto il mondo la vaccinazione antimorbillosa. Il momento giusto per farla è dopo il compimento del primo anno di vita. A una prima somministrazione del vaccino (che è quasi sempre accoppiato ai vaccini antiparotite, antirosolia e, recentemente, anche antivaricella) ne segue una seconda all’età di circa 6 anni.
Il vaccino antimorbillo è costituito da un virus vivo “attenuato”. Si tratta di un virus del morbillo che mantiene le sue proprietà di antigene: stimola cioè il sistema immunitario a produrre gli anticorpi specifici e lasciando una memoria capace di riprodurli qualora il soggetto vaccinato dovesse incontrare il “virus selvaggio” (come viene chiamato il virus della malattia). Il virus attenuato del vaccino, contrariamente al virus selvaggio, non è però in grado di provocare la malattia.
Il vantaggio della vaccinazione è tutto qui: chi si vaccina si ritrova armato di anticorpi e diventa immune al morbillo senza essersi ammalato; proprio come chi ha già avuto la malattia, ma con la differenza di non correre rischi di complicazioni.
Negli ultimi anni, in Italia, l’età media dei casi di morbillo è di circa 30 anni. Questo dato ci indica dunque che un gran numero di adulti non sono immuni: un vero segnale d’allarme, se pensiamo che il morbillo degli adulti è più aggressivo di quello dei bambini. Perciò un adulto che non abbia mai avuto il morbillo, non sia mai stato vaccinato, oppure abbia ricevuto una sola dose di vaccino, può certamente vaccinarsi (il vaccino è lo stesso che si usa per i bambini) e, anzi, dovrebbe farlo per proteggere non solo sé stesso ma anche i propri figli.
Conviene vaccinarsi anche in caso di incertezza sull’avere avuto la malattia o l’essere stato vaccinato: la vaccinazione fatta a un soggetto che ha già gli anticorpi contro il morbillo non solo non può danneggiarlo, ma rinforzerà le sue difese contro la malattia.
La vaccinazione antimorbillo è innocua ed efficace; in alcuni casi a distanza di qualche giorno può provocare febbre e/o macchioline, sintomi che assomigliano a quelli della malattia, ma che sono molto più lievi.
La maggior parte dei soggetti che contraggono il morbillo guarisce perfettamente, anche se la malattia dura diversi giorni e crea non pochi fastidi e malessere. Tuttavia in qualche caso possono insorgere delle complicazioni dovute all’invasione dei tessuti danneggiati dal morbillo da parte di batteri, alcuni dei quali piuttosto aggressivi.
Le complicazioni più frequenti sono le otiti, la laringite e la polmonite, infezioni curabili con gli antibiotici.
Ma la complicazione più temibile è l’encefalite, un’infiammazione del cervello e delle meningi che insorge in circa un caso su mille, fra il secondo e il sesto giorno dalla comparsa dell’esantema. Non tutte le encefaliti post-morbillose sono gravi: alcune guariscono spontaneamente, ma altre possono essere fulminanti e persino mortali. L’encefalite che segue al morbillo non è causata da un batterio e perciò non è curabile con gli antibiotici, ma richiede il ricovero in ospedale.
Sì. Un adulto che contragga il morbillo (perché non l’aveva contratto da bambino e non era stato vaccinato) sviluppa una malattia più intensa e sta in genere piuttosto male per diversi giorni. Anche negli adulti il morbillo può provocare le complicanze di cui abbiamo già parlato.
Oggigiorno, disponendo di un eccellente vaccino, non dovrebbe capitare che una donna incinta contragga il morbillo, anche perché tutte le donne attualmente in età fertile sono nate dopo l’introduzione della vaccinazione di massa. Tuttavia ogni tanto si registrano casi di questo tipo.
Nella stragrande maggioranza dei casi, peraltro molto rari, il morbillo in gravidanza non danneggia il feto (come capita per esempio nella rosolia), ma può comunque disturbare notevolmente il decorso della gravidanza.
Se però il morbillo viene contratto negli ultimi giorni di gestazione, può verificarsi un contagio dalla mamma al neonato, e quest’ultimo può ammalarsi molto gravemente. Per questo motivo, in previsione di una gravidanza, è consigliabile controllare lo stato dell’immunità contro il morbillo a le altre malattie potenzialmente pericolose, e, in caso di assenza degli anticorpi, fare la vaccinazione. Contrariamente alle vaccinazioni per altre malattie che possono essere praticate anche dopo l’inizio della gestazione, quella antimorbillo non è praticabile durante la gravidanza.
È molto difficile confondere il morbillo con altre malattie esantematiche (rosolia, varicella, parotite, scarlattina, quarta malattia, quinta malattia, sesta malattia, sindrome bocca-mani-piedi) perché i sintomi di questa malattia sono molto evidenti e caratteristici.
Tuttavia, il medico non molto esperto (difficile ormai che un medico sia “esperto” nel morbillo, poiché dopo l’introduzione della vaccinazione di massa i casi sono sempre più rari) potrebbe scambiare per morbillo uno dei tantissimi esantemi virali “senza nome” (malattie minori non classificate) o un’eruzione da farmaci. Si tratterà in ogni caso di una confusione di breve durata, perché l’evidente benignità di queste situazioni contrasta fortemente con la virulenza del vero morbillo.
pediatra e giornalista, ha esercitato per quarant’anni come pediatra di famiglia nel Servizio Sanitario Nazionale e ha fondato nel 2001 il bimestrale per i genitori «Un Pediatra Per Amico», che ha diretto per 16 anni. Attualmente è un pediatra libero professionista.