Di solito pensiamo all’allattamento (per “allattamento” intendiamo solo quello naturale, cioè dal seno materno) come a un’azione fisiologica e necessaria che permette alla mamma di soddisfare i bisogni del bambino (fame, sete, contatto, rassicurazione). Ma la stessa azione, compiuta in un locale pubblico (all’ufficio postale, in un ristorante…) non è generalmente ben accetta nella nostra società. Su questo tema l’opinione pubblica si divide: da un lato chi pensa che una madre abbia tutto il diritto di allattare ovunque si trovi, e dall’altro chi sostiene il contrario.
Vedere una donna che allatta quando si trova in mezzo ad altre persone suscita sentimenti diversi e, a volte, contrastanti: dall’interesse all’indifferenza, dalla tenerezza all’imbarazzo e al turbamento, fino ad arrivare a sensazioni di disapprovazione, vergogna e disgusto. Per comprendere alcune di queste reazioni, dobbiamo ricordarci che nell’ultimo secolo il seno della donna è stato spesso rappresentato come mero oggetto sessuale e, contemporaneamente, ha perso nell’immaginario collettivo la sua più naturale funzione di organo per il nutrimento, lasciando il posto al biberon e all’alimentazione artificiale. È in seguito a questo processo che si è gradualmente persa l’abitudine di vedere donne allattare in spazi pubblici. Già dall’età infantile i nostri bambini hanno poche occasioni di vedere lattanti che poppano al seno e si abituano invece all’idea, rafforzata anche dalla TV e dal cinema, che è il biberon l’elemento necessario per il nutrimento. Se poi a essere allattati sono i bambini più grandi, ecco che le polemiche diventano ancora più accese, soprattutto da parte di chi considera l’allattamento di lunga durata un puro vezzo e una forma di narcisismo della madre o addirittura un vero e proprio disturbo psichico; ma probabilmente non accadrebbe la stessa cosa se a quel bambino venisse offerto un biberon.
Affinché l’allattamento si avvii e proceda regolarmente, si raccomanda di attendere sempre le richieste del piccolo, ma in termini pratici ciò significa che non è facile prevedere quando e dove avverrà la poppata. Una donna libera e serena di allattare ovunque non rischierà di alterare questo meccanismo, anzi ne sfrutterà uno dei tanti vantaggi: avere un latte sempre pronto e alla temperatura giusta per il proprio bambino. Se invece la donna si sente giudicata in modo negativo, potrebbe scegliere di limitare le uscite (magari fino a isolarsi socialmente) o, quando esce, potrebbe cercare un posto lontano da sguardi indiscreti, ritrovandosi magari in luoghi non adatti (ad esempio in automobile o su una panchina isolata in un parco). Questo perché ancora oggi sono pochi gli spazi pensati appositamente per avere un po’ di privacy durante l’allattamento. Nonostante ciò, fortunatamente, oggi l’allattamento è considerato a livello globale un diritto inalienabile di ogni coppia madre-bambino.
È ormai ampiamente riconosciuto che più l’allattamento si prolunga nel tempo, maggiori saranno i benefici in termini di salute psicofisica per mamma e figlio. Ovviamente, allattare in pubblico è una scelta molto personale: ogni donna è diversa e ogni bambino ha il suo temperamento. Alcune mamme, ad esempio, per un senso di pudore personale, preferiscono appartarsi e coprirsi; in questo caso sarà utile scegliere un abbigliamento comodo e adatto o utilizzare una fascia porta bebè. Una donna che allatta in pubblico non fa un favore solo a sé stessa e al suo bambino, ma all’intera comunità, perché la sua azione ha un ruolo fortemente educativo. Si tratta di un tassello importante nella riconquista della cultura dell’allattamento come modo fisiologico e naturale di nutrire e rispondere ai bisogni dei nostri bambini.
Nonostante l’allattamento sia ad oggi universalmente riconosciuto come un diritto fondamentale per mamma e bambino, in alcuni paesi del mondo si è sentita l’esigenza di emanare leggi ad hoc per quanto riguarda la sua pratica in spazi pubblici. Tutto ciò deve farci riflettere: possibile che siano necessarie delle leggi affinché una madre possa nutrire in modo naturale e sano il proprio bambino? In Italia non esiste alcun divieto; al contrario, ci sono numerosi decreti e direttive che, rifacendosi ai documenti ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, non solo sostengono e promuovono l’allattamento, ma proteggono anche questa azione da qualsiasi atto che ne ostacoli la gestione e il proseguimento.
Nell’ambito dell’iniziativa “Ospedali & Comunità Amici dei Bambini”, UNICEF Italia si pone l’obiettivo di allestire in Italia mille baby pit stop. Si tratta di ambienti protetti che hanno lo scopo di fornire un ambiente tranquillo, pulito e discreto per l’allattamento o il cambio del pannolino, evitando dunque che le mamme debbano per forza isolarsi in altri ambienti più o meno scomodi (ad esempio nei bagni dei ristoranti, dove spesso non c’è nemmeno una sedia). Vediamo da cosa sono composti:
Lo scopo dei baby pit stop, dunque, non è quello di limitare l’allattamento in pubblico ma, viceversa, di fornire un aiuto affinché la mamma che allatta si possa sentire accolta e a proprio agio.
pediatra, consulente professionale in allattamento IBCLC e insegnante di massaggio infantile AIMI, esegue consulenze specialistiche sull’allattamento per futuri genitori e neogenitori, aiutandoli a risolvere eventuali difficoltà prima e dopo la nascita, e in qualunque fase dell’allattamento.