Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su tabelle, schemi e orari per lo svezzamento. Cosa è importante sapere? Se siete genitori con qualche insicurezza, probabilmente vi troverete più a vostro agio nel seguire indicazioni precise che vi illustrano quanti grammi di pastina, di omogeneizzato e quanti millilitri di olio utilizzare. Ma tutto ciò è necessario? Al bambino sicuramente no, e a voi neppure se vi affidate al modo più semplice e naturale di affrontare l’alimentazione complementare: in tutto il mondo, da sempre, si è fatto così! Vediamolo nel dettaglio.
Non è raro che i genitori si mettano alla ricerca di tabelle e schemi per lo svezzamento del proprio bambino, come se ciò rappresentasse il modo migliore, più rigoroso e scientifico per iniziare questa nuova fase. A volte cercano di cominciare lo svezzamento, tabella e schema alla mano, prima dei 6 mesi (intorno ai 4-5 mesi), perché hanno visto altri fare così, o perché le nonne dicono che «è meglio non aspettare!». A tal proposito va detto che sull’etichetta di molti cibi pronti per l’infanzia c’è proprio scritto “dal quarto mese in poi”, ed ecco che si viene spinti a organizzarsi in questo modo.
Sarebbe piuttosto necessario attingere a fonti autorevoli come l’OMS, per scoprire che le regole sono poche ma essenziali.
Esiste una tabella dell’OMS per lo svezzamento? Quali sono le linee guida dell’Organizzazione su questo tema? Le raccomandazioni sono quelle di allattare in modo esclusivo al seno fino a 6 mesi e di cominciare poi gradualmente a offrire del cibo complementare mantenendo comunque l’allattamento anche fino ai 2 anni e oltre.
Piuttosto che imporre una tabella di alimenti per lo svezzamento, l’OMS considera piuttosto le varie realtà nel mondo: in molti paesi poveri lo svezzamento è una tappa critica perché le condizioni igieniche delle cucine e la qualità del cibo e dell’acqua a disposizione possono essere molto scadenti. In questo caso, continuare a lungo con il latte materno è una grande risorsa. Si consiglia dunque una scrupolosa igiene delle mani e che i cibi offerti siano della consistenza adeguata e ricchi dal punto di vista nutrizionale per evitare carenze di ferro, proteine o vitamine. Anche questo avvertimento vale specialmente per paesi dove a tavola c’è magari solo del riso bollito e poco altro.
«Il mio bambino ha 6 mesi, esiste uno schema con orario per seguire lo svezzamento?». Se il genitore che si pone questa domanda facesse un giro sul web troverebbe di sicuro una serie di siti che propongono schemi con orari precisi sullo svezzamento, ma bisogna chiedersi se tutto ciò è davvero necessario. Servono davvero tabelle, schemi e orari? O bilance, misurini, omogeneizzatori e mini grattugie? Dipende da voi fare questa scelta, dato che ormai, per fortuna, molti pediatri e molti genitori preferiscono orientarsi verso l’autosvezzamento.
Si tratta di un procedimento talmente semplice e naturale che diminuirà la vostra ansia e non comporterà nessuna preparazione extra in cucina.
Proponete al vostro bimbo, seduto a tavola, un piccolo assaggio di quello che state mangiando voi interpretando i suoi segnali: se è incuriosito dal cibo, se tende le manine, se fa dei movimenti con la bocca come se volesse gustare qualcosa, allora è il momento giusto.
È necessario seguire una precisa tabella degli alimenti durante lo svezzamento? Di nuovo, la risposta è no, ma naturalmente sarà premura dei genitori stare attenti a portare in tavola cibi sani e di buona qualità, cogliendo l’occasione per eliminare dalla dieta familiare cibi precotti o troppo grassi o troppo salati, guadagnandone tutti in salute (a tal proposito, vi suggeriamo la lettura di questo articolo, in cui troverete alcune ricette veloci e sane per l’autosvezzamento).
Mettete ad esempio nel suo piattino qualche pezzetto di pasta al pomodoro, o di carne tenera, patate schiacciate, zucchine trifolate eccetera, scegliendo cibi della consistenza adatta.
E per la frutta? Serve una tabella di svezzamento particolare? Meglio succhi o vasetti? Anche qui vale quanto detto prima, schiacciando banana, pesca, melone o altra frutta di stagione, non lasciando mai a portata di mano acini interi di uva o ciliegie. Potete proporla come merenda a metà mattina o pomeriggio, oppure a fine pasto.
Meglio non aggiungere mai zucchero alla frutta, per abituare il bambino al sapore naturale. Semmai, scegliere frutta ben matura e saporita. Per lo stesso motivo eviterete anche in seguito i succhi di frutta industriali, che hanno tutti un elevato contenuto in zuccheri.
Magari le prime volte aiuterete il vostro bambino a portare alla bocca il cibo, o lo imboccherete con il cucchiaino, ma poi, gradualmente, lo lascerete fare da solo con le sue manine. Concedetegli il tempo per sperimentare e capire che sta per succedere una grande rivoluzione nel suo universo alimentare: si passa al cibo dei grandi!
Non è importante che il vostro nuovo commensale finisca la sua porzione, o che mangi ogni cosa gli venga proposta: lasciatelo libero di scoprire i suoi gusti, di abituarsi via via a consistenze e sapori diversi.
Non abbiate timore che non mangi abbastanza: se avrà ancora fame e vorrà il latte glielo darete senza problemi, fino a che con il tempo – due settimane, o anche due mesi – non imparerà a saziarsi a tavola con voi.Se invece, nonostante le vostre proposte, il bimbo non si dimostra per niente interessato non sentitevi frustrati: prima o poi tutti si stancano del latte. Accettate dunque di seguire i ritmi del piccolo, senza fare paragoni con altri lattanti che magari a 6 mesi ingurgitano senza fiatare semolini e liofilizzati.