Ogni alimento che scegliamo durante la spesa e che conserviamo a casa corrisponde ai nostri gusti e bisogni, mentre al ristorante dobbiamo mediare di fronte a un’offerta che pone dei limiti in termini di sapori, quantità, ingredienti, costo e tempi, specie quando i commensali sono bambini. Chi cerca fuori casa la soluzione-fotocopia del pasto domestico non può che restare deluso: il ristorante è un’altra cosa.
Qualche anno fa fece scalpore la notizia che in alcuni ristoranti fosse vietato l’ingresso ai bambini, cosa che divise l’opinione pubblica in fazioni contrapposte: chi era favorevole, chi contrario, chi cercava di moderare i toni e chi difendeva i bambini puntando il dito contro i genitori, veri responsabili della maleducazione dei figli. Quel tipo di provvedimento, sicuramente impopolare, ebbe il merito di porre l’attenzione su un dato incontrovertibile: esistono ristoranti dove i pasti sono lunghi e formali, inadatti ai più piccoli, e andrebbero quindi evitati.
Come si riconosce allora un locale family friendly, ovvero adatto a tutta la famiglia? Non si tratta di luoghi “infantili”, bensì di luoghi accoglienti, sensibili cioè alle esigenze dei clienti (adulti e bambini) e del personale che lavora in sala e in cucina. Per conquistare un posto in questa categoria di locali occorrono professionalità e competenza nel soddisfare alcuni bisogni dei potenziali clienti. Vediamoli nel dettaglio.
I genitori viaggiano spesso con oggetti voluminosi, e c’è quindi bisogno di uno spazio dove poter mettere eventuali carrozzine, passeggini o seggiolini. Inoltre, i bambini sono più sereni in un ambiente ordinato e luminoso.
Anche il tavolo dovrebbe essere ampio (da sei coperti per una famiglia composta da quattro membri), meglio se in posizione laterale, accanto a una finestra, in modo che il bambino, alzandosi, non intralci il passaggio del personale di sala.
Non sono molti i ristoranti che hanno più di un seggiolone e nemmeno quelli che hanno installato il fasciatoio in bagno (va detto però che molti ne hanno uno anche nel bagno dei maschi, a disposizione dei papà). Inoltre, sotto il lavello del bagno non dovrebbe mancare la piccola pedana mobile, necessaria perché i bambini possano lavarsi le mani senza far colare l’acqua fino ai gomiti, e una seconda pedana dovrebbe essere disponibile vicino al WC.
Ai bambini piace toccare ed esplorare, per cui il tavolo deve essere libero da tutto ciò che non si desidera che maneggino, come candele, stuzzicadenti, posaceneri… Di contro, sono graditi piatti, bicchieri e posate di dimensioni contenute ma non di plastica.
Al ristorante i genitori temono, più di ogni altra cosa, le lunghe attese. Un ristorante family friendly non fa aspettare i commensali: gli ordini si prendono subito e si serve rapidamente.
Per quanto riguarda le quantità di cibo, invece, vanno elogiati quei ristoratori che fanno pagare mezza porzione a metà prezzo, perché dimostrano la disponibilità a guadagnare qualcosa in meno pur di soddisfare i clienti: malvolentieri un genitore ordina porzioni intere per i propri bambini, sapendo che il rischio è di veder avanzare il cibo o di doverlo finire forzatamente pur di non sprecarlo. Una valida alternativa alla mezza porzione è il divertente “piatto del bandito”, che prevede un piatto vuoto, le posate e il permesso di rubacchiare dai piatti di mamma e papà; la proposta, oltre che divertente e gratuita, è valida anche dal punto di vista educativo, perché stimola i bambini a sperimentare qualcosa che non avrebbero ordinato per sé.
Dietro al ripetitivo “menu bambini” fatto di pasta bianca, rossa o verde, cotoletta o würstel, patatine, bibita e gelato, si nasconde un pregiudizio offensivo: l’idea che i bambini siano capricciosi e prevedibili, da tenere buoni con cibi tanto golosi quanto monotoni, perché tanto non apprezzerebbero nulla di diverso. Di certo, se domandiamo a un bambino «Che cosa vuoi mangiare?», ci risponderà chiedendo un piatto che già ama e conosce, ma questo non significa che non sappia gradire altro o che i ristoratori non debbano contribuire a favorire l’educazione alimentare delle nuove generazioni, elaborando proposte più varie.
Un buon menu per bambini, dunque, dovrebbe consentire di ordinare mezza porzione di qualunque piatto o, in alternativa, prevedere preparazioni con più ortaggi freschi di stagione e cereali integrali, e con meno grassi e zuccheri; inoltre l’eventuale bibita non dovrebbe essere compresa nel prezzo del menu, per non incentivarne il consumo. Per stimolare la curiosità e la voglia di cambiare basta servire a tavola minuscoli assaggi di benvenuto, da provare subito, quando l’appetito è ancora integro, prima che i bimbi si avventino su pane e grissini, da servire invece eventualmente insieme alle portate ordinate.
Quando ci si siede a tavola, una breve attesa è inevitabile. Ma il ristorante family friendly sa offrire piccoli intrattenimenti, come una tovaglietta con giochi, parole e disegni da colorare o un semplice foglio di robusta cartapaglia (la classica “carta da macellaio” oggi molto usata come sottopiatto e tovaglietta nei locali), sulla quale è facile inventare attività. Piccoli e robusti libretti cartonati d’autore sono un’apprezzabile alternativa (solitamente sono lavabili).
In alternativa è possibile portare qualche gioco con sé, magari un gioco da tavolo per bambini, dei pennarelli con dei fogli o un album da colorare.
I bambini che entrano in un locale desiderano essere visti e sentirsi accolti: uno sguardo, una parola di benvenuto, un sorriso o un occhiolino sono gesti di cortesia che predispongono a mangiare serenamente. Inoltre, il personale di sala e di cucina deve essere preparato su ingredienti e possibili allergeni e saper proporre il piatto giusto ai bambini con diete speciali.
Agli occhi di un bambino, il cuoco è un supereroe. Chi più di lui può stimolare un nuovo assaggio, scardinare un pregiudizio, stuzzicare l’olfatto? L’apparizione in sala dello chef regala emozioni. Infine, è vivamente consigliato che ogni ristorante abbia all’interno del proprio staff almeno una persona in grado di eseguire la manovra di Heimlich, per disostruire le vie aeree.
In conclusione, l’esperienza di consumare un pasto al ristorante offre vantaggi e stimoli ai quali sarebbe un peccato rinunciare: i bambini scoprono nuove abitudini e nuovi sapori, i genitori trovano spunti per arricchire il menu familiare e per conoscere più a fondo i gusti dei bambini, mentre i ristoratori scoprono che l’attenzione ai bisogni dei bambini può rivelarsi fonte di soddisfazioni economiche e professionali.