Dal concepimento ai 2 anni: i “primi mille giorni” sono la base della salute futura

Per garantire uno sviluppo sano al nascituro e al bambino è bene agire per tempo. Vediamo insieme perché i primi mille giorni sono così importanti

Immagine per l'autore: Anna Rita Longo
Anna Rita Longo , divulgatrice scientifica
Mamma e papà seduti sul divano abbracciano la loro bambina che ha meno di mille giorni di vita

Nel corso del tempo la ricerca scientifica ha gradualmente messo in luce come lo stato di salute e lo sviluppo di bambine e bambini non sia solo frutto del patrimonio genetico ereditato dai genitori: un ruolo importante spetta anche ai comportamenti adottati nel periodo immediatamente precedente il concepimento e fino ai 2 anni di vita dei piccoli; un periodo che copre approssimativamente mille giorni.

Per quale motivo? È una delle domande a cui cerca di rispondere l’epigenetica, un filone di studi che negli ultimi anni ha mostrato grandi potenzialità. Semplificando molto il concetto, si può dire che questa disciplina studia il modo in cui l’ambiente può influenzare l’espressione dei geni, determinando cambiamenti che, come nel tempo si è via via precisato, possono essere trasmessi ai figli.

Lo stile di vita dei genitori ha, quindi, effetti sulle caratteristiche di spermatozoi e ovuli e sullo sviluppo embrionale, e, di conseguenza, sullo stato di salute della prole. È per questa ragione che oggi si presta particolare attenzione ai primi mille giorni, che possono essere molto importanti per tutta la vita futura.

Le raccomandazioni dell’OMS e del Ministero della Salute

Nei suoi documenti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità fa frequentemente riferimento alla teoria dei mille giorni, promuovendo la diffusione su scala globale delle buone pratiche per favorire l’acquisizione e il mantenimento di un buono stato di salute; pratiche ancora oggi inaccessibili, purtroppo, in molte aree del mondo, determinando una condizione di profonda ingiustizia sociale.

Nel 2015 la cosiddetta Dichiarazione di Minsk [1] aveva già sottolineato che «il percorso della vita umana è influenzato da eredità genetiche, epigenetiche e intrauterine, dall’esposizione ambientale, dalla famiglia accudente e dalle relazioni sociali, da scelte comportamentali, norme sociali e opportunità che vengono portate nelle generazioni future e da contesti storici, culturali e strutturali» e ricordato la necessità di «agire precocemente».

Il Ministero della Salute, recependo le raccomandazioni dell’OMS, ha individuato le aree su cui intervenire e i relativi periodi di riferimento (da quello preconcezionale al secondo anno di vita).

Ripercorriamo, quindi, alcune delle raccomandazioni per questo periodo critico, durante il quale si potrà contare sul prezioso aiuto delle figure mediche di riferimento. Ma sottolineiamo innanzitutto che le indicazioni non devono generare ansia o senso di colpa: sono un’occasione per aumentare le possibilità che bambine e bambini conducano una vita sana. 

Visti i moltissimi fattori in gioco, collegati a svariati aspetti riconducibili alla salute, non sarà possibile essere esaustivi. Ci si limiterà, quindi, a passare in rassegna alcuni tra gli aspetti più rilevanti.

Informazioni ai genitori e interventi ambientali e sociali

Alcuni dei problemi potrebbero essere prevenuti attraverso la corretta informazione offerta alle coppie che hanno deciso di procreare, perché siano consapevoli del fatto che, se è vero che esistono elementi su cui non è possibile intervenire, ne esistono, invece, altri sui quali si può esercitare un certo controllo.

Allo stesso modo, è fondamentale l’appoggio della società nel suo complesso per la riduzione dei fattori di rischio ambientale (legati per esempio all’inquinamento o all’esposizione professionale) e sociale (correlati a povertà o disagio di vario tipo).

La corretta alimentazione

Tra gli aspetti su cui gli studi e le società scientifiche si soffermano con particolare attenzione c’è quello della corretta alimentazione, sia dei genitori sia di neonati e bambini. L’alimentazione esercita un’influenza sull’espressione dei geni e può contribuire a diminuire o, al contrario, a favorire i fattori di rischio verso diverse malattie, come quelle cardiovascolari, metaboliche o alcuni tipi di tumori.

Sebbene non tutti ne siano consapevoli, questo riguarda sia la madre sia il padre, dal momento che le abitudini paterne influenzano il processo di formazione degli spermatozoi. Naturalmente un’alimentazione corretta della madre nel corso della gravidanza è fondamentale: è importante seguire le indicazioni del ginecologo o dell’ostetrica che prende in carico la gestante, tra cui rientrano le raccomandazioni relative ad alcuni cibi e il divieto di bere alcol.

L’evidenza scientifica ha messo l’accento sull’importanza di un’integrazione di acido folico, possibilmente fin da quando si programma una gravidanza e nel corso della stessa, per la sua azione protettiva per la donna e il nascituro.

Per quel che riguarda l’alimentazione del bambino, l’OMS raccomanda l’allattamento esclusivo al seno per almeno sei mesi. Si ricorda inoltre di porre grande attenzione a trasmettere corrette abitudini alimentari fin dai primi tempi, per l’importanza che queste assumono nell’intero corso della vita, oltre che nella fase di crescita. In questo senso, il ruolo del buon esempio “assorbito” in famiglia non va sottovalutato. Ma è anche importante, in un’ottica di salute mentale e prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare, promuovere una relazione sana, serena e non colpevolizzante con il cibo, evitando un eccessivo carico di ansia collegato a nutrizione e forma fisica.

Le abitudini da promuovere e i fattori da evitare

Tra le abitudini di comprovata dannosità (a più livelli, anche molto gravi), nella fase preconcezionale (con riferimento sia alla madre sia al padre) e in gravidanza, vi è quella al fumo, oltre che l’assunzione di altre sostanze tossiche come droghe di vario tipo o i composti di diverso genere cui si è esposti per ragioni professionali. Va posta anche attenzione a tutti i farmaci, compresi quelli da banco, non solo nel corso della gravidanza, ma anche nella fase della sua programmazione, chiedendo indicazioni al ginecologo e al medico di famiglia.

Nel corso della gravidanza e nel post-parto, a meno che non sussistano particolari controindicazioni, è raccomandata una giusta dose di esercizio fisico, per contribuire alla prevenzione di problemi come l’eccessivo aumento di peso, il diabete gestazionale, la pre-eclampsia o la depressione post partum, come sottolineato anche dalle più recenti linee guida dell’OMS [1] , che dedicano una sezione proprio a queste fasi della vita. Anche su questo aspetto è naturalmente fondamentale seguire le indicazioni del ginecologo che prende in cura la donna.

Ma è anche importante riconoscere la dovuta importanza alla tutela della salute mentale, sia dei genitori sia dei figli, evitando, per esempio, i fattori di stress nel corso della gravidanza o nel post-parto, promuovendo una genitorialità attenta ai bisogni (quella che l’OMS chiama “genitorialità responsiva”) e ricorrendo al sostegno di figure professionali quando se ne avverte il bisogno.

In previsione di una gravidanza, le donne che non sono immuni dovrebbero proteggersi dalla rosolia e dalla varicella con lo specifico vaccino, per i grandi rischi collegati allo sviluppo di queste infezioni durante la gestazione. Nel corso della gravidanza, invece, queste vaccinazioni sono controindicate, mentre sono raccomandate le vaccinazioni contro difterite-tetano-pertosse e contro l’influenza (se la gestazione si verifica nel corso di una stagione influenzale), da ripetersi a ogni gravidanza, per proteggere sia la madre sia, soprattutto, il bambino nei primi mesi di vita, prima che possa essere vaccinato a sua volta.

Dopo la nascita del bambino, il rigoroso rispetto del calendario vaccinale e l’accesso sia alle vaccinazioni obbligatorie sia a quelle fortemente raccomandate è naturalmente fondamentale.

Tra le abitudini che è bene evitare di trasmettere ai bambini piccoli, in particolar modo in questo delicato periodo, vi è quella allo schermo di cellulari, tablet, TV, per evitare i problemi correlati, tra cui il rischio di favorire una dipendenza o uno stile di vita sedentario.

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Anna Rita Longo

Divulgatrice scientifica, è socia effettiva e presidente della sezione pugliese del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) e membro del direttivo dell’associazione professionale di comunicatori della scienza SWIM. Scrive per diverse riviste cartacee e online, tra le quali Le Scienze, Mind, Uppa, Focus Scuola, Wired.it, Wonder Why, Scientificast.

Note
[1] World Health Organization, The Minsk Declaration, Copenhagen, 2015
[1] World Health Organization, WHO guidelines on physical activity and sedentary behaviour, Ginevra, 2020
Bibliografia
Articolo pubblicato il 26/05/2021 e aggiornato il 19/10/2022
Immagine in apertura monkeybusinessimages / iStock

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