A seconda della loro origine, le emorroidi si distinuguono in interne, posizionate nei 2/3 superiori del canale anale, ed esterne, ovvero situate nel terzo inferiore del canale anale (possono interessare anche l’orifizio anale esterno). Vediamo di seguito perché ha origine questo disturbo e come si può trattare.
Le emorroidi sono delle ectasie, cioè dilatazioni patologiche del plesso emorroidario, un reticolo venoso che serve a irrorare di sangue le strutture del retto deputate al processo di defecazione. Durante il puerperio o in gravidanza, le emorroidi esterne o interne possono essere frequenti ma perlopiù transitorie e scompaiono senza lasciare problemi o danni. [1]
Si stima che circa l’80% delle donne soffra di questo disturbo. Le cause delle emorroidi in gravidanza dipendono da diversi fattori ma sono in ogni caso tutte fisiologiche e normalmente presenti in ogni gestazione. Tra di esse troviamo:
I sintomi delle emorroidi variano anche in funzione dello stato di salute locale che una donna ha prima di affrontare una gravidanza. Se sono già presenti disturbi emorroidari prima della gravidanza, i sintomi tenderanno a presentarsi più precocemente e con caratteristiche ingravescenti.
Più normalmente la sintomatologia compare nel terzo trimestre di gravidanza, o dopo il parto, come conseguenza della pressione del bambino o del parto vaginale.
Bruciore, dolore, prurito, gonfiore, senso di pesantezza in sede anale sono sintomi molto comuni, cosi come è possibile avere emorroidi sanguinanti in gravidanza, ovvero la presenza di sangue dopo l’evacuzione.
Cosa fare per le emorroidi in gravidanza? I rimedi naturali più utili da prendere in considerazione sono senza dubbio legati alla prevenzione. Le emorroidi si prevengono tenendo sotto controllo l’aumento ponderale, seguendo una dieta ricca di acqua e di fibre per prevenire la stipsi, praticando attività fisica e mantenendo sempre ben pulita la zona perianale.
Non serve affidarsi ai rimedi della nonna per le emorroidi in gravidanza. Quando la sintomatologia diventa importante e influenza le normali attività quotidiane è necessario ricorrere ai trattamenti, che variano da somministrazione orali di farmaci o integratori, pomate locali o, quando necessario, la chirurgia.
Uno studio ha evidenziato i benefici dell’assunzione di rutoside con un significativo miglioramento della sintomatologia. [2] Si tratta di un glicoside flavonoico presente in alcune piante appartenenti a diverse famiglie, soprattutto le Rutacee, dalle quali prende il nome. Si trova sotto forma di integratore alimentare e, sebbene non vi siano associate controindicazioni, è sempre consigliato sentire il parere del professionista che segue la gravidanza prima di iniziare la terapia.
Può essere utile fare degli impacchi caldo umidi dopo l’evacuazione per limitare la sensazione dolorosa delle emorroidi in gravidanza, o applicare localmente una pomata con hamamelis, una pomata di calendula con due gocce di Amaro Svedese o una pomata all’ossido di zinco con funzione calmante. Il gel di aloe vera può servire a calmare l’infiammazione e a diminuire il sanguinamento. L’uso topico di composti a base di colostro (una applicazione per tre volte al giorno) è risultato essere molto efficace grazie alla presenza di immunoglobuline, citochine, lisozima, lattoferrina e grazie alle sue proprietà batteriostatiche. [3]
Ottimi anche preparazioni e pomate che contengono flavonoidi e i derivati dell’ippocastano, anche con terapia associata locale e orale, perché migliorano il tono della muscolatura liscia che forma i vasi sanguigni. [4] Se la sintomatologia persiste si rende utile una visita dal medico specialista proctologo perché si deve valutare la possibilità di una terapia farmacologica conservativa (locale e/o orale) o se invece è necessaria la terapia chirurgica. [5] Tendenzialmente, la terapia chirurgica non dovrebbe essere mai presa in considerazione durante la gravidanza, perché le emorroidi tendono a rientrare spontaneamente una volta nato il bambino. Si rende quindi utile un controllo nel post parto per valutare lo stato locale, i disturbi associati e l’eventuale miglioramento della sintomatologia.
Ostetrica, si è occupata a lungo di cooperazione internazionale e di progetti sostegno alle salute delle donne migranti. Dal 2007 al 2009 fa parte del pool di ostetriche che danno vita al Centro nascita “Margherita” dell’Azienda Universitaria di Firenze che si occupa del travaglio e del parto fisiologici a esclusiva conduzione ostetrica. Dal 2014 lavora nell’Ospedale Santa Maria Annunziata nel reparto di Ostetricia e in sala parto.