La preeclampsia (o gestosi) è una patologia complessa che può peggiorare velocemente causando problemi seri alla mamma e al bambino. La diagnosi viene fatta quando insorge ipertensione dopo la 20^ settimana di gravidanza in associazione a uno dei seguenti segni o sintomi: proteinuria (presenza di proteine nelle urine), alterazioni della funzionalità epatica o renale, emolisi, trombocitopenia (condizione patologica caratterizzata dalla riduzione del numero di piastrine nel circolo sanguigno), segni neurologici e ritardo di crescita fetale. Vediamo nel dettaglio quali sono le cause, i sintomi e la terapia della preeclampsia in gravidanza.
La preeclampsia, più conosciuta come gestosi, è una complicanza materna che si verifica nel 10% delle gravidanze e rientra nei disordini ipertensivi della gestazione, cioè quando si riscontrano valori pressori superiori a 140/90. Il valore patologico della pressione dovrà essere confermato attraverso non meno di due rilevazioni allo stesso braccio, a distanza di almeno 15 minuti l’una dall’altra, con successiva conferma a distanza di quattro-sei ore. [1]
Tra i disordini ipertensivi della gravidanza ritroviamo anche:
Quindi, non tutti i disordini ipertensivi danno origine alla preeclampsia, una patologia importante che, come vedremo, è possibile prevenire e che nelle sue forme più gravi ha come unica terapia risolutiva l’espletamento del parto.
Non sappiamo ancora quale sia il meccanismo responsabile dell’insorgenza di questa patologia. Si pensa, tuttavia, che la causa della preeclampsia sia dovuta a una cattiva formazione della placenta che innesca nell’organismo materno una sorta di non adattamento alla gravidanza.
Conosciamo invece bene i fattori di rischio che ci permettono di identificare, attraverso un’accurata anamnesi, quelle gravidanze che necessariamente devono essere monitorate in maniera adeguata ed eventualmente trattate farmacologicamente.
Si è visto, infatti, che nelle gravidanza a rischio di preeclampsia questo può essere ridotto del 10-20% mediante l’apporto, a scopo profilattico, di aspirina a basso dosaggio da iniziare prima della 16^ settimana e fino alla 36^. [2]
Tra i fattori di rischio anamnestici ritroviamo:
Lo screening per il rischio di sviluppare preeclampsia può essere eseguito, ove possibile, anche attraverso l’utilizzo di test multifattoriali da eseguire nel primo trimestre di gravidanza, più esattamente intorno alla 12^ settimana, in associazione al test di screening per le malattie cromosomiche. Per eseguire questo test viene utilizzato un algoritmo che mette insieme i fattori anamnestici materni con alcuni dati della gravidanza (flussimetria arterie uterine, pressione arteriosa media, e i valori di due proteine placentari dosate nel sangue materno, la PAPP-A e il PIGF) restituendo una stima del rischio di sviluppare preeclampsia precoce, cioè che interviene prima della 34^ settimana di gravidanza. [3]
I sintomi dei disordini ipertensivi possono essere subdoli o apparentemente fisiologici in gravidanza. Variazioni della pressione arteriosa possono determinare degli sporadici mal di testa o senso di confusione mentale. Come anche la presenza di edemi agli arti, inferiori o superiori, e al viso.
«I piedi gonfi in gravidanza sono sintomo di gestosi?», ci chiede Francesca, che tra due mesi vedrà nascere il suo bambino ed è preoccupata perché ha riscontrato, appunto, un leggero gonfiore degli arti inferiori. Bisogna sottolineare che caviglie, piedi, mani e gambe gonfie in gravidanza non sono necessariamente indice di preeclampsia. Al termine della gestazione, soprattutto quando si affrontano gli ultimi mesi durante la stagione calda, il gonfiore può essere fisiologico se non si associa a un aumento della pressione arteriosa e ad alterazioni degli esami del sangue o delle urine.
Alcuni segni o sintomi devono essere invece subito valutati dal professionista che segue la gravidanza: picchi ipertensivi associati a disturbi visivi e dolore “a barra” (ossia che avvolge l’addome) in zona epigastrica, ad esempio, meritano un controllo da eseguire anche direttamente al pronto soccorso. Anche un eccessivo e repentino aumento ponderale potrebbe nascondere la difficoltà da parte dei reni di filtrare correttamente il sangue ed è un segno che deve essere indagato.
Nessun disordine ipertensivo deve essere sottovalutato in gravidanza, per questo è importante monitorare la pressione a domicilio per lo meno una volta a settimana (più volte se sono presenti edemi) e fare tutti gli esami previsti per la gravidanza fisiologica, sufficienti a capire quando è necessario eseguire ulteriori esami ematici o strumentali per la mamma e per il bambino.
Le verifiche specifiche per la diagnosi e il monitoraggio della preeclampsia (esami del sangue eccetera) sono tutti quelli che servono a identificare un danno renale, epatico o cardiovascolare materno (per esempio: raccolta delle urine nelle 24 ore, esame ecocardiografico, funzionalità epatica) e quelli che servono a monitorare il benessere fetale (ecografia per accrescimento fetale e funzionalità placentare, monitoraggio cardiotocografico periodico anche computerizzato prima delle 32 settimane).
In ogni caso, sia che si abbia una gravidanza fisiologica e sia a maggior ragione quando si risulta a rischio di preeclampsia, oltre all’assunzione di aspirinetta, ove necessario è importante seguire alcune indicazioni di natura alimentare e di stile di vita, che aiutano a controllare l’ipertensione e a prevenire l’insorgenza di questa complicanza. In particolare, le indicazioni riguardano:
La terapia dei disordini ipertensivi si basa su farmaci, come alfa metil dopa, nifedipina, atenololo e idralazina, che cercano di mantenere valori pressori sotto la soglia di 140/85. Il loro dosaggio dipende dalla risposta materna e dai valori pressori che vengono quotidianamente rilevati, anche a domicilio.
Per quanto riguarda la preeclampsia, una terapia risolutiva non esiste, ci sono però profilassi farmacologiche (aspirina a basso dosaggio), comportamenti e integrazioni che possono prevenirne l’insorgenza qualora fossero presenti fattori di rischio. L’unica terapia risolutiva per la preeclampsia consiste nell’espletamento del parto quando l’epoca gestazionale lo consente. Nell’attesa è importante monitorare attentamente la salute materna e fetale, programmando anche la somministrazione di corticosteroidi per stimolare la maturazione polmonare fetale quando l’epoca gestazionale è inferiore alle 37 settimane. La profilassi polmonare fetale consiste nella somministrazione alla mamma per via intramuscolare, in ambito ospedaliero, di 12 mg di betametasone da ripetere due volte a distanza di 24 ore l’una dall’altra, oppure quattro dosi di desametasone da 6 mg da ripetere ogni 12 ore. [6]
L’espletamento del parto viene pianificato in base alle condizioni materne e fetali, non c’è indicazione assoluta al taglio cesareo e ogni situazione deve essere valutata a sé.
Purtroppo non sempre l’espletamento del parto risulta subito risolutivo. Per questo nei casi di preeclampsia è importante, durante il post parto cesareo o spontaneo, continuare a monitorare la salute materna attraverso la misurazione della pressione arteriosa e gli esami del sangue. Se in corso di gravidanza era impostata una terapia antiipertensiva, questa deve essere continuata e rimodulata in base alle nuove misurazioni pressorie. È utile programmare un controllo a tre mesi dal parto e comunque, per evitare l’insorgenza di complicanze a lungo termine, tenere uno stile di vita sano (alimentazione mediterranea e attività fisica) per mantenere un peso corporeo adeguato e valori pressori nella norma.
Ostetrica, si è occupata a lungo di cooperazione internazionale e di progetti sostegno alle salute delle donne migranti. Dal 2007 al 2009 fa parte del pool di ostetriche che danno vita al Centro nascita “Margherita” dell’Azienda Universitaria di Firenze che si occupa del travaglio e del parto fisiologici a esclusiva conduzione ostetrica. Dal 2014 lavora nell’Ospedale Santa Maria Annunziata nel reparto di Ostetricia e in sala parto.