Per parto prematuro si intende la nascita prima del compimento delle 37 settimane di gestazione, ovvero con circa tre settimane di anticipo sulla “scadenza” comunemente indicata dai ginecologi.
In Italia circa 30.000 bambini l’anno nascono da un parto pretermine, nel mondo sono 15 milioni (circa un neonato su 10), con tendenza all’incremento.
L’OMS classifica le nascite anticipate in tre grosse categorie:
Per quanto riguarda l’inizio del travaglio, i sintomi del parto prematuro sono gli stessi del parto a termine, ovvero:
Prima che inizino le contrazioni vere e proprie, possono presentarsi per un periodo variabile dei sintomi chiamati “prodromici”, possibili anticipatori del parto anticipato. Fra questi ricordiamo le false contrazioni, irregolari per frequenza e intensità, che possono presentarsi in tutte le fasi della gravidanza. Può inoltre essere avvertita una sensazione di pressione o di peso a livello vaginale.
Il parto precoce può iniziare spontaneamente oppure essere indotto qualora i medici ravvisassero una situazione di rischio per la salute della donna o del bambino.
Cause del parto prematuro “spontaneo”, che rappresenta circa il 70% delle situazioni, possono essere:
Sin dall’inizio della gravidanza si ricercano e si monitorano le situazioni che possono rappresentare un aumentato rischio di parto pretermine:
La diagnosi di parto prematuro viene fatta attraverso una visita ginecologica in cui la donna riferisce i sintomi presenti, con particolare attenzione a perdite vaginali e alla tempistica delle contrazioni. Il medico o l’ostetrica valuteranno la dilatazione uterina e l’accorciamento del collo dell’utero, l’eventuale rottura delle membrane e la presenza di uno o più fattori che possono causare il parto prematuro. Può essere inoltre effettuata un’ecografia per valutare le condizioni del feto e del liquido amniotico.
Il tracciato cardiotocografico (una cintura posta sull’addome della donna che rileva contrazioni uterine e battito cardiaco del feto) registra la frequenza e l’intensità delle contrazioni.
La presenza di contrazioni regolari (almeno quattro in 20 minuti) associati a modifiche dell’utero definiscono l’inizio del parto precoce.
Un parto troppo anticipato può comportare un rischio importante per la salute del feto, che potrebbe non aver completato la maturazione necessaria per vivere autonomamente fuori dall’utero.
Negli ultimi anni, nei Paesi ad alto reddito la possibilità di sopravvivenza è notevolmente migliorata anche in fasce di età gestazionale che una volta venivano considerate non compatibili con la vita. La prematurità rimane la prima causa di morte nei bambini al di sotto dei 5 anni, con notevoli discrepanze nei tassi di sopravvivenza correlati alle possibilità di assistenza.
Nella definizione del rischio è inoltre determinante il peso con cui il piccolo si presenta a una data età gestazionale, per cui bambini della stessa età gestazionale possono avere destini molto diversi.
E per quanto riguarda le mamme? Le donne che presentano un parto prematuro sembrerebbero più a rischio di malattie cardiovascolari. Il motivo per cui ciò avviene è ancora in fase di studio.
Generalmente se la donna manifesta sintomi di parto precoce dalla 34^ settimana di gestazione in avanti l’espletamento non viene ostacolato. Qualora invece questa condizione si presentasse prima di tale periodo si procede a un ricovero volto a iniziare terapie utili a interrompere le contrazioni, a valutare se è presente un’infezione da trattare con antibiotico, a monitorare lo stato del bambino per decidere giorno per giorno se è possibile posticipare il parto. A volte invece il feto o la donna manifestano dei segnali di malessere per cui è impossibile impedire un parto anticipato.
Un parto precoce che inizia a 34 settimane di gestazione normalmente non viene interrotto; se il piccolo ha un peso adeguato alla sua età gestazionale generalmente non c’è bisogno di ricorrere a cure rianimatorie alla nascita.
I neonati late preterm però sono considerati “sorvegliati speciali” perché meno abili, rispetto ai nati a termine, nell’eseguire tutte le funzioni che maturano completamente a 40 settimane, quali ad esempio il controllo della temperatura, la capacità di coordinare la suzione con la deglutizione e la respirazione, il mantenimento di livelli ottimali di zucchero del sangue. Può anche presentarsi l’ittero, ovvero una colorazione gialla della cute dovuta al rilascio di bilirubina dai globuli rossi. Queste caratteristiche possono determinare un ricovero più lungo presso la neonatologia per lasciare al piccolo il tempo di maturare (e ai suoi genitori il tempo di conoscerlo al meglio).
Dopo la dimissione i bambini dovranno essere seguiti al pediatra di famiglia, che valuterà attentamente l’eventuale necessità di un supporto; i piccoli nati da parto prematuro, infatti, sono più a rischio di infezioni e devono essere scrupolosamente monitorati per valutarne la crescita e il corretto sviluppo psicomotorio.
Le donne che iniziano il parto al di sotto delle 34 settimane generalmente ricevono dei farmaci per tentare di interrompere il travaglio; questo perché i rischi per la salute di madre e feto superano i benefici di una nascita anticipata. A questa età gestazionale il neonato potrebbe necessitare di aiuto per la respirazione alla nascita; infatti è proprio fra le 32 e le 34 settimane di gestazione che il polmone del feto raggiunge la maturazione necessaria grazie alla produzione di surfattante, una sostanza che permette all’organo di espandersi al meglio per accogliere l’aria.
Prima del parto, alla donna può essere somministrato del cortisone, poiché questo ormone favorisce la maturazione dei polmoni del piccolo. A 34 settimane inoltre si perfeziona la suzione, per cui chi nasce prima di questo termine può avere delle difficoltà ad alimentarsi. Il latte della mamma risulta però sempre un alleato prezioso, che può essere somministrato anche attraverso dei sondini che raggiungono lo stomaco del bambino.
I bimbi che nascono in questa età gestazionale, all’inizio potrebbero non essere in grado di cominciare a respirare autonomamente, vista l’immaturità del polmone. Fortunatamente oggi questa situazione viene gestita con maggiore sicurezza rispetto al passato grazie a nuovi farmaci come il surfattante (che, come detto, aiuta a espandere gli alveoli polmonari e a respirare meglio). Inoltre, data l’immaturità del loro sistema immunitario, esiste un maggior rischio di infezioni rispetto ai late/moderate preterm da curare tempestivamente.
I bambini che nascono ancor prima di aver completato la 28^ settimana sono quelli che hanno maggiori necessità di assistenza. Presentano infatti un maggior rischio di andare incontro a un arresto del respiro e a un abbassamento del battito cardiaco alla nascita, per cui possono avere bisogno di vere e proprie manovre rianimatorie.
Le difficoltà respiratorie possono persistere anche dopo la nascita e richiedere supplementazione di ossigeno per lunghi periodi. I piccoli hanno inoltre un aumentato rischio di contrarre la retinopatia della prematurità, una malattia dell’occhio causata da una crescita anomala dei vasi retinici che nei rari casi più gravi può portare alla cecità. Questa condizione viene monitorata in tutti i nati prematuri perché se trattata per tempo e con cure adeguate porta a buoni esiti.
Gli “estremamente prematuri” possono riportare inoltre danni neurologici e un disturbo dello sviluppo psicomotorio più facilmente rispetto agli altri nati pretermine. Ricordiamo che i danni neurologici gravi riguardano il 5% dei nati pretermine e sono ancora in corso studi che attestino gli esiti a lungo termine degli estremamente prematuri. I farmaci e gli strumenti che hanno permesso di ridurre la mortalità dei nati pretermine, infatti, sono stati introdotti in tempi troppo recenti per permettere l’attuazione di tali studi.
La vera terapia del parto prematuro sarebbe la sua prevenzione, perché ogni parto anticipato per definizione si configura come un parto a rischio. Il tempo in utero, durante il parto e subito successivo alla nascita, è prezioso e deve essere sfruttato al meglio da professionisti che abbiano le adeguate competenze in materia. Già durante la gravidanza, infatti, le donne a rischio di parto precoce dovrebbero essere seguite in centri di ostetricia specializzati, che comunichino con reparti di Neonatologia dotati di Terapia Intensiva Neonatale.
Inoltre il neonato dovrebbe essere preso in carico da una squadra multidisciplinare di professionisti con esperienza nella valutazione e nella presa in carico dei principali problemi di salute che il piccolo potrebbe presentare.
È importante ricordare che il contatto fra il piccolo e i suoi genitori è terapeutico tanto quanto le cure d’avanguardia offerte dalle Terapie Intensive Neonatali, che difatti negli ultimi anni si sono attrezzate per lasciare le porte aperte ai familiari dei piccoli pazienti. Numerosi studi scientifici hanno infatti mostrato come madre e bambino abbiano tempi di recupero più brevi se hanno la possibilità di stare insieme anche solo per qualche tempo.
La Società Italiana di Neonatologia ha preparato e condiviso sul suo sito del materiale utile per neo-genitori di nati pretermine, per aiutare a conoscere e a comprendere il delicato mondo dei piccoli neonati prematuri.
pediatra presso la Struttura Complessa di Pediatria dell'Ospedale di Chivasso (TO), ha approfondito la Medicina del Sonno in età pediatrica con particolare attenzione alla prevenzione della SIDS (Sudden Infant Death Syndrome). Membro del comitato scientifico dell'Associazione SUID & SIDS Italia Onlus e dell'ISPID (International Society for the Study and Prevention of Perinatal and Infant Death).