Il distacco di placenta rappresenta una complicazione della gravidanza che riguarda circa una donna su 100 e fa parte delle emorragie ante partum, ovvero quelle patologie che causano perdite di sangue dai genitali nel corso della seconda metà della gravidanza. È importante parlarne per permettere alle donne di riconoscere, senza allarmismi, i sintomi tipici di questa patologia.
La placenta è un organo di scambio fondamentale per la gravidanza perché fa da tramite tra la circolazione sanguigna della donna e quella del bambino, dà nutrimento al feto e garantisce il suo benessere nei mesi di gestazione. Definita come “albero della vita” per la sua forma caratteristica, si tratta di un organo temporaneo, ancorato alle pareti dell’utero e costituito da una parte materna (la decidua o parte endometriale) e da una parte fetale (i villi coriali o corion).
La funzione primaria della placenta è quella di garantire lo scambio metabolico e gassoso (ossigeno e anidride carbonica) tra il sangue del feto e quello della mamma attraverso il cordone ombelicale. Ma le sue funzioni non finiscono qui. La placenta infatti:
La placenta ha inoltre una funziona importantissima di tipo endocrino: fin dalle prime settimane produce ormoni, quali hCG, progesterone, estrogeni, prolattina, tutti indispensabili per il buon proseguimento della gravidanza.
Nell’ultimo mese questo organo arriva a pesare circa mezzo chilo e ha un diametro di circa 30 cm, a forma ovoidale.
Il distacco della placenta viene definito non a caso “distacco intempestivo di placenta normalmente inserita”. È infatti una patologia ostetrica che si verifica quando la placenta si distacca prematuramente dalla sua sede d’impianto (l’utero) durante la gravidanza, prima della nascita del bambino. Questa condizione avviene circa nell’1% dei casi e diventa più frequente in alcune condizioni a rischio.
Le complicanze più gravi sono legate alla perdita di sangue causata dal distacco, con conseguente emorragia, possibile shock, problemi alla coagulazione e renali per la mamma e sofferenza o nascita prematura per il feto. La gravità del distacco di placenta dipende, in modo principale, dalla sua classificazione, che rispecchia a sua volta l’entità e la localizzazione del distacco. In base a queste caratteristiche si parla di:
Non sempre è possibile individuare in modo specifico la causa di un distacco di placenta, esistono però dei fattori di rischio e delle condizioni particolari predisponenti. I principali per il distaccamento della placenta sono:
Come riconoscere un distacco di placenta? I sintomi nella maggior parte dei casi sono abbastanza caratteristici, ma non sempre avvengono contemporaneamente e sono evidenti o specifici fin dall’esordio. I principali sintomi del distacco di placenta percepiti dalla donna sono:
La diagnosi del distacco della placenta deve essere eseguita dal medico sulla base di più fattori: i segni e i sintomi della paziente, l’ecografia (per visualizzare l’area del distacco e la sua entità), la cardiotocografia (per valutare il benessere del bambino) e gli esami di laboratorio (che si effettuano attraverso un semplice prelievo di sangue).
La diagnosi del distacco viene sempre sospettata nel momento in cui la donna al secondo-terzo trimestre di gravidanza riferisce di avere perdite di sangue, a maggior ragione se associate a dolore e contrazioni.
L’inizio del distacco di placenta è spesso inaspettato, improvviso e intenso e richiede un trattamento immediato. Una volta avvenuto, non può purtroppo essere risolto definitivamente tornando alla condizione precedenti. L’entità del distacco, le settimane gestazionali in cui avviene e la gravità del quadro clinico (le condizioni della paziente e del feto) influiscono sulla prognosi e sul trattamento della patologia.
A fronte di un piccolo distacco di placenta marginale, che può andare incontro a processi di cicatrizzazione e consentire un proseguimento della gravidanza, si hanno talvolta distacchi massivi che richiedono interventi urgenti per tutelare la vita della madre e del feto.
La paziente che ha avuto un distacco di placenta grave deve essere sempre stabilizzata, e ciò può richiedere un’eventuale trasfusione e la somministrazione di liquidi endovena per ripristinare il volume di sangue a seguito delle perdite. Il trattamento dipende quindi dalla gravità della situazione:
È importante ricordare che nella maggior parte dei casi il distacco di placenta è subito riconoscibile attraverso i sintomi tipici elencati in precedenza. L’importante è non sottovalutare i segnali del proprio corpo e chiedere sempre il parere del proprio medico, anche nel caso di incertezza.
Le perdite di sangue sono il primo campanello d’allarme, anche se non sempre indicano un distacco di placenta o hanno un significato patologico. Se di colore rosso scuro, infatti, possono anche essere fisiologiche, in relazione alla situazione specifica e all’epoca gestazionale, ad esempio: perdite da impianto a inizio gravidanza, lievi perdite dopo un rapporto sessuale o dopo una visita, perdite a termine di gravidanza dovute alle modificazioni del collo dell’utero.
Le perdite di sangue in gravidanza non vanno comunque mai sottovalutate. Nel caso si verificassero, una visita e un’ecografia tempestive saranno indispensabili per fare una diagnosi e prevenire situazioni di emergenza più gravi.
C’è qualcosa che si può fare per prevenire il distacco di placenta? L’unica risposta è quella di adottare il più possibile uno stile di vita sano, limitando quelli che sono alcuni dei fattori predisponenti: non abusare di farmaci, non fare uso di droghe ed evitare il fumo di sigaretta per tutta la gravidanza, monitorare la pressione sanguigna secondo le indicazioni della propria ostetrica o del proprio ginecologo, informarsi per saper riconoscere i segnali di eventuali infezioni vaginali o urinarie. Essere informate su tutti
questi aspetti mette le gestanti in una condizione di conoscenza e serenità utile per affrontare questi eventuali imprevisti che restano comunque rari.
Un sanguinamento vaginale correlato a un problema placentare nel primo trimestre di gravidanza è relativamente frequente ed è spesso associato a un rischio di aborto spontaneo.
Si può parlare di vero e proprio distacco di placenta nel primo trimestre? In letteratura questa patologia caratterizza la seconda metà della gravidanza (in genere dopo la 20^ settimana di gestazione) ma ciò non significa che la placenta non possa subire modificazioni e presentare aree di distacco anche prima di quell’epoca. Si parla quindi di “distacco amniocoriale”, lo scollamento dei due tessuti che formano la placenta (ovvero il sacco amniotico e il sacco coriale) o di lieve distacco della placenta che può dare origine a un piccolo ematoma visibile ecograficamente o causare piccole perdite di sangue e piccole contrazioni nelle prime settimane della gravidanza. In questo caso c’è il rischio di aborto e il ginecologo solitamente prescrive un periodo di riposo ed eventuali farmaci per contrastare le contrazioni e favorire il buon esito della gravidanza.
Le cause, anche nel caso del primo trimestre, non sono chiarissime, ma un trauma importante o l’eccessivo sforzo fisico, sproporzionato rispetto alle proprie abitudini, sembrano rappresentare due fattori di rischio ulteriori ai fattori predisponenti generali della patologia.
Niente panico quindi: un piccolo distacco della placenta non ha sempre esiti sfavorevoli, e nella maggior parte dei casi rappresenta un problema temporaneo che, attraverso le giuste indicazioni e attenzioni, si risolve e permette alla gravidanza di proseguire fisiologicamente.
Ostetrica e giornalista scientifica, lavora attualmente nella Sala Parto dell’Ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia, dove si occupa dell’assistenza al travaglio e al parto fisiologici e dell’assistenza neonatale e nel puerperio.