Un lieve rialzo della temperatura corporea materna è considerato fisiologico nei primi mesi di gravidanza. I maggiori livelli di progesterone, infatti, determinano un innalzamento che però non deve essere superiore ai 37,5°C e, soprattutto, non deve essere accompagnato da altri sintomi. Al di sopra dei 37,5°C, invece, si può parlare di febbre in gravidanza. In questo caso è sempre bene rivolgersi al professionista che segue la gestazione e ascoltare i segnali che il corpo manifesta, al fine di individuare la presenza di sintomi che possono aiutare a capire la causa della febbre.
Se la febbre in gravidanza supera i 38°C bisogna individuare la causa dell’aumento di temperatura ed escludere la presenza di infezioni (batteriche o virali) che potrebbero determinare, sotto diverse forme, un danno al bambino. I rischi della febbre in gravidanza, infatti, vengono considerati legati sia alla temperatura elevata sia alle infezioni che possono averla causata.
È stato ipotizzato che la comparsa di febbre nel primo trimestre di gravidanza superiore ai 38-39°C possa associarsi a un elevato rischio di malformazioni fetali legate soprattutto al tubo neurale (la struttura embrionale da cui deriva il sistema nervoso centrale), anche se ciò non è stato confermato in studi più recenti. [1]
Nel 2° e 3° trimestre di gravidanza i rischi della febbre sono legati soprattutto alla causa che ha scatenato l’aumento di temperatura. Generalmente si ritiene che la sola febbre possa determinare un aumento delle contrazioni uterine e il rischio di parto prematuro, anche se le evidenze attuali in merito non sono definitive.
Molto spesso un rialzo febbrile repentino associato a brividi è causato da infezioni delle vie urinarie, che in gravidanza sono abbastanza frequenti. Queste infezioni possono passare attraverso la vagina al vicino sacco amniotico e determinare la rottura precoce delle membrane in un’epoca gestazionale ancora prematura.
In linea generale la febbre in gravidanza, come anche un raffreddore, non deve preoccupare le future mamme perché nella maggior parte dei casi si tratta di episodi sporadici che si risolvono spontaneamente. La febbre alta in gravidanza, però, è un sintomo da non sottovalutare e che va anzi indagato, al fine di escludere la presenza di un’eventuale infezione che può, anche se in rari casi, aggravarsi e determinare complicanze come la sepsi materna, una disfunzione d’organo pericolosa.
Le complicazioni della febbre in gravidanza sono quindi legate alla presenza di un’infezione originata, il più delle volte, dagli organi genitali o dalle vie urinarie, e oltre alla sepsi possono comprendere altre patologie importanti come la minaccia di parto prematuro o l’aborto.
Anche l’influenza in gravidanza deve essere ben controllata perché può rappresentare un rischio per la mamma e per il bambino, dato che può essere associata a una maggior incidenza di sepsi ostetrica. Per questo motivo si raccomanda la vaccinazione antinfluenzale durante la stagione endemica anche in gravidanza, nel secondo o terzo trimestre (lo stesso vale per la Covid-19).
La febbre può anche essere causata da infezioni come la toxoplasmosi, citomegalovirus e altre malattie infettive, come la rosolia, che possono essere pericolose per il bambino soprattutto se contratte nel primo trimestre di gravidanza.
Una considerazione deve essere fatta anche riguardo all’ipertermia, o “colpo di calore”, che insorge dopo un’eccessiva esposizione al sole: si ricorda che in gravidanza è sempre bene esporsi ai raggi solari per poco tempo, con la protezione solare e nelle ore più fresche della giornata (abbiamo parlato dell’esposizione al sole in gravidanza in questo articolo).
Cosa fare quindi in caso di febbre in gravidanza? Prima di allarmarsi, si può senz’altro attendere qualche ora e monitorare l’andamento della temperatura e la comparsa di eventuali altri sintomi. Successivamente, come già detto, è sempre opportuno rivolgersi allo specialista che segue la gestazione. Occorrerà poi abbassare la temperatura attraverso l’assunzione di paracetamolo, secondo il dosaggio consigliato dal medico; si tratta di un farmaco che può essere usato in gravidanza in quanto i benefici superano di gran lunga i rischi (come abbiamo visto, la febbre sopra i 38°C prolungata può essere dannosa per il bambino).
È inoltre importante comunicare al medico o all’ostetrica se sono presenti altri sintomi, ovvero:
Oltre a questi appena citati, qualsiasi sintomo inusuale merita di essere riportato allo specialista per poter indirizzare la diagnosi.
Ci sono comunque comportamenti che possono prevenire l’insorgenza di infezioni e che è utile sempre ricordare. In particolare:
Per la febbre in gravidanza meglio evitare rimedi fai da te. Fondamentale è la reidratazione, quindi bere tanta acqua, anche sotto forma di tisane calde, mettersi a riposo ed evitare di coprirsi eccessivamente.
Ostetrica, si è occupata a lungo di cooperazione internazionale e di progetti sostegno alle salute delle donne migranti. Dal 2007 al 2009 fa parte del pool di ostetriche che danno vita al Centro nascita “Margherita” dell’Azienda Universitaria di Firenze che si occupa del travaglio e del parto fisiologici a esclusiva conduzione ostetrica. Dal 2014 lavora nell’Ospedale Santa Maria Annunziata nel reparto di Ostetricia e in sala parto.