La pelle dei neonati non è sempre rosea e liscia come la si immagina. Tra le due e le quattro settimane di vita possono comparire piccoli brufoli rossastri o biancastri su guance, naso e fronte. Si tratta dell’acne neonatale, una condizione benigna che si risolve spontaneamente.
In questo articolo vedremo come riconoscere l’acne neonatale, quali sono le sue caratteristiche e soprattutto cosa fare in caso compaia sul volto del neonato o del lattante.
L’acne neonatale è una condizione benigna molto frequente, che colpisce più di un quinto dei nuovi nati. Non è però l’unica causa di rossori e alterazioni della pelle dei bambini. Infezioni causate da batteri, funghi o virus (come l’herpes simplex o la varicella), patologie infiammatorie (come la dermatite atopica) e altre condizioni benigne (come la cosiddetta “crosta lattea”, di cui parleremo più avanti, e i “milia” o “grani di miglio”, cisti biancastre che si sviluppano su naso, mento, guance o intorno agli occhi), si presentano in maniera leggermente diversa.
Come si riconosce l’acne neonatale? L’acne neonatale colpisce soprattutto il volto e in particolare la pelle della fronte, delle guance, delle palpebre e del mento.
I brufoletti, che a volte hanno al centro un puntino giallo, possono estendersi alla nuca e, raramente, anche al collo e al torace.
L’acne neonatale non è una vera acne, perché non presenta i comedoni, i cosiddetti punti neri, caratteristici dell’acne vera e propria. La diagnosi si basa sulla sola osservazione da parte del medico e non sono quasi mai necessari ulteriori esami.
Molto più frequenti sono i già citati milia. A differenza dei foruncoli dell’acne queste cisti sono dure al tatto, perché contengono cheratina, la proteina che forma anche capelli e unghie. I grani di miglio si manifestano in circa il 50% dei neonati, sono spesso presenti già alla nascita e tendono a regredire da soli.
Nei primi giorni di vita può anche comparire l’eritema tossico: chiazze rosse con al centro pustole puntiformi (dei puntini gialli) che compaiono su tronco, arti e volto. Le cause sono ancora poco chiare, ma si tratta di una condizione comune, che colpisce dal 30 al 70% dei neonati, e che scompare spontaneamente nell’arco di due settimane.
Si deve prestare attenzione anche a non confondere l’acne neonatale con la cosiddetta crosta lattea, una forma di dermatite seborroica. Il cuoio capelluto ma anche l’area dietro le orecchie, la fronte, le arcate sopraccigliari e le pieghe della pelle, appaiono squamose e arrossate a causa dell’infiammazione.
Il sebo, una sostanza ricca di grassi, prodotto in eccesso da parte delle ghiandole, si stratifica e forma delle squame bianco-giallastre untuose che aderiscono alla cute. La crosta lattea scompare da sola nei primi mesi di vita.
La dermatite atopica è invece una condizione cronica che si manifesta nella maggior parte dei casi tra i 2 e i 6 mesi di vita, con la comparsa di papule, ossia dei piccoli bozzi di consistenza dura e colore rossastro, su guance, fronte e mento. Oltre al volto, frequentemente, sono colpiti gomiti, ginocchia e arti.
Le papule sono pruriginose e, a seguito del grattamento, possono escoriarsi, formando delle crosticine, e sovrainfettarsi, assumendo un colore giallastro a causa del pus.
Gli esantemi di origine virale, infine, hanno un aspetto molto diverso dall’acne neonatale: vescicole, bollicine contenenti liquido, sono caratteristiche dell’herpes simplex; vescicole, papule, macule e croste si manifestano invece in caso di varicella.
Le cause dell’acne dei neonati sono ancora incerte. Secondo alcuni studi, sarebbe una reazione infiammatoria dovuta a un lievito, la malassezia, presente sulla pelle. Secondo altri, invece, l’acne neonatale sarebbe dovuta alla stimolazione delle ghiandole sebacee da parte degli androgeni che passano dalla madre al feto durante la gravidanza o prodotti dal bambino stesso. Sarebbe questo il motivo per cui l’acne neonatale è più frequente nei maschi.
Forme particolari di acne possono essere dovute all’applicazione di oli o unguenti o all’assunzione durante la gravidanza di farmaci come l’idantoina, usata per il trattamento dell’epilessia, e il litio, un regolatore dell’umore.
In rari casi l’acne può essere il sintomo di una condizione sottostante di iperandrogenismo (iperproduzione di ormoni androgeni), causata da un’iperplasia (crescita anomala delle cellule del surrene), di tumori o di patologie endocrine. In queste situazioni veramente rare sarà il pediatra a sospettare la necessità di accertamenti in base anche ad altri segni e sintomi, come la crescita di peli sul volto.
In genere l’acne neonatale scompare spontaneamente in massimo tre-quattro mesi, senza lasciare cicatrici. Se persiste per più di tre mesi o se compaiono altri sintomi come febbre, irritabilità, difficoltà ad alimentarsi, ulcere o screpolature della pelle è opportuno contattare il pediatra.
In questi casi, infatti, è necessario escludere che l’acne sia la manifestazione di un’altra malattia.
L’acne neonatale va inoltre distinta dall’acne infantile, che insorge più tardi, in genere tra i 2 e i 12 mesi di vita. Si tratta di una forma più rara che richiede una visita dal pediatra. Mentre l’acne neonatale non lascia cicatrici, l’acne infantile può determinarne la comparsa, che il medico, con i giusti consigli, può aiutare a prevenire.
L’acne infantile scompare solitamente nell’arco di sei mesi o un anno, mentre in rari casi persiste più a lungo, anche fino all’adolescenza. Non esiste nessuna correlazione, invece, tra acne neonatale e acne adolescenziale.
L’acne non causa prurito né fastidio per i neonati, quindi non sono necessari trattamenti, ma se persiste per molto tempo, è possibile applicare, previo consiglio del pediatra, creme specifiche a base di cortisone o cheratolitici. Queste, utilizzate anche per il trattamento dell’acne adolescenziale, ammorbidiscono la pelle dissolvendo lo strato corneo superficiale. Ne è un esempio il perossido di benzoile.
Nei casi in cui all’acne si sovrappone un’infezione è possibile utilizzare una crema antifungina o antibiotica, che dovrà essere prescritta dal pediatra.
Da evitare, invece, l’utilizzo di rimedi casalinghi come pomate, lozioni e oli che potrebbero non essere adatti, o addirittura irritanti, per la pelle dei neonati.
Cosa si può fare allora? L’importante è mantenere la pelle pulita, lavando il viso ogni giorno con acqua tiepida e un detergente neutro, e quindi asciugare il volto con cura.
Fondamentale è non tentare di schiacciare o grattare i brufoletti, azioni che potrebbero irritare ulteriormente la pelle e causare infezioni.