Il liquido amniotico è il fluido che circonda il feto durante i nove mesi di gravidanza. Si trova all’interno del sacco amniotico, che si forma nell’utero durante la gestazione, e ha lo scopo di proteggere il piccolo, fornirgli le sostanze necessarie per un corretto sviluppo e, durante il parto, aiutarlo a venire al mondo.
Il liquido amniotico mantiene una temperatura costante, ha un aspetto acquoso ed è ricco di proteine, nutrienti, ormoni e anticorpi. La sua formazione inizia una o due settimane dopo il concepimento e aumenta di volume fino alla 36^ settimana circa.
In questo articolo approfondiremo quali sono le funzioni del liquido amniotico, a cosa serve e cosa succede in caso sia scarso o abbondante.
Il liquido amniotico circonda l’embrione durante la gestazione e svolge alcune importanti funzioni, tra cui proteggere il feto in caso di trauma dell’addome materno. Permette inoltre di far crescere il nascituro in un ambiente ideale, con una giusta temperatura, protetto da traumi e infezioni.
Questo fluido è anche una riserva di liquidi e sostanze nutritive per il feto, poiché, sebbene composto principalmente da acqua (99%), contiene anche lipidi, proteine, elettroliti, immunoglobuline e vitamine della madre. Tra i lipidi particolarmente importanti troviamo lecitine e sfingomieline, che formano quel complesso di sostanze che riveste la superficie degli alveoli polmonari (il surfattante polmonare fetale).
In altre parole, il liquido amniotico fornisce i fattori di crescita necessari per consentire il normale sviluppo degli organi fetali.
Il suo colore è inizialmente giallognolo, almeno fino all’inizio del terzo mese, per poi diventare incolore e trasparente.
Il volume di liquido amniotico aumenta con l’avanzare della gravidanza. A 12 settimane di gestazione il ventre materno ne contiene circa 30 ml, a 17 intorno ai 200 ml, mentre da 34 a 36 settimane più o meno un litro. Si mantiene poi costante grazie a complessi meccanismi di produzione e assorbimento, rinnovandosi ogni due ore.
Il liquido amniotico si forma dall’inizio della fecondazione e il suo volume aumenta con l’avanzare della gravidanza. La sua composizione però cambia durante la crescita dell’embrione. Nella prima fase della gravidanza, infatti, è formato prevalentemente dal plasma della madre (la parte liquida del sangue) e dalla trasudazione dei liquidi dai vasi sanguigni della placenta e del sacco amniotico. Dal secondo trimestre in poi, invece, a produrlo in quantità notevoli è il feto stesso, attraverso un’urina sterile (circa 800 ml al giorno verso il termine della gravidanza) e mediante secrezioni del tratto bronchiale e nasale.
La composizione è dunque mista, essendo prodotto sia dalla madre, sia dal nascituro.
È tuttavia il feto a garantire una corretta produzione di liquido amniotico, poiché durante la gravidanza lo ingerisce continuamente, il suo intestino lo assorbe e in questo modo bilancia la formazione dell’urina, mantenendo l’equilibrio ottimale.
Trattandosi di un sistema chiuso, il liquido amniotico in pratica è sempre lo stesso, cioè non c’è ricambio dall’esterno ed è filtrato dal feto stesso: ciò che conta è quindi l’equilibrio tra la formazione e l’eliminazione del liquido.
Al momento della nascita, quando il sacco amniotico si rompe e il liquido fuoriesce durante il travaglio, questo liquido aiuta il nascituro a uscire dal canale del parto (la cosiddetta “rottura delle acque”). Se, invece, ciò accade prima dell’inizio del travaglio, è sempre opportuno recarsi al pronto soccorso.
Il liquido amniotico, come accennato, svolge diverse e importanti funzioni. Le principali sono:
Il liquido fornisce inoltre preziose informazioni sulla salute del feto. È, infatti, usato, attraverso specifici test, per verificare l’eventuale presenza di alterazioni cromosomiche o genetiche.
È il caso dell’amniocentesi, esame che consiste nel prelievo di una piccola quantità di liquido da analizzare in laboratorio.
Il volume di liquido amniotico è molto importante per il corretto sviluppo del bambino e le sue alterazioni possono indicare la presenza di patologie o disturbi della madre o del feto.
La quantità di liquido deve essere, quindi, tenuta sotto controllo e si può verificare mediante un’ecografia da cui si ricava il cosiddetto indice del liquido amniotico o AFI (dall’inglese Amniotic Fluid Index), che serve a valutare la quantità di liquido nella cavità uterina. Si calcola sommando la profondità massima delle falde di liquido amniotico rilevate nei quattro quadranti in cui viene idealmente suddiviso l’utero. La somma di queste quattro misurazioni deve mantenersi tra i 5 e i 20 cm per essere nella norma. I valori di riferimento dell’AFI sono i seguenti:
Grazie a questo esame si possono individuare i casi in cui il liquido amniotico è troppo abbondante o scarso. Se il livello è più basso della norma (al di sotto dei 5 cm) si parla di oligoidramnios, mentre se è molto superiore (sopra i 25 cm) si parla di polidramnios.
Come abbiamo appena detto, l’oligoidramnios indica un volume di liquido amniotico scarso, condizione che solitamente non compromette la gravidanza, e che anzi, nelle fasi avanzate della gestazione, può essere una condizione quasi fisiologica.
Tuttavia se questa scarsità si verifica nel primo e nel secondo trimestre può comportare alcune complicanze per lo sviluppo del feto, tra cui: ritardo nella crescita, disturbi a carico dei reni, rottura prematura delle membrane, possibili malformazioni fetali.
Le cause della scarsità di liquido amniotico possono essere diverse, come ad esempio:
Si tratta di una condizione non pericolosa per il feto, ma associata a un maggior rischio di parto prematuro. Solitamente non presenta sintomi, ma in alcuni casi possono verificarsi contrazioni pre-termine, difficoltà respiratorie e gonfiore addominale.
Tra le cause più comuni nella madre c’è il diabete gestazionale (un disordine metabolico che insorge o è diagnosticato per la prima volta durante la gravidanza), che provoca un aumento del liquido amniotico, e uno stato di ipertensione.
Nel feto, invece, può indicare anomalie del tratto gastrointestinale o del funzionamento dei reni. Anche in questo caso saranno necessari esami per approfondire le cause.
La rottura delle acque è una delle più comuni fonti di ansia per ogni donna in gravidanza: «Quando accadrà, me ne accorgerò? E se accadesse mentre sono fuori casa?».
È importante specificare che raramente la membrana che contiene il liquido amniotico si rompe prima del termine della gravidanza. Solitamente, quando si verifica, il parto avverrà nelle 72 ore successive. Si tratta di un evento molto evidente, poiché si manifesta con la fuoriuscita di abbondante liquido caldo.
Occorre, invece, prestare attenzione alle perdite di liquido amniotico. In questo caso, il sacco amniotico non si rompe, ma possono verificarsi delle piccole lacerazioni che fanno fuoriuscire goccioline di liquido che si possono scambiare per perdite urinarie o vaginali. Tuttavia, sono perdite inodore e incolore che si differenziano dall’urina, per l’odore, e dalle perdite vaginali, per la consistenza e il colore.
Ma cosa fare in caso di perdite del liquido amniotico? Se la gravidanza non sta terminando e si osserva la presenza e la persistenza di queste gocce è bene chiamare il proprio medico e, nel caso, recarsi in pronto soccorso per verificare lo stato del sacco amniotico.
Science writer, scrive di medicina, nutrizione e benessere per varie testate on line e collabora con vari editori scientifici curando l’editing di volumi e pubblicazioni.