«Stava dormendo nella culla quando all’improvviso ha cominciato a tremare. Così, senza motivo. E non è la prima volta che succede. Da cosa può dipendere?».
I tremori del neonato e quelli del lattante sono fenomeni definiti “parossistici”, cioè particolarmente evidenti, spesso brevi, in grado di destare preoccupazione nei genitori. Nel corso del primo anno di vita, fino al 9% dei bambini manifesta questi episodi che, nella maggior parte dei casi, dipendono dalla maturazione delle strutture nervose e non rappresentano segni di malattia.
Esattamente, cosa sono i tremori del neonato? Sono movimenti involontari nel primo mese di vita dovuti all’alternanza di contrazioni di gruppi muscolari “antagonisti”, che esercitano cioè movimenti opposti: un gruppo muscolare, contraendosi, flette l’articolazione, mentre l’altro, al contrario, la estende.
I tremori si classificano in:
In inglese la presenza di tremori ricorrenti viene chiamata jitteriness.
Cosa indicano i tremori nel neonato? Questi movimenti sono molto frequenti in epoca neonatale (compaiono in due terzi dei nati sani durante i primi giorni di vita), soprattutto nei neonati di basso peso alla nascita (al di sotto dei 2.500g) e in quelli prematuri. Fondamentalmente, sono manifestazioni dovute al fatto che il sistema nervoso del bambino appena nato è ancora immaturo (parleremo più avanti nel dettaglio del meccanismo che li determina).
Per capire cosa significano i tremori del neonato e valutare se possono avere un significato patologico è importante sapere se la gravidanza ha avuto un decorso regolare o complicato, se sono stati assunti farmaci o sostanze dannose da parte della gestante, se esiste una familiarità per patologie di tipo neurologico, endocrino-metabolico, malformativo (ad esempio malformazioni vascolari).
Per riuscire a riconoscere i tremori, occorre quindi cominciare a escludere tutti i movimenti dovuti ad altro.
Le mioclonie, ad esempio, sono movimenti molto rapidi ed evidenti, spesso non ritmici, dovuti a un’improvvisa contrazione (o rilassamento) di uno o più muscoli. La causa è una sovra-stimolazione generata dal sistema nervoso.
L’iperreflessia è invece l’accentuazione eccessiva del “riflesso di sussulto” (la reazione involontaria e completamente naturale che il bambino può avere nei confronti di una stimolazione improvvisa, come ad esempio un rumore forte, la sensazione di cadere…).
In epoca neonatale, soprattutto nella prima settimana di vita, accanto ai tremori benigni è possibile osservare movimenti ritmici nel volto, nelle estremità o nel tronco che possono essere spia di convulsioni neonatali. Stabilire se si tratta di una convulsione o di un tremore benigno non è affatto facile. Una diagnosi certa si registra solo se viene effettuato l’EEG durante i movimenti e, contemporaneamente, documentando le scariche dei neuroni che controllano quel gruppo muscolare (le convulsioni neonatali, infatti, dipendono dall’attivazione di alcuni neuroni che cominciano a “scaricare” senza alcun freno).
Un’altra condizione di tremori che si verificano durante il sonno è il cosiddetto Mioclono benigno del sonno neonatale, che insorge nelle prime settimane di vita e si risolve entro due-tre mesi. Come già riportato nel nome, si tratta di una condizione benigna che non influisce sullo sviluppo psicomotorio. L’EEG è normale, così come l’esame neurologico.
Tipicamente gli episodi di mioclono avvengono esclusivamente durante il sonno e hanno una durata variabile (gli episodi protratti rischiano di essere scambiati per crisi convulsive). Si notano movimenti a scatti e simmetrici di gambe e braccia, che scompaiono poi con il risveglio. Fattori scatenanti riconosciuti sono il dondolamento del neonato nella direzione testa-piedi e le stimolazioni uditive ripetitive. Si pensa che il mioclono benigno del sonno neonatale sia dovuto all’immaturità di quei circuiti che dovrebbero sopprimere i movimenti durante il sonno, localizzati nella regione più primitiva del cervello: il “tronco encefalico”. In alcuni casi è possibile riscontrare una familiarità per disturbi del sonno (sonnambulismo, eccetera).
Un’ipotesi è che i tremori di natura benigna dei primi giorni di vita siano dovuti all’immaturità dei neuroni del midollo spinale che controllano i riflessi muscolari (le risposte “automatiche” dei muscoli agli stimoli).
Un’altra ipotesi si basa sul fatto che nel neonato sono presenti livelli elevati di noradrenalina, uno degli “ormoni dello stress” che aiuta il piccolo nell’adattamento alla vita extrauterina.
Ecco un esempio tipico di tremore benigno: il bambino è sveglio e in lui si notano oscillazioni dei muscoli avanti e indietro, di uguale ampiezza, innescati da uno stimolo tattile, uditivo o visivo.
Talvolta è possibile osservare tremori nel neonato anche durante il pianto. Un’altra causa benigna è il “tremore ereditario del mento”, che coinvolge i muscoli intorno alla bocca e si trasmette geneticamente.
Altre volte le cause di tremori del neonato sono di natura patologica e tra queste ricordiamo:
In prima battuta è bene accertarsi che il neonato si trovi in un ambiente adeguatamente riscaldato (mani e piedi non devono essere freddi). In secondo luogo, può risultare utile consultare il personale sanitario della Neonatologia per valutare il tipo di tremori ed eventualmente misurare la glicemia e la concentrazione di calcio nel sangue.
Una prima manovra che consente anche a un occhio poco esperto di differenziare i tremori dalle mioclonie, può essere il contenimento del neonato (in grado di interrompere i tremori). Altra manovra utile che interrompe i tremori benigni è stimolare la suzione al seno, oppure introdurre con delicatezza un dito (adeguatamente pulito) nella bocca del neonato.
Cosa non fare invece durante i tremori del neonato? Se i tremori non scompaiono dopo le manovre suggerite o addirittura peggiorano, è possibile che ci si trovi davanti a una mioclonia o a una convulsione che richiede indagini approfondite. La raccomandazione generale è quella di osservare il bambino nella sua globalità (vedere se i tremori durano a lungo, se è vigile e sereno o se invece fa dei movimenti strani con gli occhi o con la testa).
Quando contattare il pediatra per i tremori? Quando gli episodi osservati si presentano in maniera ricorrente, durano a lungo e sono accompagnati da letargia, irritabilità, suzione molto svogliata, riduzione o aumento del tono muscolare, respiro irregolare, episodi di apnea (sospensione del respiro per più di 20 secondi), è bene contattare in tempi brevi il pediatra o condurre il bambino in un pronto soccorso, possibilmente in un centro dedicato alle cure pediatriche, per un’eventuale valutazione neurologica ed elettroencefalografica.
Dai 30 giorni di vita in poi, fino allo svezzamento, non parliamo più di tremori del neonato ma di tremori nel lattante. Sono meno frequenti rispetto all’epoca neonatale, e anche in questo caso occorre distinguerli da alcuni eventi simili:
Gli attacchi di brivido/tremanti tendono ad attenuarsi nel tempo e si risolvono in genere entro la prima-seconda decade di vita.
Durante le visite ambulatoriali, molti genitori riferiscono episodi di tremori del lattante nel sonno. In uno studio recente condotto su 22 bambini di età compresa tra il primo e il settimo mese di vita è stato rilevato che mentre il cervello è in una fase di “sonno quieto” si registrano dei tremori. Si ipotizza che tali movimenti siano stimoli utili allo sviluppo psicomotorio del bambino [1] .
La durata dei tremori propriamente detti dipende dalla causa che li ha scatenati. I tremori benigni del neonato, in genere, si risolvono entro le prime due-quattro settimane di vita anche se occasionalmente possono ripresentarsi nei mesi successivi.
calabrese di nascita, ha studiato a Messina, dove si laurea in Medicina e si specializza in Pediatria, approfondendo in particolare i campi della Neonatologia e delle emergenze pediatriche. Il percorso di specializzazione la porta anche a frequentare la Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale “Buzzi” di Milano e il Pronto Soccorso Pediatrico dell’IRCSS “Burlo Garofolo” di Trieste. Dal 2019 scrive per Uppa.