Da qualche giorno si discute ampiamente sulla notizia, data dal quotidiano francese Le Figaro, secondo cui il Consiglio d’Europa avrebbe vietato il time out cioè il «Basta, fila in camera tua».
Nel 2008 il Consiglio d’Europa ha pubblicato delle indicazioni (ora aggiornate) sui comportamenti da adottare di fronte ad atteggiamenti non proprio educati dei propri figli. Recentemente alcune associazioni, tra le quali Stop VEO, che agisce per combattere la violenza educativa ordinaria, hanno richiesto a quest’organo europeo di rivedere la sua posizione sul tema del time out, modificando l’opuscolo che invece ne incoraggiava l’uso.
Oggi, tra i suggerimenti per un’educazione non violenta, si può leggere: «Bisogna reagire al comportamento scorretto con spiegazioni e in modo non aggressivo, evitando castighi come il time out».
Naturalmente si è acceso il dibattito tra chi sostiene questa posizione e chi invece la trova scorretta o esagerata.
Nelle varie trasmissioni radiofoniche non è mancata l’ironia, con le tipiche osservazioni del genere «ma dove siamo arrivati» o «se non possiamo neanche più mandarli a riflettere in camera loro, come facciamo a educare ‘sti ragazzi?», e ancora: «quando la combinano grossa, bastano davvero delle parole gentili?».
In effetti hanno ragione. Pensando all’idea di educazione che ha la maggior parte delle persone, non è possibile eliminare le punizioni e sostituirle soltanto con parole gentili.
In un articolo del 2019 (che potete leggere qui) sostenevo che per educare non servono le punizioni, ma è necessario cambiare metodo educativo.
Se infatti il metodo in uso prevede premi e punizioni risulta abbastanza evidente che togliendo le punizioni il metodo non sta più in piedi.
Ma chiediamoci: cosa sono le punizioni, se non la reazione di un adulto che non sa più che pesci prendere? Come si arriva al momento in cui il «Basta, vai in camera tua» sembra l’unica soluzione? È possibile che ci sia un modo per non arrivarci affatto?
Io credo di sì, la strada per non arrivare alle punizioni esiste, ma necessita di un cambio di impostazione a livello educativo da parte degli adulti. È indispensabile un cambio di paradigma educativo.
Il fulcro del sistema educativo senza punizioni ruota intorno al significato della parola “rispetto” e ha bisogno di preparazione, pianificazione e organizzazione.
Come evitare quindi di dire «Basta, fila in camera tua!»? Prima di tutto rispettando i bambini e i ragazzi; vediamo cosa vuol dire.
L’obiettivo di un’educazione basata sul rispetto è rendere la famiglia un posto sereno in cui è sempre bello tornare, sia per i genitori sia per i figli. Conosco molti genitori che alla fine dell’orario di lavoro farebbero di tutto pur di non andare a casa con la paura di trovarsi davanti una delle tante situazioni “da punizione”. E conosco tanti figli che quando vedono scritto “mamma” o “papà” sul display dello smartphone sbuffano e non risparmiano gli epiteti poco gradevoli. Ecco, credo che un’educazione che si basa sul rispetto e non sulla violenza fisica o verbale sia capace di evitare tutto ciò.
pedagogista, svolge attività privata di consulenza pedagogica nel sostegno alla genitorialità e al percorso di crescita nell’educazione allo studio di bambini e adolescenti. Coordina progetti di educazione ambientale ed extrascolastica e lavora come formatrice per genitori nella provincia di Padova. Dal 2018 scrive per Uppa.