Latte in formula liquido o in polvere: come scegliere in modo corretto? Vediamo di rispondere alle domande più frequenti degli utenti sull’uso del latte artificiale per neonati e bambini e fare un po’ di chiarezza.
Il sostituto del latte materno, più comunemente chiamato “latte artificiale” (in questa tipologia non rientra il latte di mucca o di capra), è una formula che subisce dei trattamenti dapprima nel corso della fabbricazione, poi nelle fasi di confezionamento, trasporto, distribuzione e stoccaggio nei depositi delle farmacie o dei punti vendita. Ne esistono molti tipi in commercio, una volta acquistata e aperta la confezione, la quantità di prodotto che rimane va adeguatamente conservata per evitare che si deteriori. Come vedremo, i tempi e le modalità di conservazione variano a seconda che si tratti di un prodotto liquido o in polvere.
La formula di latte artificiale liquido, pronta per l’uso, è sterile fino a quando la confezione non viene aperta, per questo motivo è la scelta più sicura. Una volta aperta la confezione, il latte deve essere consumato entro due ore.
La formula di latte in polvere non è sterile, e anche ammesso che possa contenere un numero molto basso di colonie batteriche (fra cui anche l’Enterobacter sakazakii, incriminato per aver causato gravi infezioni in neonati alimentati con latte artificiale non sterile), la contaminazione della polvere può avvenire al momento della sua preparazione in fabbrica o dopo l’apertura della confezione.
Possiamo eliminare la maggior parte dei batteri scaldando l’acqua per la ricostituzione del prodotto alla temperatura di almeno 70°C. Il latte così preparato deve essere poi raffreddato rapidamente per evitare che i batteri residui si moltiplichino, e questo può avvenire quando il latte ha una temperatura compresa tra 7 e 65°C. Più a lungo il latte si trova a questa temperatura, maggiore è il rischio di aumentarne la carica batterica e quindi il rischio che il bambino possa contrarre un’infezione.
Generalmente, dopo l’apertura della confezione, la polvere deve essere conservata a temperatura ambiente nella confezione originale ben chiusa, in luogo fresco e asciutto, e consumata entro 10-15 giorni. È comunque sempre bene controllare la data di scadenza e le indicazioni riportate sul prodotto.
Come si prepara il latte in polvere? È importante preparare una singola poppata per volta versando l’acqua in un contenitore ben pulito (a tal proposito, leggi il nostro articolo Acqua per il latte artificiale, come scegliere?) e seguendo queste indicazioni:
Una volta che il latte viene ricostituito, cioè è pronto all’uso, deve essere consumato entro due ore, oppure conservato in frigorifero per un massimo di 24 ore. [1]
Per quando si è fuori casa conviene utilizzare un thermos con acqua bollita: se è pieno e ben chiuso, l’acqua manterrà una temperatura superiore ai 70°C per diverse ore. Non è necessario sterilizzare il thermos se usato unicamente per conservare l’acqua bollita destinata alla preparazione del latte, basta lavarlo con altra acqua bollita prima dell’uso.
Fate attenzione all’uso del forno a microonde per preparare o riscaldare le formule, sia in polvere sia liquide. Il microonde infatti non garantisce un riscaldamento omogeneo e rende possibile la pericolosa presenza di punti eccessivamente caldi, detti hot spots, che potrebbero ustionare la bocca del bambino.
Agitare il liquido dopo il riscaldamento è un saggio accorgimento per evitare la disomogeneità di temperatura. È importante inoltre non riscaldare più volte le formule ricostituite, anche nel caso in cui la somministrazione delle stesse avvenga in più riprese.
I sostituti del latte materno in commercio sono tantissimi, e tutti devono avere una composizione stabilita dal Codex Alimentarius (insieme di regole e normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission), con una tolleranza consentita per i vari elementi. Perciò, anche se la composizione tra le varie formule non è mai identica, le variazioni sono talmente piccole che non hanno alcun significato pratico dal punto di vista biologico: questo vuol dire che le formule sono tutte equivalenti. Non esiste un latte artificiale migliore di un altro e neanche il prezzo è un indicatore di qualità: le variazioni del costo tra le varie formule artificiali dipendono infatti in gran parte dalle spese di marketing che le ditte sostengono per pubblicizzare i loro prodotti.
Nelle confezioni delle formule artificiali ci sono delle tabelle che indicano le quantità da somministrare in base al peso del bambino o ai giorni di vita. È importante ricordare che i valori riportati su queste tabelle sono puramente indicativi; difatti ogni bambino che non abbia problemi nel neurosviluppo è in grado di far capire quando e quanto ha bisogno di mangiare. Non dobbiamo dunque forzare il neonato ad assumere tutta la quantità prevista, e lasciarlo invece libero di poppare fino a quando non mostra di essere soddisfatto.
Al contrario, per qualche bambino occorrerà preparare una quantità superiore di quanto previsto nelle tabelle perchè mostrerà chiaramente di volerne ancora.
Come già accennato, i sostituti del latte materno sono detti “artificiali” perché derivano da un processo di lavorazione industriale che prevede la modifica della composizione di un latte di partenza (quasi sempre di mucca), al quale vengono aggiunti e tolti parecchi nutrienti così da renderlo il più vicino possibile al latte materno. Gli elementi che vengono aggiunti derivano anche dal mondo vegetale, quindi olio di colza, di cocco, di girasole eccetera. Tra questi, alcune ditte producono latte artificiale utilizzando l’olio di palma per arricchire la sostanza di alcuni grassi presenti nel latte materno ma non in quello di mucca. L’olio di palma non è un olio proibito e fa parte dei nutrienti presenti nel Codex Alimentarius.
Tra le misure previste a favore delle famiglie dalla Legge di Stabilità 2020, ne troviamo alcune che vengono introdotte per la prima volta, come per esempio il “Bonus latte artificiale”. Si tratta di un sostegno per l’acquisto di sostituti del latte materno per le mamme affette da condizioni patologiche che impediscono la pratica naturale dell’allattamento. È previsto un contributo fino a 400 euro annui per neonato e fino al sesto mese di vita del bambino. Ad oggi, però, la misura è ancora in attesa di attuazione. [2]
pediatra, è responsabile del gruppo nutrizione dell’Associazione Culturale Pediatri e fondatore dei “No Grazie”. È tutor e valutatore per l’iniziativa “Insieme per l’allattamento” dell’UNICEF. È stato direttore di Uppa magazine tra il 2016 e il 2021, è autore di oltre duecento pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali e membro del comitato editoriale di «Quaderni ACP».