Il calcolo del concepimento rappresenta il punto di partenza per l’inizio della cosiddetta “agenda della gravidanza”, un insieme di appuntamenti che accompagnano i tre trimestri di attesa – fino al momento della nascita – per promuovere la salute della mamma e del bambino.
Il calcolo della data del concepimento può sembrare semplice, ma per effettuarlo in maniera accurata è importante tenere conto della variabilità del ciclo mestruale e affidarsi all’aiuto del professionista della salute (ginecologo/a o ostetrico/a) che prende in carico la gravidanza.
Come capire la data del concepimento? Dopo la scoperta della gravidanza, lo specialista stabilisce la data presunta del parto a partire dal concepimento. Per farlo ha bisogno di sapere quand’è avvenuta l’ultima mestruazione, da qui risalirà alla data del concepimento e potrà programmare l’agenda della gravidanza, con i controlli e gli esami da eseguire nei tre trimestri.
Per effettuare il calcolo per la data del concepimento e il calcolo delle settimane gestazionali bisogna conoscere la durata e le caratteristiche del ciclo mestruale, insieme ai principi della fecondazione. In media, un ciclo mestruale dura 28 giorni: dall’ultima mestruazione fino alla comparsa della successiva. Durante questo periodo di tempo, avviene la maturazione dei follicoli all’interno delle ovaie, fino all’ovulazione – in media prevista nel quattordicesimo giorno del ciclo – e al concepimento, che avviene nel caso in cui l’ovulo maturo incontri uno spermatozoo, dando così inizio a una gravidanza.
L’età gestazionale viene espressa in giorni completi o settimane complete. Per calcolare la data presunta del parto si contano 280 giorni, ovvero 40 settimane, dalla data del primo giorno dell’ultima mestruazione.
Stabilire con precisione il momento del concepimento, tuttavia, non è sempre facile. Questo perché ogni donna presenta cicli mestruali con caratteristiche specifiche e soggettive, dovute in alcuni casi a patologie o disturbi che rendono irregolare il ciclo stesso. Esistono però dei metodi utilizzati dai professionisti della salute per risalire alla data del concepimento, ovvero l’anamnesi – una serie di domande rivolte alla donna durante la prima visita – e l’ecografia del primo trimestre.
Qual è la data dell’ultima mestruazione? Questa è una delle prime domande che lo specialista rivolge, durante il primo incontro, alla donna che ha scoperto di essere incinta. Associare questa informazione, insieme alla media dei cicli mestruali (in genere 28 giorni), permette di effettuare il calcolo della data del concepimento in modo piuttosto accurato. Questo perché l’ovulazione e il conseguente concepimento avvengono, in media, a partire dal quattordicesimo giorno dopo l’ultima mestruazione.
«E se i miei cicli sono lunghi o irregolari? Come posso stabilire il momento dell’ovulazione?». Alcune donne riferiscono di non avere la mestruazione ogni 26-30 giorni, ma addirittura dopo 40-60 giorni, o di aver avuto un periodo di assenza del ciclo mestruale (amenorrea) prima della scoperta della gravidanza, o ancora di aver appena sospeso terapie ormonali come la pillola estroprogestinica. In tutti questi casi, la fase follicolare potrebbe aver avuto una durata maggiore e, di conseguenza, l’ovulazione potrebbe essere avvenuta più tardi. Ma non c’è nulla da temere, perché il calcolo della data del concepimento e della data presunta del parto vengono calcolate sulla base dell’ultima mestruazione associata all’ecografia del primo trimestre. Vi è infatti la possibilità che lo specialista effettui una nuova datazione ecografica nel corso del primo trimestre, in base alle misurazioni del feto, entro le dodici settimane di gestazione.
Perché è importante conoscere la data del concepimento? Principalmente, per stabilire i controlli da affrontare nei tre trimestri di gravidanza e per promuovere la salute della donna e del feto. L’agenda della gravidanza, pubblicata sul sito del Ministero, prevede appuntamenti prestabiliti, composti da esami, ecografie, controlli e informazioni su temi di salute. Gli appuntamenti vanno effettuati nell’arco delle settimane raccomandate, al fine di garantire il benessere di mamma e bambino. Ad esempio l’ecografia morfologica, per la diagnosi di eventuali anomalie del feto, viene programmata tra le 19 e le 21 settimane perché è quello l’arco di tempo migliore per visionare ed esaminare tutti gli organi del feto.
Il calcolo della data del concepimento, inoltre, permette, come già accennato, di stabilire la data presunta del parto.
Dunque, volendo riassumere a cosa serve calcolare la data del concepimento:
Conoscere la data presunta del parto non significa conoscere la data in cui nascerà con certezza il bambino, poiché è frutto di un calcolo basato sulla media statistica, ma può aiutare la donna a vivere le tappe della gravidanza con gradualità e consapevolezza.
Il calcolo del concepimento è affidabile? Per i motivi descritti, è tanto più affidabile quanto più la donna conosce il proprio corpo, l’andamento del proprio ciclo mestruale e soprattutto il momento dell’avvenuta ovulazione.
Esistono altri metodi per calcolare data parto? Oltre al metodo classico che si basa sul calendario ostetrico, considerando la lunghezza media del ciclo mestruale, a partire dalla data dell’ultima mestruazione, esiste la possibilità di calcolare la data presunta attraverso l’ecografia del primo trimestre, tra le 10 e le 12 settimane gestazionali. Quest’ultima tiene conto della misura della lunghezza cranio-caudale del feto.
A prescindere dall’ecografia, un calcolo certo del momento preciso del concepimento non esiste. I metodi di calcolo esistenti non sono certi al 100% ma sono affidabili, e permettono di stabilire una data del concepimento accurata, con un margine di errore di pochi giorni. Nel caso in cui la donna abbia eseguito un monitoraggio dell’ovulazione, tramite i test di ovulazione o della temperatura basale, i dati raccolti potrebbero essere di aiuto a confermare la finestra fertile e confermare la data presunta della nascita.
Ostetrica e giornalista scientifica, lavora attualmente nella Sala Parto dell’Ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia, dove si occupa dell’assistenza al travaglio e al parto fisiologici e dell’assistenza neonatale e nel puerperio.