Calendario vaccini bambini: quali sono obbligatori e quando farli

I vaccini previsti nel calendario vaccinale per i bambini e gli adolescenti sono in tutto 16, di cui 10 obbligatori. Perché è importante farli e a quanti richiami occorre sottoporsi? Sono sicuri? Quali sono le controindicazioni?

Antonio Clavenna , farmacologo clinico
bambino effettua vaccino del calendario vaccinale

La programmazione delle attività di prevenzione delle malattie infettive attraverso la vaccinazione è definita nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV), periodicamente aggiornato dal Ministero della Salute con il contributo di esperti. L’ultimo aggiornamento del Piano risale al gennaio 2017.

All’interno del PNPV è riportato il cosiddetto calendario vaccinale, vale a dire l’indicazione dei vaccini obbligatori e raccomandati con le tempistiche previste per la loro somministrazione. Questo calendario riguarda sia le vaccinazioni dell’infanzia sia quelle per gli adolescenti, gli adulti e gli anziani. È un’agenda fitta di appuntamenti nei primi due anni di vita dei bambini, mentre successivamente le somministrazioni delle vaccinazioni diventano meno frequenti.

Ma quali sono esattamente le vaccinazioni obbligatorie per i bambini? Quali e quanti richiami occorre fare? I vaccini sono sicuri o esistono delle controindicazioni? Facciamo chiarezza.

Quali sono i vaccini obbligatori per i bambini?

I vaccini previsti nel calendario vaccinale per i bambini e gli adolescenti sono in tutto 16. Ma quali sono i vaccini obbligatori per i bambini? Le vaccinazioni che proteggono da difterite, tetano, poliomielite ed epatite B sono obbligatorie da molti anni, mentre quelle contro pertosse, haemophilus influenzae di tipo b, morbillo, parotite, rosolia e varicella lo sono diventate a partire dal 2017. Queste 10 vaccinazioni sono somministrate in due vaccini combinati: esavalente (che contiene sei vaccini differenti) e tetravalente morbillo-parotite-rosolia-varicella.

Il fatto che alcuni vaccini siano obbligatori implica che devono essere effettuati per poter accedere ai servizi educativi e alle scuole per l’infanzia e che la mancata somministrazione comporta una sanzione per i genitori.

Oltre ai vaccini obbligatori, ve ne sono altri che sono raccomandati, ovvero quelli contro:

  • rotavirus;
  • pneumococco;
  • alcuni tipi di meningococco (B e ACWY);
  • antinfluenzale;
  • antipapillomavirus (raccomandato tra gli 11 e i 12 anni di età).

Perchè alcuni vaccini sono obbligatori e altri raccomandati? Quella dell’obbligo vaccinale è una decisione assunta dai parlamentari in un’ottica di salute pubblica, che ha pro e contro. In Europa la situazione al riguardo è molto eterogenea: ci sono nazioni che non hanno vaccini obbligatori, altre che ne hanno un numero limitato e infine altre che hanno compiuto scelte simili a quella italiana. Questo sottolinea come la decisione di rendere obbligatorio un vaccino non si basa soltanto su aspetti scientifici, ma ha altre motivazioni (per esempio, l’andamento delle coperture vaccinali, la disponibilità di singoli vaccini, gli aspetti culturali…).

In Italia alcuni vaccini sono obbligatori da molto tempo, fin dalla loro introduzione, per esempio quelli contro la difterite, il tetano, la poliomielite e l’epatite B. Altri sono stati resi obbligatori nel 2017. Quelli contro la pertosse e l’haemophilus influenzae lo sono diventati perché contenuti nell’esavalente insieme a quelli sopra riportati e nel concreto era come se già fossero obbligatori anche negli anni precedenti.
I vaccini contro il morbillo e la varicella (e di conseguenza anche quelli contro la parotite e la rosolia) sono stati inseriti tra gli obbligatori per il loro beneficio a protezione non solo del singolo bambino, ma anche di tutta la comunità (compagni della scuola dell’infanzia o della scuola primaria e secondaria), in particolare delle persone più fragili che per le loro condizioni di salute non possono vaccinarsi.

I vaccini raccomandati hanno invece un beneficio che riguarda prevalentemente il singolo bambino mentre la vaccinazione ha un impatto più limitato sulla salute degli altri bambini.

Come faccio a scegliere se vaccinare o meno mio figlio con i vaccini “raccomandati”? Questa scelta può essere valutata insieme al/alla pediatra, approfondendo quali potrebbero essere i benefici nello specifico per il bambino. Fare tutti i vaccini, obbligatori e raccomandati, non comporta un rischio maggiore di comparsa di gravi effetti indesiderati o di problemi di salute. 

Quando si devono fare le vaccinazioni?

Quando fare i vaccini? Il calendario vaccinale riporta le tempistiche delle somministrazioni, programmate con la finalità di proteggere al meglio i bambini dai rischi dovuti alle malattie infettive.

Vaccinazioni nel primo anno di vita del bambino

La somministrazione dei primi vaccini è prevista tra il secondo e il terzo mese di vita del piccolo. In questo periodo, infatti, gli anticorpi ricevuti dalla mamma durante la gravidanza diminuiscono  e il bambino diventa vulnerabile nei confronti di molte malattie infettive. I primi vaccini a essere somministrati sono l’esavalente (contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B, haemophilus influenzae), l’antipneumococco e l’antirotavirus. L’esavalente è una vaccinazione obbligatoria, le altre due sono raccomandate.

Nel corso del primo anno di vita è necessario effettuare almeno un’altra dose di vaccino antirotavirus e altre due (al quinto e undicesimo mese) di esavalente e antipneumococco; questo per garantire che l’efficacia protettiva sia ottimale.

Un altro vaccino raccomandato per il primo anno di vita è l’antimeningococco B, somministrato generalmente in due dosi.

Vaccinazioni nel secondo anno di vita del bambino

Nel secondo anno è prevista la prima dose del vaccino contro morbillo, parotite, rosolia, varicella (in genere tra il 13° e il 15° mese) e un’ulteriore dose del vaccino contro il meningococco B. 

Richiami dei vaccini per i bambini

Per il vaccino contro difterite, tetano, pertosse e poliomielite è necessario effettuare periodicamente dei richiami, in quanto la protezione offerta dalla vaccinazione si riduce nel tempo.

I richiami dei vaccini sono previsti tra i 5 e i 6 anni di età e intorno ai 13-14 anni. Successivamente si raccomanda di effettuare richiami ogni 10 anni.

Anche per il vaccino contro morbillo, parotite, rosolia e varicella è prevista un’ulteriore dose tra i 5 e i 6 anni di età, che viene fatta generalmente insieme al vaccino difterite-tetano-pertosse-polio. In questo caso non si tratta di una vera e propria dose di richiamo, ma di una vaccinazione per proteggere alcuni dei bambini che non hanno risposto in modo efficace alla prima somministrazione.

Quali sono gli effetti collaterali della vaccinazione per il bambino?

Come per tutti i farmaci, anche i vaccini possono causare effetti collaterali. Nella maggior parte dei casi, però, gli effetti collaterali delle vaccinazioni sono lievi e di breve durata, dovuti all’iniezione (gonfiore e dolore dove è stata fatta la puntura), o alla risposta del sistema immunitario (febbre, stanchezza, dolore ai muscoli e alle ossa).

Gli effetti collaterali più gravi delle vaccinazioni sono rari o estremamente rari, e sono molto meno frequenti dei rischi dovuti alle malattie prevenute dai vaccini.

Per esempio, alcuni vaccini come quello contro morbillo, parotite, rosolia e varicella possono causare le convulsioni febbrili, che si verificano generalmente in concomitanza di un brusco aumento della temperatura corporea. La frequenza con cui si verificano è circa un caso su 1.000 vaccinati, mentre questo stesso problema compare con una frequenza di uno su 200 nei bambini che si ammalano di morbillo.

Come gestire eventuali effetti collaterali della vaccinazione? Il fastidio dovuto all’iniezione può essere ridotto mettendo un fazzoletto bagnato con acqua fredda dove è stata fatta la puntura. Si può inoltre utilizzare il paracetamolo o in alternativa l’ibuprofene per ridurre il dolore e la febbre, sempre però consultando il pediatra prima della somministrazione.

Le domande più frequenti sulla vaccinazione dei bambini

Rispondiamo ora, di seguito, alle domande più frequenti sulla vaccinazione dei bambini.

  • I vaccini sono sicuri? Affermare che i vaccini sono sicuri non significa che non ci siano effetti indesiderati, ma che i benefici della vaccinazione sono enormemente superiori ai rischi e che gli effetti collaterali più frequenti sono di tipo lieve e di breve durata. Non ci sono vaccini, né farmaci, completamente privi di effetti indesiderati.
  • Esistono possibili complicazioni gravi da vaccino? I vaccini possono causare effetti collaterali gravi, ma si tratta di eventi rari o estremamente rari. L’effetto più temibile, in quanto può essere letale, è lo shock anafilattico, una reazione allergica estremamente grave che si verifica con una frequenza di un caso su un milione di dosi di vaccino. Attendere almeno 15 minuti dopo la somministrazione del vaccino consente di poter intervenire tempestivamente in caso di shock anafilattico, evitando che possano esserci conseguenze gravi.
  • Perché alcuni vaccini sono somministrati insieme? Non è più pericoloso? Alcuni vaccini sono somministrati insieme per evitare ai bambini il dolore e il fastidio di numerose iniezioni e ai genitori di dover portare il piccolo a un numero eccessivo di sedute vaccinali. Prima di poter somministrare i vaccini combinati in un’unica siringa è necessario condurre studi che documentino la sicurezza e l’efficacia della combinazione di più vaccini, confrontandola con i vaccini somministrati singolarmente. Solo se non ci sono differenze nel rischio di gravi effetti collaterali è possibile somministrare insieme i vaccini.
  • Cosa succede se si salta una seduta vaccinale o un richiamo? È importante recuperare appena possibile la vaccinazione che non è stato possibile fare. Se il ritardo è breve non ci sono particolari rischi, se si prolunga il bambino potrebbe non essere sufficientemente protetto dai possibili rischi di una malattia infettiva. In genere, una volta recuperato il ritardo lo schema di somministrazione dei vaccini proseguirà con le tempistiche previste (non è necessario ricominciare il ciclo da zero). Il pediatra e gli operatori dei servizi vaccinali sapranno comunque fornire le dovute informazioni.
  • È necessario far visitare il bambino prima di ogni vaccinazione? Se il bambino non ha particolari problemi di salute e se non presenta sintomi di una malattia acuta non è necessario fare una visita. Prima della vaccinazione gli operatori dei servizi vaccinali effettuano la cosiddetta “anamnesi” ponendo ai genitori una serie di domande sullo stato di salute del piccolo e sulla presenza o meno di allergie e di alcune malattie nei familiari. Queste informazioni sono particolarmente importanti in occasione del primo vaccino. Quando il bambino non ha sintomi, una visita da parte del pediatra o l’effettuazione di esami non consentirebbe di raccogliere informazioni utili nel ridurre i rischi di effetti indesiderati dei vaccini. 
  • Il piccolo può fare il vaccino se è raffreddato o influenzato? Se il bambino ha una malattia lieve, come per esempio raffreddore, infezione delle alte vie aeree, otite, può effettuare la vaccinazione senza che ci sia un maggior rischio di effetti collaterali o una minore efficacia del vaccino. Lo stesso vale se il bambino sta assumendo un antibiotico o ha da poco concluso la terapia. Se il bambino ha, invece, febbre elevata o la malattia è di intensità da moderata a grave, si preferisce attendere la guarigione prima di fare il vaccino; non perché ci siano rischi, ma perché i sintomi della malattia potrebbero confondersi con quelli degli effetti collaterali dei vaccini e mettere in difficoltà il pediatra nella corretta valutazione del quadro clinico.
Antonio Clavenna

medico e specialista in Farmacologia Clinica, ricercatore presso il Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, dove è responsabile dell’Unità di Farmacoepidemiologia. Si occupa principalmente del monitoraggio dell’uso dei farmaci nei bambini e negli adolescenti e del trasferimento dell’informazione sull’impiego dei farmaci, in particolare per quanto riguarda la gravidanza, l’allattamento e l’età pediatrica, agli operatori sanitari e ai cittadini.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 22/02/2023 e aggiornato il 13/11/2024
Immagine in apertura SrdjanPav / iStock

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