Riccardo, mentre sorseggia il caffè durante la pausa delle 10, racconta ai colleghi le ultime grandi conquiste di Sara, la sua bimba di 7 mesi: vocalizza, gioca, fa grandi sorrisi (soprattutto al papà). Susanna, la collega “esperta”, in quanto madre di due bambini di 3 e 10 anni, dice che a quell’età i suoi figli già gattonavano. Riccardo aggiunge che Sara non accenna a gattonare, e allora Susanna, in un impeto di saggezza, riporta quanto le avrebbe detto il pediatra sull’importanza di gattonare: «È una tappa imprescindibile dello sviluppo: se il bambino non gattona a 7 mesi non imparerà mai a camminare».
A questo punto, Riccardo passa dall’orgoglio all’agitazione, e si chiede: «Ma quando si inizia a gattonare? Sara starà bene o lo devo portare dal pediatra?». I dubbi di Riccardo sulla figlia e sull’inizio del gattonamento sono comuni a molti genitori, per cui è bene chiarire a quanto mesi si inizia e se questa fase è indispensabile.
A quanti mesi si inizia a gattonare? Come per tutte le altre tappe dello sviluppo, non c’è un’età predefinita in cui tutti i bambini “devono” iniziare a gattonare, né un’unica modalità per farlo: dopo i 6 mesi di età ciascun bambino si sposterà per terra con un proprio stile.
Ad esempio, a 7 mesi molti bambini imparano a strisciare sulla pancia o perché cadono dalla posizione seduta o perché si girano dalla posizione prona; verso gli 8 mesi tentano di sollevarsi con i quattro arti, dondolandosi avanti e indietro, anche se inizialmente, anziché avanzare, cadono a terra con tutto il corpo. I bambini possono inoltre cominciare a muoversi all’indietro come i granchi nel tentativo di coordinare il movimento delle braccia e delle gambe. Quando il bimbo inizia a muoversi carponi, ecco che inizia il gattonamento, solitamente fra i 7 e i 10 mesi.
I benefici del gattonare sono molteplici e comprendono tutti i vantaggi che derivano dalla possibilità di muoversi autonomamente e indipendentemente: il bambino è finalmente libero di raggiungere persone e oggetti desiderati, di esplorare nuovi luoghi e superfici, di affrontare ostacoli con le proprie forze. In sostanza quindi di essere autonomo prima di iniziare a camminare.
Ma allora gattonare è indispensabile? E se il bimbo non gattona? Contrariamente a quanto si possa pensare, in realtà il gattonamento non rappresenta una tappa obbligatoria nello sviluppo motorio dei piccoli. L’unicità del bambino o della bambina si esprime anche in questo ambito: c’è chi salta completamente questa fase ma si aggrappa saldamente a ogni appiglio per mettersi in piedi e chi invece inizia a muoversi autonomamente quando arriva il momento di camminare. Questa differenza non solo si può manifestare in bambini di pari età, ma anche fra fratelli.
Cosa fare se il bambino non gattona? Appurato che il gattonamento non è una fase di sviluppo necessaria, è importante creare un ambiente in cui il piccolo possa sperimentare il movimento. Lasciarlo a terra è senza dubbio più stimolante che posizionarlo in sdraiette o seggiolini: dalla postura supina può muovere le gambe e tentare il rotolamento o altri movimenti. Sono invece da evitare girelli o altri strumenti che obbligano il piccolo a posture non autonome. Diventa quindi indispensabile predisporre l’abitazione in modo da prevenire incidenti domestici.
Se dopo i 9 mesi il bambino non accenna ad alcun tipo di spostamento una volta messo a terra, occorre consultare il pediatra.
Iniziare a camminare dopo aver gattonato è l’ennesima sfida che il bambino o la bambina deve affrontare. Infatti, i “gattonatori esperti” devono abbandonare un movimento che padroneggiano con abilità e destrezza per un altro che li vede nuovamente goffi e incapaci di andare dove desiderano. Anche per questa transizione non ci sono tempi prestabiliti (generalmente i gattonatori impiegano diverse settimane prima di iniziare a camminare).
Al momento non è noto quale sia lo stimolo che porti il bambino a iniziare a camminare dopo aver gattonato. Si ipotizza che sia una combinazione di genetica, imitazione, incoraggiamento sociale e, soprattutto, esperienze fortuite che portano il piccolo a tirarsi su, stare in piedi ed esplorare lo spazio.
Ad ogni modo, la maggior parte dei bambini comincia a muovere i primi passi intorno ai 12 mesi di vita, ma come per il gattonamento anche qui non c’è una regola fissa e prestabilita.
Alcuni genitori avranno notato una certa frustrazione nei bimbi che, una volta imparato a gattonare, non riescono a raggiungere la meta desiderata. Come aiutare il bambino a gattonare? Si può fermare la tendenza ad andare indietro sistemando una mano a ridosso dei piedi, così che il bambino possa spingersi in avanti puntando i piedi stessi. Prima di riuscire nell’intento potrebbe tuttavia trascorrere anche un mese e più, finché il piccolo non consolida lo schema corporeo che gli consentirà di raggiungere il suo obiettivo.
L’incoraggiamento e l’aiuto dei genitori sono di grande sollievo per il piccolo aspirante gattonatore, ma è solo grazie ai ripetuti tentativi che il bambino riuscirà nell’impresa di gattonare. La frustrazione che deriva dall’errore è caratteristica di questo processo di apprendimento che si basa sulla ripetizione dei movimenti.
pediatra presso la Struttura Complessa di Pediatria dell'Ospedale di Chivasso (TO), ha approfondito la Medicina del Sonno in età pediatrica con particolare attenzione alla prevenzione della SIDS (Sudden Infant Death Syndrome). Membro del comitato scientifico dell'Associazione SUID & SIDS Italia Onlus e dell'ISPID (International Society for the Study and Prevention of Perinatal and Infant Death).