Recenti dati dell’Istituto Superiore di Sanità confermano che sono molti i bambini che ricevono una formula artificiale in aggiunta o in sostituzione del latte materno sin dalla nascita. Tra questi c’è Mario, e i suoi genitori, Luisa e Alfredo, che alla dimissione dall’ospedale, si recano in farmacia per acquistare una confezione di latte artificiale Alfredo si reca, dunque, alla farmacia vicino casa, ma non trova la marca che era stata utilizzata in ospedale: «E adesso, come faccio a scegliere il latte artificiale per il neonato?» domanda al farmacista.
Alfredo, infatti, non sa proprio a cosa fare attenzione quando si sceglie un latte in formula. Il farmacista gli dice che può dargliene uno di un’altra marca con caratteristiche simili e chiede se serve come aggiunta al latte materno o per sostituirlo del tutto; glielo domanda per potergli poi consigliare se è meglio un latte in polvere o liquido: «Per le aggiunte – spiega – è uno spreco usare quello liquido, che va eliminato entro 24 ore dall’apertura…».
Tanti dubbi, insomma. Vediamo di fare chiarezza su come si sceglie il latte in formula e quali caratteristiche si devono tenere in considerazione.
Cominciamo dai termini utilizzati: il nome più appropriato del sostituto del latte materno non è “latte” – come, per facilità, continueremo comunque a chiamarlo in questo articolo – ma “formula”, in quanto è una vera e propria miscela, preparata con processi industriali, che comprende vari componenti provenienti dal mondo animale e vegetale, al fine di ottenere un prodotto che si avvicini il più possibile alla composizione del latte materno. Va dunque considerato un alimento ultra-processato.
La prima domanda che ha messo in crisi Alfredo è, dunque: come scegliere il latte artificiale per il neonato? Come è noto gli operatori sanitari hanno una grande influenza sulle scelte di salute dei genitori (difatti la mamma e il papà di Mario avrebbero voluto acquistare la marca di latte che veniva utilizzata in ospedale). Molti genitori, tuttavia, non sanno che le marche di sostituti del latte materno utilizzate nei punti nascita, e a volte consigliate alla dimissione, subiscono delle “turnazioni” (ai bambini che nasceranno il mese successivo, nello stesso ospedale di Mario, potrebbe essere somministrato un latte artificiale di una marca diversa). Questo perché le varie formule in commercio sono equivalenti e dunque intercambiabili (per essere autorizzate, devono ovviamente rispondere a delle specifiche caratteristiche, ben regolamentate). Aveva dunque ragione il farmacista quando rassicurava Alfredo offrendogli una formula artificiale di marca diversa.
Quindi, quando ci si domanda a cosa fare attenzione quando si sceglie un latte artificiale, la cosa più appropriata da fare sarebbe prima chiedere un sostegno competente alle difficoltà incontrate durante l’allattamento e, nel caso ci fosse davvero bisogno di una formula artificiale, acquistarne una qualsiasi presente in commercio tra quelle cosiddette “di partenza”, contrassegnate dal numero uno.
C’è poi da chiarire se è meglio il latte in polvere o liquido. Una volta correttamente ricostituito (qui trovate tutte le informazioni necessarie per rendere la procedura sicura) non c’è alcuna differenza; è ovvio – e anche qui il farmacista ha dato ad Alfredo un’informazione corretta – che per questioni di praticità il latte in polvere è preferibile se si devono solo fare delle aggiunte, dal momento che la formula artificiale già pronta per l’uso deve essere consumata entro 24 ore dall’apertura della confezione. Un altro vantaggio del latte in polvere è il costo inferiore.
Non esiste un criterio oggettivo, né tanto meno ufficiale, per determinare quale sia il miglior latte artificiale per un neonato. Come già accennato, i prodotti di questo tipo, per essere commercializzati, devono sottostare a un regolamento della Comunità Europea che si basa sulle norme stabilite dal Codex Alimentarius prodotto dall’OMS e dalla FAO. In queste norme sono stabiliti i valori nutrizionali per il latte artificiale per il neonato (ogni costituente che compone la formula deve avere valori compresi entro certi limiti).
Nonostante non ci sia alcuna dimostrazione sul fatto che una formula artificiale sia migliore di un’altra, per gli effetti del marketing sono in molti a credere che esistano dei latti migliori. A volte questi prodotti vengono comparati al latte materno: ovviamente esistono delle differenze tra latte artificiale e latte materno che non possono essere colmate in laboratorio.
La dimostrazione è che la ricerca scientifica continua a scoprire novità rispetto ai contenuti del latte materno; c’è poi da tenere a mente che il latte materno è un fluido dinamico e vivo che contiene migliaia di molecole diverse, fattori di crescita, ormoni, microrganismi, anticorpi della madre, cellule e materiale genetico che non possono essere aggiunti nelle formule artificiali.
Il latte materno, come abbiamo sottolineato, contiene tanti componenti che, interagendo tra loro, permettono una perfetta digestione e l’assorbimento di tutti i nutrienti, mentre la digeribilità del latte artificiale è per forza di cose inferiore.
Facciamo un esempio. Nel latte materno è presente anche la lipasi, ovvero l’enzima che permette la digestione dei grassi. Alla nascita il bambino non ha ancora sviluppato tutti gli enzimi necessari, per cui se assume una formula artificiale – che non può, tecnicamente, contenere lipasi – ovviamente avrà più difficoltà ad assorbire i grassi presenti nel latte.
Un altro esempio è quello delle proteine: le percentuali dei vari aminoacidi che le compongono variano molto tra latte materno e formula. Anche la composizione del microbiota intestinale varia moltissimo tra bambini allattati al seno e alimentati con formula. Queste e numerose altre differenze spiegano la minore digeribilità del latte artificiale.
È chiaro, dunque, che il latte di formula può comportare problemi intestinali nei neonati, che avranno più difficoltà nell’assorbimento e nella digestione di alcuni componenti presenti nella formula e che potrebbe sviluppare un’intolleranza alle proteine del latte vaccino. Ma è allora possibile che ci sia una correlazione tra latte artificiale e coliche? Non ci sono evidenze scientifiche solide a dimostrazione di ciò. In effetti i motivi per cui i bambini nei primi mesi di vita soffrono di coliche è tutt’altro che chiaro.
«Come devo regolarmi con le quantità di latte artificiale e con la frequenza delle somministrazioni?» mi chiede una neo mamma che non ha potuto allattare il suo bambino a causa di una terapia che ha dovuto intraprendere. «Nelle istruzioni della confezione sono indicate le quantità e c’è scritto di darlo ogni tre ore con una pausa notturna di sei…».
Come si concilia questa prescrizione del latte artificiale con l’allattamento a richiesta consigliato alle donne che allattano al seno? Perché una mamma che offre il seno dovrebbe sempre rispondere ai segnali di fame del bambino mentre quei genitori che alimentano il piccolo con una formula artificiale dovrebbero invece seguire uno schema rigido?
In effetti sarebbe più corretto dire, in entrambi i casi, che non ci sono orari per la nutrizione a richiesta: che sia allattato al seno o che venga nutrito con la formula, il vostro bambino vi farà capire chiaramente quando avrà fame e quanto latte vorrà assumere. Un bambino sano, infatti, regola senza alcun tipo di problema e autonomamente la quantità di latte da assumere se gli è permesso di poppare liberamente, sia al seno che al biberon.
pediatra, è responsabile del gruppo nutrizione dell’Associazione Culturale Pediatri e fondatore dei “No Grazie”. È tutor e valutatore per l’iniziativa “Insieme per l’allattamento” dell’UNICEF. È stato direttore di Uppa magazine tra il 2016 e il 2021, è autore di oltre duecento pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali e membro del comitato editoriale di «Quaderni ACP».