Cos’è la motricità fine o abilità fino-motoria? Si tratta di una caratteristica dell’essere umano che non ha eguali nel regno animale, ossia la capacità di usare la mano per eseguire movimenti precisi grazie all’uso indipendente delle singole dita e alla coordinazione oculo-manuale. Grazie a questa abilità, indispensabile per uno sviluppo armonico e per il raggiungimento dell’autonomia, possiamo afferrare e manipolare in svariati modi oggetti diversi ed eseguire azioni altamente specializzate ed evolute.
In questo articolo cercheremo di approfondire come funziona la motricità fine, come si sviluppa e come stimolarla nei bambini.
Per spiegare in modo semplice cosa si intende per motricità fine possiamo dire che questa abilità viene utilizzata ogni volta che muoviamo in maniera precisa ed efficace le mani e i piedi (e relative dita) e i piccoli muscoli del viso e della bocca. Comunemente, però, quando si usa l’espressione motricità fine (o fino-motricità) si fa riferimento in particolare alle abilità che consentono a ciascuno di noi di utilizzare le dita delle mani per eseguire movimenti coordinati con un elevato grado di destrezza (indicare, prendere un oggetto e utilizzarlo secondo uno scopo, lavarci, vestirci, mangiare, scrivere…). Si tratta di un’abilità complessa che coinvolge sia le capacità motorie (saper utilizzare in maniera selettiva i muscoli), sia la capacità di elaborare le informazioni sensoriali per poi integrarle con il movimento (come la coordinazione oculo-manuale, la coordinazione visuo-motoria, la coordinazione bimanuale).
Le differenze con la motricità grossa (o “grosso-motricità”) risiedono nel fatto che quest’ultima coinvolge principalmente i muscoli lunghi e la muscolatura deputata al controllo della postura, dei movimenti del corpo nello spazio e dello spostamento degli arti; la motricità fine, invece, implica il controllo di piccoli muscoli delle estremità del corpo (polsi, mani, caviglie, piedi, dita…) e serve per compiere movimenti precisi e accurati.
Le abilità fino-motorie sono implicate anche in molte attività che sembrano interessare solo la grosso-motricità: per esempio, calciare una palla o tirarla con le mani sono azioni compiute con la grosso-motricità, ma implicano anche l’utilizzo della motricità fine per eseguire piccoli movimenti e aggiustamenti affinché il gesto risulti preciso e accurato.
Cerchiamo di capire ora perché la motricità fine è importante. In natura nessun animale ha una destrezza manuale pari alla nostra, e sono proprio le abilità fino-motorie, frutto del processo evolutivo, che hanno permesso alla nostra specie di evolversi e adattarsi a ogni tipo di ambiente.
La motricità fine è importante perché ci consente di svolgere le azioni quotidiane necessarie per la nostra sopravvivenza (alimentazione, cura si sé, attività utili per la vita sociale…), ci permette di rispondere alle richieste dell’ambiente e di interagire con gli oggetti e le persone.
Nel processo di crescita e sviluppo, le mani sono di fondamentale importanza per la maturazione psicomotoria del bambino, che attraverso di esse tocca, esplora, manipola e interagisce con sé e con il mondo, raccogliendo così le informazioni necessarie per conoscere il proprio corpo e l’ambiente circostante e creare pian piano un sistema di conoscenze più ricco, complesso e articolato.
Quando ad esempio un lattante impara a prendere un bicchiere e a maneggiarlo, inizialmente lo esplora con la bocca, ma già qualche settimana più tardi è in grado di esplorarlo minuziosamente con le piccole dita, scoprendone tutte le potenzialità; qualche mese più tardi, l’accresciuta destrezza manuale gli permetterà di utilizzare l’oggetto anche per travasi e giochi di precisione.
In età prescolare i giochi che stimolano ed esercitano la motricità fine susciteranno nel bambino interesse e piacere. Lo vedremo quindi spesso intento a incastrare puzzle, infilare, ritagliare, disegnare, modellare, scrivere…
In merito all’importanza dell’esercizio della motricità fine, Maria Montessori ha sottolineato che «la mano è lo strumento espressivo dell’umana intelligenza: essa è l’organo della mente. La mano è il mezzo che ha reso possibile all’umana intelligenza di esprimersi ed alla civiltà di proseguire nella sua opera. Nella prima infanzia la mano aiuta lo sviluppo dell’intelligenza e nell’uomo maturo essa è lo strumento che ne controlla il destino sulla terra».
Recenti studi e scoperte in ambito neuropsicologico hanno messo in luce l’importante ruolo delle abilitá fino-motorie all’interno dell’evoluzione del linguaggio, dello sviluppo del pensiero e dell’apprendimento della letto-scrittura e della matematica.
La motricità fine, quindi, è uno degli strumenti indispensabili di cui il bambino dispone per conoscere il mondo, evolvere nel suo pensiero e crescere in modo armonico.
Il processo di acquisizione delle abilità di afferramento e prensione degli oggetti è caratterizzato dalla presenza di movimenti inizialmente più “grossolani” che, grazie alla maturazione neurologica e all’esercizio, diventano via via più accurati e precisi.
Ma vediamo nel dettaglio come e quando si sviluppa la motricità fine.
Alla nascita la motricità è caratterizzata da riflessi e automatismi che limitano l’esecuzione dei movimenti volontari, ma la rapida maturazione neurologica permette al bambino di progredire velocemente nelle sue abilità motorie.
Già a 2 mesi, il neonato inizia ad afferrarsi le manine e nelle settimane successive si dedica all’esercizio della motricità globale spontanea. A 4 mesi è in grado di afferrare gli oggetti, per poi portarli alla bocca ed esplorarli. Verso i 6 mesi inizia a ruotare il polso e maneggiare gli oggetti nella loro globalità, con una crescente abilità. A 8 circa impara a rilasciare in maniera grossolana un oggetto per poterne afferrare un altro e a tenere contemporaneamente due oggetti, uno per mano. A 9 inizia a dosare la forza con cui tiene un oggetto e a utilizzare la vista per coordinare i movimenti del braccio.
L’effettivo sviluppo della motricità fine avviene proprio intorno ai 9 mesi, quando il bambino sviluppa la capacità di prendere piccoli oggetti attraverso l’opposizione di pollice e indice: inizialmente è una presa rudimentale, poi (intorno agli 11 mesi) diviene un vera e propria “presa a pinza” eseguita unendo il pollice e la punta dell’indice.
Poco prima del suo primo compleanno, il bambino è in grado di isolare il dito indice per indicare e nei mesi successivi (tra i 12 e i 18) inizia a compiere azioni come tirare fuori/mettere dentro, a utilizzare il cucchiaino, a girare le pagine, a impilare (a questa età si limita a una torre di due cubetti).
Tra i 18 e i 24 mesi apprende ed esegue in modo rudimentale azioni come infilare, svitare, impugnare e usare la matita. Verso i 2 anni è in grado di manipolare la plastilina, usare la forchetta, lavarsi le mani, avvitare, scarabocchiare.
Al suo terzo compleanno il bambino, oltre ad affinare le azioni già apprese, riesce a sbottonare i bottoni, usare le forbici, separare i puzzle.
Durante la scuola dell’infanzia la crescente destrezza manuale permette al bambino di dedicarsi con movimenti sempre più accurati alla manipolazione di piccoli oggetti – per svolgere giochi e attività “statiche”, cioè attività che necessitano di molta attenzione, precisione o ragionamento per essere eseguite e che si possono svolgere “da fermi” (seduti a un tavolo, per terra o in piedi) poiché non prevedono l’utilizzo dell’intero corpo: ne sono un esempio le attività creative (come ritagliare, incollare, modellare, infilare…), le costruzioni (con mattoncini, chiodini, viti e bulloni…), i giochi in scatola (puzzle, giochi di logica o con le carte…).
Tra i 3 e i 6 anni, inoltre, il bambino si specializza nell’uso di diversi strumenti grafici per eseguire disegni, forme e segni grafici (tutte competenze indispensabili per approcciarsi all’apprendimento della letto-scrittura) e si dedica a queste attività sia per creare seguendo la propria ispirazione, sia per riprodurre o copiare dei modelli.
Al suo sesto compleanno, il bambino sa utilizzare abilmente matite e penne e padroneggia con destrezza ed efficacia le abilità fino-motorie per realizzare ciò che desidera.
Come abbiamo visto, lo sviluppo della motricità fine avviene gradualmente e viene favorito dal tipo di stimolazione a cui il bimbo è esposto e dalle occasioni di fare esperienza attraverso il proprio corpo e la motricità. Affinché possa acquisire una buona destrezza manuale è importante, dunque, che sia messo nelle condizioni di poter sperimentare e di utilizzare mani e dita fin dalla primissima infanzia.
Lo sviluppo della motricità fine, inoltre, viene favorito da un soddisfacente e corretto esercizio della motricità grossa: ogni bambino, infatti, prima di dedicarsi in maniera importante all’esercizio della destrezza manuale, deve aver soddisfatto il suo bisogno di movimento, affinare le proprie competenze motorie di base e possedere un buon controllo posturale.
A tal proposito, è importante, soprattutto nei primi anni di vita, limitare al massimo l’utilizzo di dispositivi elettronici per permettere ai piccoli di esplorare e conoscere il mondo attraverso il proprio corpo, i sensi e la motricità (sia fine sia grossolana).
Le migliori attività per sviluppare la motricità fine sono quelle che il bambino vive normalmente nella propria quotidianità, le quali, oltre a essere stimolanti, gli permettono di acquisire sempre maggior autonomia grazie all’esercizio dei movimenti necessari all’esecuzione delle azioni abituali.
Seguendo il pensiero di Maria Montessori, la motricità fine viene stimolata e perfezionata attraverso l’esercizio: è fondamentale fornire al bambino occasioni di apprendimento, permettendogli di provare, sbagliare e correggersi, lasciandogli tutto il tempo che gli occorre.
È importante, inoltre, assecondare il desiderio di esplorazione e autonomia del bambino e consentirgli di “provare a fare da solo”, intervenendo il meno possibile e limitando gli aiuti al minimo indispensabile.
Per esempio, un’ottima attività per esercitare la motricità fine di un bambino di 2-3 anni è quella di fargli indossare le scarpine in autonomia: l’adulto metterà il piccolo in condizione di poter fare da solo fornendogli delle scarpe senza lacci e dandogli il tempo per provare a eseguire l’azione, intervenendo quando sarà il piccolo a chiederlo espressamente ed eseguendo (con lentezza, in modo che il bambino possa osservare e coglierne i dettagli) insieme a lui (guidando fisicamente le sue mani) o al posto suo solo le azioni che per lui sono ancora troppo complicate.
Le situazioni e le attività per sviluppare motricità fine sono innumerevoli. Vediamone alcune:
Può essere utile anche proporre in forma ludica al bambino degli esercizi per la motricità fine, incentrati proprio sull’esecuzione di specifici e precisi movimenti delle mani o delle dita, con l’obiettivo di rendere ancora più efficace il controllo del gesto, incrementare l’attenzione al movimento e migliorare la coordinazione.
Si tratta di giochi con o senza oggetti, come per esempio: far “baciare” il pollice con le altre dita secondo una precisa sequenza, creare ombre con le mani, tamburellare con le dita sul tavolo, far ondeggiare un nastro con i movimenti del polso…
Esercizi specifici per le abilità fino-motorie e oculo-manuali si rivelano utili anche in vista dell’inizio della scuola primaria, per favorire la completa maturazione della motricità fine e una buona padronanza nell’uso dello strumento grafico e permettere al bambino di approcciarsi al meglio all’apprendimento della letto-scrittura.
Può accadere che si verifichino situazioni in cui la maturazione delle abilità fino-motorie subisca un arresto, un rallentamento o proceda in modo anomalo.
Per comprendere se ci troviamo di fronte a una situazione in cui occorre preoccuparsi ci sono una serie di segnali d’allarme da osservare e domande da porsi sul proprio bambino.
Difficoltà nella motricità fine potrebbero inserirsi o sfociare in quadri più complessi, come per esempio ritardo psicomotorio, disprassia.
Nel caso ci accorgessimo che sono presenti una o più di queste condizioni, cosa fare se il bambino ha problemi con la motricità fine?
Per prima cosa è utile non allarmarsi, monitorare la situazione e, in caso di necessità, parlarne anche con gli altri adulti di riferimento con cui il bambino interagisce (maestre, educatori, nonni, …).
Se dal confronto con le altre figure emerge che è effettivamente presente una difficoltà, è bene far presente la situazione al pediatra e discutere con lui per esaminare la situazione.
Se si tratta di una condizione di leggero ritardo potrebbe essere sufficiente aumentare la stimolazione fornita dall’ambiente e allenare in maniera mirata la motricità fine (ad esempio attraverso i giochi e le attività specifiche proposte qui sopra).Qualora ciò non dovesse essere sufficiente o se le difficoltà dovessero risultare fin da subito molto evidenti o invalidanti, allora è consigliabile rivolgersi al pediatra che deciderà se avvalersi del parere di un altro specialista (terapista della neuro e psicomotricità o psicologo), in grado di inquadrare al meglio le difficoltà e di definire l’intervento appropriato per riabilitare le funzioni carenti.