Elisa tradisce un sorriso colmo di emozione quando, durante una visita di routine, l’ostetrica che l’ha seguita fin dall’inizio della gestazione le comunica ciò che in famiglia già sanno tutti, ovvero che è appena entrata nel nono mese di gravidanza, l’ultimo prima di conoscere il proprio bambino.
Ma esattamente, quando inizia il nono mese di gravidanza? Questo periodo comincia con la 35^ settimana + 1 giorno e si conclude alla 40^ settimana. In questo articolo cercheremo di capire quali sono gli eventuali controlli da effettuare, come procede la crescita del bambino, i sintomi che indicano l’arrivo del parto e quali sono le raccomandazioni principali da seguire durante le settimane del nono mese di gravidanza.
Come detto, per Elisa il countdown è iniziato, e il suo corpo si prepara all’evento nascita di Lorenzo. Ma come riconoscere i sintomi del parto al termine del nono mese? Andiamo per gradi.
L’aumento del suo peso al nono mese di gravidanza è leggermente superiore rispetto a quanto registrato negli ultimi due mesi, e ciò è perfettamente normale: è dovuto allo sviluppo del feto e degli importantissimi “accessori” annessi (placenta e liquido amniotico) in quest’ultima fase prima della nascita. Va però ricordato che l’incremento del peso è soggettivo, poiché ogni donna reagisce in modo diverso ai cambiamenti della gravidanza.
Proprio l’aumento di peso ed eventuali posture scorrette per via dell’utero gravidico potrebbero causare mal di schiena, soprattutto nella zona lombare. Altro sintomo possibile è il gonfiore e il senso di peso agli arti inferiori, con presenza anche di edema per via degli ormoni tipici della gravidanza (principalmente estrogeni) che determinano ritenzione idrica che in parte contribuisce all’aumento di peso.
E il prurito? Questo sintomo spesso è lieve o dovuto a fattori allergici; può presentarsi sul pancione, sulle gambe e sul seno, ed essere causato dalla tensione della pelle – dovuta all’aumento del volume – e agli ormoni gravidici, ma se persistente e intenso è bene valutare la funzionalità epatica con gli esami del sangue, per escludere la colestasi gravidica. Anche le emorroidi possono dare prurito nella zona anale, oltre che fastidio o dolore se particolarmente esposte.
Altri disturbi al nono mese di gravidanza sono quelli che riguardano l’apparato gastro-intestinale, ovvero la sensazione di nausea o vomito, oppure la stipsi e la diarrea. In queste ultime settimane può verificarsi anche la perdita del tappo mucoso: una sostanza gelatinosa presente a livello cervicale che viene espulsa per facilitare le modificazioni della cervice uterina durante il travaglio di parto. Generalmente la donna se ne accorge osservando la presenza di muco giallo con striature rossastre di sangue sugli slip, ma può anche non notare nulla se la perdita avviene nel WC. Nonostante il sangue, non è un segnale preoccupante né un sintomo di imminente parto, poiché il travaglio non è ancora iniziato.
Molto comuni sono la sensazione di stanchezza e affaticamento. È comunque importante confrontarsi sempre con il professionista che segue la gestazione per valutare se questi sintomi siano fisiologici e non causati da problemi o patologie della gravidanza (anemia, disturbi della funzionalità tiroidea…).
Quali sono invece i sintomi del parto imminente al nono mese di gravidanza? Il segnale che indica chiaramente la preparazione al travaglio è la contrazione uterina. Nelle ultime settimane, infatti, la muscolatura di questa zona inizia a contrarsi sporadicamente per prepararsi al parto. Si tratta delle contrazioni di Braxton Hicks, indurimenti addominali irregolari di breve durata percepiti come fastidiosi.
In vista e in preparazione al parto, nel nono mese occorre effettuare una serie di controlli.
Tra gli esami del nono mese di gravidanza ce ne sono di obbligatori, come l’emocromo e gli esami che riguardano gli agenti infettivi (compreso l’HIV), mentre altri come la toxoplasmosi o la valutazione del ferro sierico sono a discrezione del professionista e dipendono dalle caratteristiche stesse della gravidanza e della donna.
Anche il tampone vagino-rettale per la ricerca dello Streptococco di Gruppo B è tra i controlli del nono mese obbligatori. Viene eseguito tra le 36 e le 37 settimane per evidenziare le donne potenzialmente infette; in caso di positività viene eseguita la terapia antibiotica in travaglio, al fine di proteggere il bambino durante il parto vaginale. Se il bambino è in posizione podalica ed è già stato programmato un cesareo, questo esame potrebbe essere prescritto ugualmente poiché, seppur in pochi casi, c’è la possibilità che il piccolo si giri portando la testa in giù (ciò consentirebbe un parto vaginale).
In molti ospedali italiani è possibile optare per l’analgesia epidurale, che richiede però ulteriori analisi di controllo (coagulazione, elettrocardiogramma…) e una visita con l’anestesista proprio al fine di valutare insieme la possibilità di scegliere questa procedura, spiegare la tecnica e rispondere a eventuali dubbi o domande della coppia. A tal proposito va ricordato che il ricorso a tale tecnica è un diritto della gestante e dal 2008 in Italia rientra nei LEA, ossia nei servizi che il sistema nazionale deve offrire gratuitamente ai cittadini; ciononostante, però, non tutte le strutture sono attrezzate per garantire questa possibilità.
La preparazione al parto però non si fa soltanto con gli esami o con le visite presso il professionista che segue la gestazione, ma anche partecipando attivamente a incontri di accompagnamento alla nascita (termine corretto per il corso preparto), affinché la coppia possa trovare risposte ai dubbi e alle perplessità e, attraverso le informazioni ricevute, effettuare delle scelte consapevoli, compilando anche il piano del parto in vista del ricovero. La partecipazione a questi incontri non è solo per le donne e le coppie che scelgono il parto vaginale ma è utile anche per coloro che sanno già di dover affrontare un taglio cesareo.
Anche il piccolo Lorenzo, nella pancia di Elisa, sta facendo le valigie per la nuova vita che inizierà da lì a poche settimane e si sta preparando ad affrontare il parto. Il cucciolo, infatti, si posiziona correttamente in vista della nascita, e in particolare si piega su stesso e incanala la testolina nel bacino – quindi nel canale del parto – determinando un abbassamento della pancia materna.
Durante il nono mese di gravidanza i movimenti fetali saranno sempre più limitati ma dovranno comunque continuare a manifestarsi fino al parto, poiché sono segno di benessere del piccolo. Per approfondire questo argomento, consigliamo la lettura di questo articolo (soprattutto per capire come monitorare i movimenti fetali e cosa fare in caso di loro assenza).
Di cosa occorre preoccuparsi al nono mese di gravidanza? Le ansie e le preoccupazioni rispetto all’evento nascita possono aumentare durante quest’ultimo mese, poiché la data si avvicina, ma il confronto tra i due partner, e tra i futuri genitori e i professionisti sanitari del punto nascita e del corsi di accompagnamento, sono utili a ridurre queste preoccupazioni e cercare di rasserenare la coppia. Qualsiasi dubbio o sintomo anomalo percepito va valutato assieme al professionista che segue la gestazione, oppure recandosi presso un pronto soccorso ostetrico.
In generale, cosa fare e cosa non fare al nono mese di gravidanza? Quali sono i consigli più utili? Se non ci sono controindicazioni mediche e rischiose per la gravidanza, non ci sono risposte giuste tout court a questa domanda. Elisa deve vivere la sua quotidianità ascoltando il proprio corpo e i propri desideri. Se proprio vogliamo darle qualche suggerimento: passeggiate (meglio se all’aria aperta) e bagni caldi possono migliorare lo stress, rilassare la muscolatura dolorante e migliorare la circolazione sanguigna, in particolare degli arti inferiori.