«Ho la testa che mi scoppia!», si lamenta Carla, al telefono con un’amica. «Secondo te, posso prendere una tachipirina anche se sono incinta?».
In caso di dolore o febbre durante la gravidanza, il paracetamolo, il principio attivo della tachipirina, è uno dei pochi farmaci che possono essere assunti con relativa sicurezza, anche se, come tutti i medicinali, prima dell’uso è indispensabile rivolgersi al proprio medico. Medicinali da banco a base di altri principi attivi, come l’ibuprofene o il ketoprofene, nonché l’aspirina ad alte dosi, invece, sono in genere sconsigliati. Cerchiamo di capire perché.
Il paracetamolo in gravidanza va usato con cautela, al giusto dosaggio, per tempi limitati e in caso di effettivo bisogno, poiché come tutti i farmaci può avere degli effetti collaterali (li approfondiamo nel paragrafo che segue).
In ogni caso, le dosi di paracetamolo in gravidanza non dovrebbero superare quelle consigliate per l’adulto, ovvero un massimo di 3 grammi nelle 24 ore. Dosi superiori, infatti, possono essere dannose per il fegato. In genere si consiglia l’assunzione di una compressa da 500 mg ogni 4 ore (massimo sei compresse al giorno), oppure di un grammo (due compresse da 500 o una da 1.000 mg) ogni otto ore.
L’assunzione andrebbe limitata nel tempo e se il malessere persiste è bene consultare il proprio medico di famiglia o il ginecologo, che valuteranno al meglio la situazione clinica.
Vediamo dunque quali sono gli effetti collaterali del paracetamolo in gravidanza. Si tratta di un farmaco che, in generale, viene smaltito dal fegato, ma che in dosi eccessive può causare un’insufficienza epatica acuta, ovvero una compromissione dell’organo e delle sue funzioni potenzialmente letale.
Quali sono invece i rischi da assunzione di paracetamolo in gravidanza per il feto? Le prove a questo proposito sono emerse solo negli ultimi anni e non sono ancora del tutto consolidate, ma rafforzano la raccomandazione di usare il paracetamolo con estrema cautela durante la gestazione. Secondo alcuni studi, infatti, un uso prolungato del farmaco potrebbe avere effetti a lungo termine sullo sviluppo psicofisico del feto.
Una ricerca del 2022 ha evidenziato come i figli di madri che avevano usato il paracetamolo nel terzo trimestre, all’età di 3 anni avevano punteggi significativamente più elevati nelle scale che misurano i problemi del sonno e dell’attenzione. Le evidenze emerse da questa e altre ricerche hanno portato un gruppo di esperti a sollecitare una revisione delle raccomandazioni in uso negli Stati Uniti. In particolare, gli studiosi sottolineano che il paracetamolo in gravidanza potrebbe alterare lo sviluppo fetale, aumentando il rischio di disturbi del neurosviluppo e di problemi per l’apparato urogenitale.
Alcuni studi hanno ipotizzato, ma non dimostrato, che l’esposizione al paracetamolo durante la gravidanza potrebbe avere delle conseguenze sullo sviluppo psicomotorio dei bambini e procurare alcune malformazioni e problemi nello sviluppo cognitivo e linguistico.
In particolare, l’assunzione di paracetamolo nel primo e secondo trimestre di gravidanza potrebbe aumentare il rischio di criptorchidismo (la mancata discesa dei testicoli nello scroto), mentre l’assunzione di paracetamolo nel secondo e terzo trimestre è stata associata a un incremento del rischio di altri problemi urogenitali e riproduttivi.
I tempi e la durata dell’assunzione sarebbero elementi critici. In particolare, gli effetti potrebbero essere associati a un uso prolungato, superiore alle due settimane, mentre un uso limitato nel tempo è in genere considerato sicuro.
Dato che durante la gestazione sono pochi i farmaci antidolorifici e antipiretici sicuri e che febbre e dolore possono comunque avere effetti negativi sul feto, l’uso del paracetamolo in gravidanza non può essere vietato. La raccomandazione è di consultare il proprio medico in caso di dubbio e usare la minima dose efficace per il minor tempo possibile.Invece quando evitare l’assunzione del paracetamolo in gravidanza? In generale, la tachipirina non va assunta in caso di allergie al principio attivo oppure in caso di problemi al fegato che ne compromettano la funzione, come una grave insufficienza epatica. Quando il dolore o la febbre si prolungano nel tempo o non si ha beneficio dopo le prime dosi di tachipirina è bene consultare il proprio medico curante che potrà individuare la terapia più efficace e meno rischiosa per la mamma e il feto.