Roberta si reca dal pediatra con in braccio il piccolo Emanuele, di appena 20 giorni. «In questi giorni non fa che piangere… Il viso gli diventa rosso, si agita, sento che ha la pancia gonfia… Tutti mi dicono che potrebbe essere un po’ di aria nella pancia», dice al medico senza nemmeno sedersi. Il medico la fa accomodare e comincia a rivolgerle qualche domanda per capire se, quello di Emanuele, è davvero un caso di aria nella pancia del neonato. E tra le altre cose informa anche Roberta sulle cause di questo fenomeno…
Quali sono le cause dell’aria nella pancia del neonato? Dobbiamo considerare che, sia nel bambino allattato al seno che in quello con formula, una parte degli zuccheri contenuti nel latte (in gran parte rappresentati dal lattosio) resta normalmente indigerita all’interno dell’intestino; di conseguenza i batteri presenti nel tubo digerente attaccano questi carboidrati causandone la fermentazione e quindi lo sviluppo di gas. È possibile inoltre che il bambino allattato al biberon o quello che usa il ciuccio possano ingerire aria nell’atto di succhiare.
È anche vero, inoltre, che i bambini non sono tutti uguali: alcuni producono maggiori quantità di aria nella pancia, oppure incontrano più difficoltà di altri ad espellerla.
In definitiva, l’aria nella pancia dei neonati è un fenomeno fisiologico, che prosegue nei primi mesi di vita, mentre i piccoli perfezionano le relative “tecniche” di eliminazione; solo in pochi casi il meteorismo – disturbo caratterizzato dalla dilatazione dell’addome per la presenza di quantità eccessiva di gas nel tubo digerente – costituirà un problema in grado di causare dolore, pianto e malessere nel bambino e nella famiglia.
Di sicuro non ha nessun problema intestinale quel bambino che emette aria ma si attacca a richiesta, cresce a sufficienza (140/150 grammi a settimana nei primi tre mesi), bagna almeno sei pannolini al giorno e produce senza fatica feci di consistenza morbida e di colore normale (da ricordare che i colori anormali sono il bianco, il rosso e il nero).
Il fatto che i lattanti piangano di sera a causa del dolore provocato dall’aria nella pancia è visto come una verità assoluta e inconfutabile, tanto è vero che si parla di “coliche”, termine che si riferisce ai violenti dolori causati da contrazioni di quei visceri (in questo caso il colon) che sono dotati di una parete muscolare. In aggiunta, queste coliche vengono definite come “gassose”, provocate cioè dall’accumulo di gas.
La prova definitiva e incontestabile di questa concatenazione aria-dolore-pianto si avrebbe osservando il comportamento dei bambini nel corso della colica stessa: pianto disperato, viso rosso, movimenti continui delle braccia e delle gambe, pancia gonfia, emissione di aria dal sederino.
Il tutto accade appunto inesorabilmente in quella fascia oraria pomeridiana/serale che nei paesi anglosassoni viene chiamata baby witching hour, vale a dire l’ora delle streghe, definizione calzante in quanto il piccolo esagitato e i genitori in preda al panico appaiono spesso come davvero intrappolati in un incantesimo senza uscita.
La prima riflessione da fare è che è normale che i bambini piangano e spesso urlino per tante ragioni diverse, qualche volta sconosciute a loro stessi e impossibili da individuare: in media lo fanno dai 45 minuti alle 2 ore al giorno nei primi sei mesi di vita, ma il picco si verifica verso le sei-otto settimane e la durata degli episodi si riduce nettamente verso i 3-4 mesi di età.
In alcuni casi, che sembrano riguardare due-tre bambini ogni 10, il pianto diventa “eccessivo”, sia per durata (tre ore e oltre) che per frequenza. Che però questi episodi siano dovuti a “coliche” causate dall’aria nella pancia non lo ha mai dimostrato nessuno studio scientifico. Si è visto anzi che molti lattanti che presentavano un importante aumento nella produzione di gas intestinale non manifestavano né malessere né pianto.
È molto probabile perciò che l’emissione di aria durante questi episodi non sia la causa, ma la conseguenza del pianto: del resto è noto che il lattante non piange solo urlando, lacrimando e cambiando l’espressione del viso, ma mettendo in agitazione e in movimento tutto il corpo.
Sono state fatte molte ipotesi sul perché alcuni bambini gridino di sera alla disperata, ma una chiara causa non è mai stata individuata.
Le varie teorie, oltre a quella dell’eccessiva produzione di gas, vanno da un’alterazione della flora batterica intestinale a una immaturità del sistema nervoso centrale, da un’intolleranza al lattosio a un temperamento “difficile” del bambino, da un alto livello di stress dei genitori fino ad errori nelle modalità di allattamento. Ma nessuna di queste ipotesi ha avuto dimostrazione o conferma.
La spiegazione che più convince fa riferimento a una particolare risposta emotiva e di comportamento agli stimoli. Fin dall’ultimo trimestre in utero, ma soprattutto dopo la nascita, i bambini ricevono dall’ambiente una quantità di segnali che colpiscono la loro attenzione e li portano a selezionare alcune informazioni e a ignorarne altre. È probabile che alcuni, nei primi mesi, reagiscano esageratamente agli stimoli provenienti dall’ambiente e facciano quindi fatica ad autocontrollarsi e autoconsolarsi: è logico pensare che il pianto si scateni alla sera, in seguito al sommarsi, durante la giornata, di stimolazioni visive, uditive, tattili e altro ancora, che il piccolo non è ancora capace di filtrare. Inoltre, è più facile che alla sera il neonato pianga perchè, essendo stanco, fa più fatica a succhiare, con il risultato di fare numerose poppate ravvicinate (le cosiddette “poppate a grappolo”).
Una volta stabilito che l’aria della pancia nei neonati non rappresenta quasi mai un problema, come aiutare comunque i piccoli? Ricordarsi sempre di seguire l’alimentazione a richiesta, offrendo il seno o il biberon quando il bambino mostra segnali di fame; se invece pensiamo di nutrire il bambino a orari fissi e predeterminati, non rispettando i suoi tempi e lasciandolo piangere quando ha fame (perché «ancora non è ora»), è facile che ingerisca più aria.
Se lo allatta la mamma, si può tenere dritto per qualche minuto prima di passare da un seno all’altro, ma non è raccomandabile staccarlo durante il pasto per fargli fare il ruttino; se invece prende il biberon, andrà tenuto in verticale per alcuni minuti alla fine del pasto. Se non ha fatto il ruttino lo si potrà mettere disteso per un minuto e poi riprovare a tenerlo diritto.
Quali sono le manovre e i rimedi per eliminare l’aria nella pancia del neonato? Come possono i bambini liberarsi di questi momentanei accumuli d’aria? Da una parte con il ruttino al termine del pasto e dall’altra espellendo l’aria dall’intestino, ma anche queste manovre richiedono un certo training per diventare efficaci. Insomma, bisogna dare al piccolo il tempo per imparare a eliminare quanto è in eccesso: non è infatti raro vedere, nei primi mesi, i bambini diventare rossi in viso, gridare e agitare braccia e gambe nello sforzo di raggiungere il risultato sperato.
Per aiutarli a espellere l’aria può essere utile metterli sulla schiena e, tenendoli per i piedini, muovergli le gambe con delicatezza come se andassero in bicicletta.
La dieta della mamma che allatta non va modificata (non è mai stato dimostrato alcun collegamento con l’aria nella pancia dei bambini), così come non occorre cambiare tipo di latte formulato.
Nei bambini allattati al seno alcune ricerche sembrerebbero suggerire che certi particolari probiotici (“fermenti lattici”) possano accorciare la durata del pianto, ma siccome è tutto da dimostrare, non essendoci solide evidenze scientifiche in merito, ne sconsigliamo l’utilizzo.
In quanto ai farmaci, alcuni pediatri consigliano il Simeticone, un prodotto in gocce piuttosto popolare che avrebbe la capacità di sciogliere la bolla di gas in tante piccole bollicine facilmente eliminabili. Autorizzato per l’uso dei bambini anche dall’FDA, che è l’agenzia americana competente per i farmaci, non ha mai dimostrato di funzionare più del “placebo”, che consiste in un prodotto privo di qualunque azione farmacologica, il cui eventuale risultato si basa solo sull’effetto psicologico.
pediatra, esercita la professione di pediatra di famiglia a Padova. È presidente dell’Associazione Culturale Pediatri di Venezia e collabora come volontario con la onlus “Rafiki - Pediatri per l’Africa”.