Come possiamo scegliere una pellicola che sia adatta ai nostri figli? Quali sono i migliori film per bambini? E a partire da quale età è possibile andare al cinema?
Alcuni genitori, consapevoli del fascino e del potenziale formativo che possiede il grande schermo, propongono ai propri figli l’esperienza di una sala cinematografica per immergersi in una narrazione diversa da quella dell’ambito domestico. Occorre però fare una premessa: andare al cinema potrebbe non interessare o comunque non piacere ai bambini al di sotto dei 5 anni. Questo perché lo schermo molto grande, i suoni, il buio e l’indotto alimentare (snack, bevande eccetera) rappresentano stimoli in genere poco adatti al di sotto di quell’età.
Inoltre, è complicato per i più piccoli mantenere l’attenzione per tutta la durata di un film, che in genere supera sempre i 60 minuti. Preferibile, in questi casi, è servirsi del piccolo schermo domestico, sia attraverso un lettore DVD (strumento sempre meno presente nelle nostre case), sia attraverso le piattaforme di streaming. Questa scelta, infatti, consente un ambiente più familiare e offre la possibilità di segmentare la visione in più momenti.
Nei prossimi paragrafi proveremo a individuare alcuni titoli interessanti per l’infanzia, riflettendo insieme anche sui criteri da adottare per la scelta dei film per bambini.
A partire dai 4 anni, l’esperienza di un film può risultare stimolante per i bambini. Come anticipato, è preferibile non imporre la visione per intero, ma cercare di osservare il piccolo durante la fruizione, per capire se è in grado di proseguire la visione dall’inizio alla fine o se è preferibile segmentarla in più parti; ciò rende ovviamente più complesso, almeno fino ai 5 anni, tener conto della trama, soprattutto se trascorrono alcuni giorni tra uno spezzone e l’altro.
Una scelta consigliata potrebbe essere quella di optare per dei film di animazione, che risultano più accattivanti e stimolanti in questa fascia di età rispetto ai film tradizionali.
Per scegliere un film per i bambini in questa fascia di età, i suggerimenti sono gli stessi che valgono per i cartoni seriali televisivi. Per i film, però, ne abbiamo anche altri più specifici, ovvero:
Inoltre, non fermiamoci ai cartoni della nostra infanzia, che sono di certo stimolanti per molti versi, ma che spesso contengono stereotipi culturali e di genere che andrebbero superati.
Un altro consiglio è quello di non limitare le proposte ai cartoni seriali che i bambini già conoscono (ad esempio quelli di Masha e Orso, di Curioso come George, eccetera), poiché, seppur di qualità, questi contenuti risulterebbero ripetitivi nelle narrazioni e nei personaggi. Ampliamo dunque le prospettive.
Tra i “classici” non troppo datati, ecco di seguito qualche proposta.
Si tratta del primo lungometraggio Pixar. Narra la storia di giocattoli che diventano animati. Il cartone amplia in questo modo le prospettive e può portare il bambino ad avere ancora più cura dei propri oggetti e a far viaggiare ulteriormente la propria fantasia, stimolando le sue forme di gioco simbolico.
Realizzato dalla DreamWorks Animation, questo film si ispira al lavoro dell’illustratore William Steig. Si tratta infatti di un adattamento cinematografico dell’omonimo racconto per ragazzi che, pur trasformando notevolmente la trama, offre un’interessante riflessione sul concetto di differenza, affrontando in modo ironico e irriverente (oltre che critico) il rapporto tra principe e principessa e intrecciando la storia con altre fiabe, offrendo vari spunti interessanti anche sul piano emotivo.
Più adatti per la fascia di età successiva risultano le edizioni Shrek 2 e Shrek 3, in cui il registro ironico di alcune scene è più adatto agli adolescenti o agli adulti.
La storia del celebre pesce pagliaccio è interessante sia perché consente di riflettere su una differenza fisica (la pinna atrofica), che non deve essere necessariamente un limite, ma anche perché l’intera narrazione è focalizzata sulla dimensione del rischio: il rischio non è, come il pericolo, qualcosa da rimuovere, ma qualcosa da affrontare perché si possa trasformare in opportunità.
Prodotto da Blue Sky Studios, la storia ci porta a 20.000 anni fa, in corrispondenza di un’era glaciale che sta per abbattersi sulla Terra. I tre protagonisti (un mammuth, un bradipo e una tigre) collaborano per riportare a casa un bambino che si è smarrito. Interessante è il modo in cui ciascun personaggio si metta in gioco, narri il proprio passato e rifletta sulla propria identità grazie a questa avventura.
Altra narrazione della DreamWorks Animation, in cui quattro personaggi scappano dallo zoo di Central Park a New York per ritrovarsi nella savana. Centrale in questa storia è il tema dell’amicizia: ne viene sottolineata l’importanza per poter affrontare le sfide che i personaggi si trovano di fronte.
Il ritmo e le melodie riescono a coinvolgere il pubblico anche durante la prima infanzia e l’ironia che viene promossa costantemente nei dialoghi rende la narrazione particolarmente divertente.
Si tratta, a tutti gli effetti, di una narrazione che mette al centro la competizione. È interessante però notare come in ciascuna delle tre storie della saga, in realtà, la gara in sé non è il fine ma il mezzo. Soffermandosi sul primo episodio, Saetta Mc Queen rinuncia alla vittoria per poter consentire al rivale di chiudere con onore la propria carriera. In generale, l’intera narrazione consente la riflessione attorno a diversi valori.
Con l’avvio della scuola primaria, le possibilità narrative per i bambini aumentano. Parallelamente all’incontro con la didattica di alcune discipline, è infatti possibile promuovere la visione di film con trame più complesse e che richiedono una maggiore attenzione.
Accanto ai film di animazione, in questa fascia di età si possono seguire anche film con attori umani. Ecco alcuni esempi:
Enzo D’Alò – uno dei principali registi di cartoon italiani – ha realizzato questa narrazione animata che segue fedelmente la splendida storia di Luis Sepulveda (Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare).
Il gatto Zorba si prende cura del piccolo gabbiano, proponendosi di insegnargli a volare. La storia parla appunto di quanto la relazione educativa sia capace di promuovere un reciproco arricchimento e di come la solidarietà e l’amicizia siano valori fondamentali; c’è anche il tema ecologico, ovvero le conseguenze del comportamento dell’essere umano sull’ambiente e sugli altri animali.
L’animazione, molto diversa da quella digitale contemporanea, pur risultando avvincente, ha tempi distesi, che favoriscono la comprensione dello spettatore.
Il film è la trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Roal Dahl, uno dei punti di riferimento della letteratura per ragazzi mondiale. Uno dei cinque bambini che vince il biglietto per visitare la Fabbrica di Willy Wonka è Charlie Bucket, che diversamente dagli altri, contrassegnati da avidità, spicca per la sua bontà e gentilezza.
La narrazione è interessante perché, partendo dalla prospettiva di una bambina (quella della piccola Fern), incoraggia ad assumere il punto di vista degli animali; è implicita la denuncia della scarsa attenzione degli esseri umani per il mondo animale ed è interessante il tema dell’amicizia evidenziato tra il maialino Wilbur e il ragno Charlotte.
Significativo è anche il fatto che la narrazione affronti il tema della morte senza considerarlo un tabù (come invece avviene di solito nelle narrazioni per bambini).
Il film è la trasposizione cinematografica dell’omonimo libro di Dr. Seuss (pseudonimo di Theodor Seuss Geisel) e consente di riflettere sulle differenze: l’elefante Ortone scopre l’esistenza di una minuscola città all’interno di un granello di polvere, abitata dai NonSoChi.
Il film fa inoltre riflettere sul fatto che sia importante prestare attenzione anche a ciò che non si vede e invita ad aprirsi a ciò che è “diverso da noi” con uno sguardo decentrato rispetto al nostro modo di leggere il mondo.
Tredicesimo lungometraggio della Pixar, è una storia che parla di una principessa atipica, molto diversa rispetto ai modelli proposti nei film precedenti della stessa casa di produzione.
Come suggerisce il titolo, la protagonista intende “ribellarsi” a un destino prefigurato che la vede impegnata in attività ritenute esclusivamente femminili. Nelle avventure che affronta, è lei stessa a essere protagonista, senza bisogno di un principe che la salvi, e la storia si conclude con la madre che accetta il fatto che la figlia possa governare da nubile.
Questa narrazione della Pixar è ambientata in Italia e affronta in modo raffinato e riflessivo il tema della differenza, sottolineando quanto spesso siano da decostruire i pregiudizi nel nostro modo di confrontarci con l’altro.
Un mostro marino diventa umano quando esce dall’acqua e scopre il fascino della città e dei suoi abitanti, ma anche le sue insidie: la paura della differenza è spesso fonte di odio. Nella storia, l’amicizia risulta un valore fondamentale per riuscire ad affrontare le sfide e costruire un dialogo costruttivo con chi è differente da noi.
Dagli 8 anni, le capacità dei bambini di seguire le storie animate aumentano e diventano fruibili anche narrazioni più complesse e più ricche di stimoli. Precisando che alcuni di questi film potrebbero essere visti anche prima (così come alcuni dei film precedenti potrebbero essere visti oltre gli 8 anni), ecco un elenco che comprende anche film di animazione e che cerca di tener conto di stili, di temi e di approcci differenti.
Comencini, con la sua miniserie, ha saputo creare una narrazione molto fedele a quella originale, evidenziando quanto Pinocchio sia un romanzo di formazione, con risvolti drammatici (nella prima stesura, la storia finiva col protagonista impiccato) e con straordinari stimoli riflessivi. Dalla colonna sonora, alla fotografia, alla potenza dei dialoghi: si tratta di un film esteticamente davvero bello che piacerà molto anche ai bambini.
A partire dal bel libro di Dr. Seuss, Ron Howard ha proposto un film interessante che esce dalle logiche più commerciali solitamente abbinate al Natale. La celebre storia narra di un personaggio che, nel paese di Chinonsò, detesta profondamente questo periodo connotato da felicità, regali e spensieratezza.
In questa storia, il Natale non è che un pretesto per parlare in realtà dell’importanza dell’amicizia. Certamente accattivante anche il cartoon uscito nel 2018, ma l’interpretazione di Jim Carrey e la regia di Howard danno al film un quid in più.
Il film è l’adattamento dell’albo illustrato di Maurice Sendak, che è uno dei classici della letteratura per l’infanzia e che riesce a toccare corde interessantissime per parlare dell’infanzia.
Si tratta di un film che ricorre in parte a tecniche di animazione. Pur avendo ricevuto critiche contrastanti, può essere interessante, se si è letto l’albo illustrato, favorire la visione del film per promuovere una riflessione sulle dimensioni emotive di questa storia e sul protagonismo dell’infanzia.
Tra i capolavori prodotti dal celebre regista giapponese all’interno dello Studio Ghibli, indichiamo questa narrazione che risulta interessante per la sua capacità di stimolare la fantasia. La protagonista è Sophie, una ragazza di 18 anni, che viene salvata dal mago Howl, ma a causa della maledizione di una strega, viene trasformata in una donna anziana.
L’avventura si svolge su un castello in costante movimento. Si tratta di un testo pieno di allegorie, con stimoli che potrebbero non essere colti pienamente tra gli 8 e gli 11 anni, ma la fantasia accompagna il profondo viaggio di crescita personale della protagonista.
In questo lungometraggio Pixar, Ridley, ragazzina di 11 anni, si trasferisce con la famiglia nel Minnesota. Le novità con cui ha che fare vengono descritte dal punto di vista della sua mente e in particolare si analizza il ruolo di cinque emozioni: gioia, disgusto, paura, rabbia e tristezza.
Il film è stato scritto con la consulenza di neuroscienziati e psicologi e descrive in modo eccezionale (ma educativo al tempo stesso) il rapporto che c’è tra le emozioni e la razionalità.
Anche questo film ha alla base un importante romanzo, quello omonimo di R. J. Palacio. Se già il libro merita di essere letto, il film risulta una trasposizione molto efficace e coinvolgente.
August è un ragazzino di 11 anni che ha una malformazione al volto e che inizia il suo percorso a scuola, proprio alle porte dell’adolescenza. Il tema della differenza (da intendere come risorsa e non come limite) è al centro di una narrazione che si muove tra tante prospettive e invita a notare come ognuno di noi è portatore di specifiche differenze che devono essere valorizzate.