Tra i primi regali che i neogenitori possono ricevere per l’arrivo del loro bebè c’è spesso un doudou. Il termine francese doudou significa letteralmente “copertina”, si tratta di un oggetto pensato per donare conforto ai bambini e alle bambine sin da piccolissimi.
Ma il doudou è davvero indispensabile? A partire da quando si può offrire ai bambini e che caratteristiche dovrebbe avere questo oggetto? Si possono dare i doudou ai neonati? E quali sono nel dettaglio i loro benefici? In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza sul tema.
Come funziona un doudou? I doudou da neonato in commercio sono generalmente oggetti morbidi al tatto, come piccoli peluche, copertine di stoffa o bamboline di ciniglia.
Tra i benefici maggiormente pubblicizzati del doudou troviamo il suo effetto calmante: accompagnando il bambino e la mamma fin dai primi giorni durante momenti relazionali importanti quali l’addormentamento esso finirebbe per assorbire l’odore materno e, così facendo, offrirebbe un senso di protezione anche quando il genitore non è presente fisicamente.
Sebbene le ricerche scientifiche dimostrano che i neonati presentano fin dalla nascita un olfatto molto sviluppato e che già dopo poche ore di vita sono in grado di riconoscere l’odore materno, non vi è però conferma che il doudou possa assolvere effettivamente a quanto pubblicizzato.
Altra funzione spesso citata del doudou è quella di “oggetto transizionale”.
Con questa espressione, coniata negli anni Cinquanta del Novecento dal pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott, si intende un oggetto fisico, come per l’appunto il doudou, che i bambini possono tenere vicino a sé e utilizzare come “sostituto temporaneo” delle figure genitoriali per trovare conforto e sicurezza nel momento di una separazione. L’oggetto transizionale, secondo Winnicott, fa la sua comparsa tra i quattro e i dodici mesi di vita e diventa quella presenza familiare e rassicurante che aiuta i bambini a ridurre l’ansia e a esplorare con maggior fiducia un ambiente nuovo. La sua importanza resta significativa per diverso tempo e spesso questo oggetto può accompagnare il bambino fino alla Scuola dell’Infanzia. Solitamente i bambini e le bambine si distaccano gradualmente da esso diventando sempre più capaci di trovare dentro di sé le risorse necessarie a rassicurarsi. Finiscono così per utilizzarlo sempre meno fino a non manifestarne più il bisogno.
L’oggetto transizionale descritto da Winnicott non è però forzatamente un oggetto morbido come i doudou che troviamo in commercio. Può trattarsi, infatti, di qualsiasi oggetto scelto dal bambino in grado di offrirgli conforto ( come un fazzoletto ma anche una maglietta, una fotografia… ).
Nonostante i doudou vengano spesso pubblicizzati come oggetti transizionali è bene specificare quindi che le due cose non coincidono forzatamente. Il doudou, se scelto come tale dal bambino o dalla bambina, può diventare oggetto transizionale, ma non obbligatoriamente.
Non tutti i bambini e le bambine, infatti, manifestano il bisogno o sviluppano un legame nei confronti di un oggetto transizionale. È possibile, ad esempio, che piuttosto che ricorrere al doudou, il bambino preferisca succhiare il dito, ricorrere al ciuccio o così via. Possiamo certamente donare al nostro bambino, se lo riteniamo opportuno, un oggetto di questo tipo, ma è importante da parte nostra non forzare la creazione di una relazione con esso dato che la scelta non spetta a noi.
Se si decide comunque di proporlo al proprio bambino o bambina, può nascere spontanea la domanda «Quando si dà il doudou?». Teoricamente è possibile proporlo fin dai primi mesi, quando tale oggetto potrà essere utilizzato, ad esempio, nel corso delle prime attività motorie e di gioco del bambino.
Vediamo ora come introdurre il doudou. Come già accennato possiamo proporre il doudou al bambino fin dai primi mesi nei momenti di veglia e di gioco, con l’accortezza di toglierlo durante il sonno, per evitare che l’oggetto possa inavvertitamente finire sul viso del bambino e fargli correre così il rischio di un soffocamento.
Uno dei vantaggi del doudou sta senza dubbio nel fatto che può essere facilmente portato con sé (nel passeggino, in borsa…), sia per una passeggiata che per un viaggio. In questo modo i genitori possono avere sempre a portata di mano un oggetto utile per aiutare a rassicurare il bambino in caso di irrequietezza o malessere (come abbiamo visto è possibile che il doudou abbia effetti benefici quali quello di aiutare il bambino a calmarsi).
In commercio è presente una vasta offerta di doudou, dalle forme, dai materiali e dai colori più differenti.
È fondamentale che la scelta ricada su prodotti che rispettano le normative di sicurezza. Altrettanto importante è che il doudou non presenti piccole parti che, staccandosi, possano comportare un rischio di soffocamento per il piccolo.
Agli oggetti in plastica prediligiamo quelli realizzati con materiali naturali (come cotone, lana o bambù organico), morbidi, certificati e rispettosi della pelle dei neonati. Meglio evitare anche oggetti dalle fantasie e colori troppo sgargianti o dotati di suoni, per evitare di sovrastimolare inutilmente i bambini.
Visto che il doudou è sempre a stretto contatto con il bambino, è opportuno che venga lavato e igienizzato regolarmente. Per la pulizia del doudou è consigliato l’utilizzo di detersivi neutri delicati, che combattano la formazione di allergeni e batteri e che, al tempo stesso, non invalidino l’efficacia dell’oggetto a causa delle forti profumazioni.
Se il bambino è particolarmente attaccato al suo doudou e l’idea di tenerlo lontano il tempo sufficiente per un lavaggio sembra impossibile, è consigliabile pensare all’acquisto di un secondo esemplare da utilizzare a rotazione, rendendo così più semplice il processo.
Ma cosa fare se, invece, l’attaccamento nei confronti di questo oggetto diventa prolungato o eccessivo? In questi casi il consiglio è di non farsi sopraffare dalla preoccupazione, finendo magari per eliminare repentinamente il doudou. Se l’oggetto non rappresenta un ostacolo per lo sviluppo sociale o linguistico del bambino, non occorre avere troppi timori. I bambini, con il tempo, troveranno fisiologicamente nuove soluzioni di rassicurazione.
Se invece si reputa opportuno tentare di disincentivare l’utilizzo del doudou, è importante innanzitutto valutare che il bambino non stia vivendo una situazione di particolare stress o cambiamento, perché essa non farebbe che intensificare il suo bisogno nei confronti dell’oggetto. Se così non fosse potremo iniziare rendendo l’oggetto di affezione gradualmente meno disponibile per il bambino, offrendoglielo magari solamente nei momenti in cui appare davvero necessario.
Il consiglio resta comunque quello di seguire il più possibile i tempi del bambino e, solo in caso di reale preoccupazione, consultare il proprio pediatra per indicazioni mirate. In conclusione, nonostante negli ultimi anni i doudou siano ormai diventati regali per eccellenza al momento della nascita di un bambino, possiamo affermare che il ricorso ad essi sia tutt’altro che indispensabile.
Se quindi abbiamo ricevuto in dono un doudou per il nostro bambino o abbiamo piacere di proporgliene uno, facciamolo tranquillamente ma senza crearci eccessive aspettative in merito. Come abbiamo visto, un doudou può diventare un oggetto di affezione per i bambini ma è altrettanto possibile che questi lo rifiutino o che sviluppino un legame verso qualcos’altro. È fondamentale, quindi, non insistere nel proporlo se notiamo che il bambino preferisce tenere sempre con sé un altro peluche o un oggetto differente. Alla fine sarà sempre il piccolo a scegliere, tra le varie opzioni a sua disposizione, l’oggetto d’affezione prediletto, suo compagno di giochi ed, eventualmente, oggetto transizionale.
Non vi è alcuna necessità di spingere i bambini e le bambine ad accettare un doudou o a creare un legame con esso: se ne sentiranno il bisogno o il desiderio lo faranno in maniera spontanea e naturale. A guidarci dovrebbero essere esclusivamente i tempi, le necessità e le inclinazioni uniche del nostro bambino o bambina.
Dopo la laurea in Scienze dell’educazione si specializza nel Metodo Montessori per la prima infanzia presso l’Opera Nazionale Montessori e successivamente con il Centro Nascita Montessori. Nel 2016 fonda “Aiutami a fare da me”, sito che ha lo scopo di divulgare il pensiero di Maria Montessori, e nel 2019 si trasferisce in Germania continuando il suo lavoro di educatrice presso un asilo nido di ispirazione Reggio Children. Collabora con numerose riviste specializzate e sostiene i genitori con percorsi individuali di parent coaching.