Nell’ambito della gravidanza, la cardioaspirina è utilizzata da tempo in alcune categorie di donne a rischio, per la prevenzione di patologie placentari come la preeclampsia, il ritardo di crescita, il distacco di placenta, e per ridurre la possibilità di nuovi aborti in donne che ne abbiano già avuti (poliabortività).
La patologia della gravidanza chiamata preeclampsia (o gestosi) è caratterizzata da pressione alta e presenza di proteine nelle urine. Questa patologia è potenzialmente pericolosa sia per la mamma sia per il feto: compare in modo improvviso, generalmente dopo la ventesima settimana di gravidanza e le sue cause non sono ancora completamente note.
La tendenza è quella di cercare di prescrivere la cardioaspirina in gravidanza solo in casi davvero necessari e non come prevenzione generica. L’aspetto complesso è quello di riuscire a individuare le donne veramente a rischio.
Per questo motivo è importante dalle primissime fasi della gravidanza rivolgersi a professionisti competenti che siano in grado di identificare situazioni a rischio e poter fare prevenzione delle complicanze più severe.
La cardioaspirina, anche detta aspirinetta, è una formulazione a basso dosaggio di acido acetilsalicilico, in cui è presente lo stesso principio attivo dell’aspirina con un dosaggio di 100 mg rispetto ai 500 mg di una normale compressa di aspirina. Ma che cos’è la cardioaspirina e perché potrebbe essere utile in un momento così particolare come la gravidanza?
Oltre alle indicazioni per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, la cardioaspirina in gravidanza potrebbe essere utile a ridurre alcuni rischi per due proprietà fondamentali: anticoagulante e antinfiammatoria del farmaco stesso.
L’effetto anticoagulante inibisce l’aggregazione delle piastrine. Agisce sulla circolazione rendendo il sangue più fluido ed evitando che si formino dei coaguli. Questo effetto in gravidanza fa sì che il sangue resti fluido specie a livello della placenta per far arrivare al feto ossigeno e sostanze nutritive e, in caso di condizioni particolari, l’azione della cardioaspirina su questo meccanismo complesso di scambio tra madre e feto diventa utilissima.
Da considerarsi anche l’effetto antinfiammatorio, in quanto la cardioaspirina con un dosaggio di 100 mg riduce i livelli di alcune molecole coinvolte proprio nell’infiammazione e che potrebbero essere alla base di meccanismi di interruzione della gravidanza.
Ci sono delle situazioni in cui sicuramente l’impiego della cardioaspirina in gravidanza è molto utile.
Ma quando si prende la cardioaspirina in gravidanza? La valutazione è a opera del medico specialista ginecologo o dell’ostetrica in collaborazione con il medico specialista che nelle fasi iniziali della gravidanza, attraverso la raccolta di informazioni generali sulla salute della madre, valuteranno caso per caso e in base a fattori di rischio precedenti o attuali quando assumere la cardioaspirina in gravidanza.
Tra le situazioni in cui il medico specialista ginecologo rileva la possibilità di prescrivere la cardioaspirina in gravidanza per rischio elevato ritroviamo:
In caso di poliabortività, la cardioaspirina è efficace se la donna è affetta da trombofilia. La trombofilia è la tendenza del sangue a formare dei trombi, attraverso meccanismi di predisposizione genetica. Quando si pone diagnosi di poliabortività e viene confermata una di queste cause, in previsione di una nuova gravidanza, il medico prescriverà l’assunzione della cardioaspirina che renderà quindi il sangue più fluido e, allo stesso tempo, ridurrà eventuali stati infiammatori che potrebbero pure essere alla base delle interruzioni della gravidanza, riducendo il rischio che si verifichino eventi trombotici, diminuisce la probabilità che il feto cresca meno del normale o che si possa andar incontro ad aborto.
Esistono infatti vari fattori che predispongono una donna allo sviluppo della preeclampsia, come l’età, il diabete, l’obesità, o malattie autoimmuni. Grazie al test combinato è possibile identificare già nel primo trimestre di gravidanza un’elevata percentuale di gravidanze che svilupperanno la preeclampsia. È in questi casi che la prevenzione deve intervenire.
Ma a questo punto dobbiamo chiarire quando si prende la cardioaspirina in gravidanza e fino a quando si prende la cardioaspirina in gravidanza.
Nella preeclampsia la placenta funziona male, e questo porta a serie conseguenze sia per la circolazione sanguigna della mamma sia per quella del feto, che soffre perché non riceve più in modo ottimale l’ossigeno e i nutrienti di cui ha bisogno. Se non trattata, questa malattia può avere conseguenze anche gravi, comprese la nascita prematura, ritardi o arresto della crescita del feto, fino al rischio di morte per la madre e il bimbo. La cardioaspirina è risultata efficace nel ridurre il rischio di questa malattia e il suo impatto sul feto (per esempio sul rallentamento della crescita).
Si ritiene che all’origine di queste condizioni siano implicati problemi della coagulazione o fattori che spingono verso l’infiammazione. L’impiego della cardioaspirina in gravidanza è abbastanza discusso e dibattuto.
L’indicazione è di attenersi a ciò che il proprio medico specialista definisce. In linea generale, le raccomandazioni sostengono che le donne in gravidanza che hanno maggiore propensione a sviluppare la preeclampsia dovrebbero assumere aspirina a basso dosaggio, perché l’effetto preventivo sia realmente efficace sulla riduzione del rischio di parto pre-termine e del rischio di una diminuzione della crescita intrauterina, dalla 12° settimana di gravidanza e al massimo entro le 16 settimane al fine di intervenire nelle fasi più importanti della formazione della placenta e di sviluppo dell’embrione.
La cardioaspirina va assunta fino a quando lo stabilisce il medico ma è buona norma sospendere qualche settimana prima della data presunta del parto.
Quali sono i rischi della cardioaspirina in gravidanza? L’aspirina e i farmaci antinfiammatori non steroidei devono essere assunti con molta cautela in gravidanza e generalmente sono controindicati nel terzo trimestre per il rischio di chiusura del dotto di Botallo, un vaso importante per la circolazione sanguigna fetale. Tuttavia è bene segnalare che, al momento, non sono stati segnalati casi di chiusura del dotto di Botallo nel terzo trimestre di gravidanza per le donne che assumono cardioaspirina.
L’aspirina in gravidanza può essere assunta a basso dosaggio, quello prescritto dal medico, solo per il periodo di tempo indicato. A queste condizioni non ci sono rischi per il feto. Un dosaggio più alto può essere, invece, collegato a malformazioni congenite, problemi cardiaci, anomalie nel liquido amniotico.
La cardioaspirina in gravidanza è pur sempre un farmaco, che dunque può avere complicazioni: bisogna subito interrompere l’assunzione di aspirinetta se si verificano reazioni allergiche come orticaria, sanguinamenti vaginali ripetuti o perdita di sangue dal naso e nel caso in cui ci sia placenta previa, cioè una placenta inserita nella parte bassa dell’utero, a coprire l’apertura dell’utero stesso. Gli effetti indesiderati, o effetti collaterali, dell’aspirinetta sono diversi.
Nelle donne con una particolare ipersensibilità, le reazioni allergiche all’acido acetilsalicilico sono piuttosto comuni e si presentano con i seguenti segni e sintomi: asma, rinite, gonfiore del volto e delle mucose, prurito, orticaria. Altri effetti indesiderati possono essere a carico dell’apparato gastrointestinale (la cardioaspirina in gravidanza va assunta a stomaco pieno per limitare questi effetti); patologie del sistema nervoso (cefalea, capogiro), patologie dell’orecchio e del labirinto; patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche (da sindrome asmatica a congestione nasale ed epistassi); patologie cardiache o dell’occhio (congiuntivite); patologie della cute come eruzioni cutanee od orticaria, causate da ipersensibilità e reazioni allergiche.
Le reazioni allergiche all’aspirinetta in gravidanza sono a più alto rischio nelle donne che hanno già presentato reazioni allergiche ad altri farmaci o sostanze. Anche un dosaggio sopraelevato di aspirinetta può comportare degli effetti indesiderati, anche molto gravi, che vanno da alterazioni del gusto a eruzioni cutanee e prurito, da congiuntivite a sonnolenza e riduzione della vista.
L’aspirina a basso dosaggio usata come farmaco preventivo non aumenta il rischio di distacco di placenta, emorragia post-partum, emorragia fetale intracranica, o mortalità perinatale.
L’importante, lo ricordiamo, è assumere la cardioaspirina in gravidanza sempre e solo sotto consiglio e controllo medico. Quindi l’acido acetilsalicilico non va assunto se non in caso di effettiva necessità, che sarà il medico specialista a valutare.