Esogestazione: cos’è e quanto dura

Proprio come la gravidanza si compone di 9 mesi, suddivisi in tre trimestri con caratteristiche ed eventi diversi, anche dopo la nascita ci sono altrettanti mesi che accompagnano le prime fasi di sviluppo del bambino e della sua famiglia.

Francesca Finiguerra , ostetrica
mamma tiene con le mani testa del neonato

Cos’è l’esogestazione e quanto dura? Quando parliamo di esogestazione, facciamo riferimento ai nove mesi successivi rispetto alla nascita del neonato. Infatti, subito dopo il concepimento inizia la gestazione, o più correttamente l’endogestazione, periodo in cui il bambino o la bambina cresce e si sviluppa all’interno dell’utero materno. 

L’esogestazione è il periodo immediatamente successivo al parto in cui la mamma e il neonato stabiliscono una profonda simbiosi e attraverso il contatto reciproco. Questa fase è di vitale importanza e si distingue per l’intensa connessione istintiva tra la madre e il suo bambino o la sua bambina. Infatti, dopo nove mesi nel grembo materno al momento della nascita il neonato non è ancora completamente maturo e nei mesi successivi alla sua nascita ripete comportamenti e sensazioni già messe in atto durante la vita prenatale. 

In questo articolo si analizza il periodo dell’esogestazione: che cos’è e la sua durata, le diverse fasi con le loro caratteristiche e i vari cambiamenti che questo lungo periodo porta per il neonato, la sua mamma e l’intera famiglia. 

Cos’è e quanto dura l’esogestazione

Proprio come la gravidanza si compone di 9 mesi, suddivisi in tre trimestri con caratteristiche ed eventi diversi, anche dopo la nascita ci sono altrettanti mesi che accompagnano le prime fasi di sviluppo del bambino e della sua famiglia. 

Che cosa vuol dire esogestazione? Il termine deriva dal greco: éxo significa “fuori”, infatti l’esogestazione identifica i novi mesi che seguono la nascita del bambino fuori dall’utero materno e anche in questo caso, queste settimane, sono suddivisibili in tre trimestri in cui il neonato cresce e inizia a conoscere il mondo che lo circonda, interagendo con questo. 

Quando finisce l’esogestazione? Il termine di questo periodo si ha intorno al nono mese dopo la nascita quando il neonato ha assunto abilità come il gattonamento che lo aiutano a scoprire in autonomia il mondo che lo circonda, allontanandosi dalla sua mamma, di cui ha sempre meno bisogno. 

Fasi dell’esogestazione: quali sono?

L’esogestazione è, quindi, il proseguimento dei mesi della gravidanza e proprio come durante quest’ultima si susseguono più fasi sia per il piccolo sia per il suo nucleo familiare, in particolare per la mamma. Infatti, secondo la psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), recente disciplina basata sull’interazione tra comportamento umano, ambiente e risposte endocrine e immunologiche dell’organismo, la maternità è ciclica perché la nascita umana e il suo sviluppo incontrano più volte le stesse tappe, similari ma con competenze sempre nuove. 

Ecco le fasi dell’esogestazione, paragonate con le rispettive settimane che decorrono durante la gravidanza: 

  • adattamento (0 – 3 mesi), cambiamenti importanti nel post-partum sia fisici sia psicologici per la mamma influenzano le attività quotidiane e le dinamiche sociali, ma anche la necessità per il neonato di adattarsi alla vita fuori dall’utero. In queste  settimane entrambi devono adattarsi a un nuovo equilibrio. Ci  sono molti cambiamenti post-partum e conseguenti la gravidanza: l’avvio dell’allattamento, nuovi ritmi di sonno, cure di accudimento del neonato. Proprio come è avvenuto durante il primo trimestre della gravidanza, quando la donna affrontava i primi sintomi e i primi cambiamenti del corpo, tra cui i disturbi del sonno legati anche ai cambiamenti ormonali e provava soprattutto ansie legate al proseguimento della gravidanza, così in questo primo periodo successivo al parto si affacceranno nuove paure e domande, come: “sono in grado di prendermi cura del mio bambino o della mia bambina?”;
  • equilibrio (4 – 6 mesi), la mamma e il suo bambino hanno imparato a conoscersi e sono riusciti a trovare un loro equilibrio e sono in simbiosi. L’allattamento è ben avviato e prosegue, i segnali di fame e di sonno sono ormai ben conosciuti e la mamma torna quasi completamente ai suoi ritmi pre-gravidanza e spesso anche al suo fisico, che riconosce nuovamente. Analogamente al secondo trimestre di gravidanza la donna prova ormai fiducia e una relazione sempre più intensa con il proprio cucciolo, prima in pancia e ora tra le sue braccia. Iniziano però i primi distacchi e il senso di separazione, che caratterizzerà il periodo successivo, spesso dovuto anche alla necessità di rientrare a lavorare;
  • distacco (7 – 9 mesi), iniziano lo svezzamento e il gattonamento che permettono alla mamma di ritagliarsi maggior tempo per sé grazie alla maggiore autonomia che acquisisce il bambino o la bambina. Così come tornando indietro al periodo della gravidanza, il senso di distacco aumentava sempre di più all’avvicinarsi della data presunta del parto, quando la mamma riconosceva il bambino portato in grembo come un individuo che presto conoscerà. Ci sono delle similitudini anche nel sonno: durante la gravidanza poteva essere influenzato, prima del parto, dall’addome sempre più voluminoso e dai fastidi fisiologici come il mal di schiena; così in questa ultima fase di esogestazione il bambino dopo gli 8 mesi potrebbe manifestare disturbi del sonno legati all’ansia da separazione che, appunto, caratterizza questo periodo e quindi influenzare il ritmo materno. Sia il terzo trimestre di gravidanza sia quello di esogestazione sono caratterizzati da alcuni ormoni tra i quali l’ossitocina e il cortisolo che insieme alterano il ritmo del sonno e la prolattina che influenza l’adattamento a questi cambiamenti e l’accudimento che cambia nei confronti del proprio cucciolo. 

Come gestire l’esogestazione?

Durante il periodo dell’esogestazione così come durante la gravidanza si vivono dei momenti unici e speciali per tutta la famiglia, caratterizzati dai cambiamenti (fisici, psicologici e sociali), da numerosi controlli e visite per il benessere della mamma e del bambino e sono entrambi percorsi lunghi e faticosi, che determinano dinamiche variabili da famiglia a famiglia, da bambino a bambino. 

Pertanto è bene sempre confrontarsi con professionisti sanitari che possano fornire tutte le spiegazioni e indicazioni necessarie per affrontare questi periodi nel miglior modo possibile, ma allo stesso tempo può essere di grande aiuto anche il confronto con altre donne in gravidanza, neo-mamme e genitori che stanno affrontando o che hanno affrontato in passato tutti questi cambiamenti, per un confronto più intimo e diretto. È necessario, però, tenere sempre a mente che ognuno di noi è diverso e quindi anche le tappe e il modo di affrontarle saranno diversi: non siamo tutti uguali.

Come cambia il ruolo del partner?

Abbiamo parlato di esogestazione considerando in particolare la diade mamma-bambino, ma si tratta di una fase di trasformazione che con la presenza del padre o partner, attraversa la triade genitori-bambino. Anche il ruolo del partner, fondamentale durante il percorso della gravidanza e durante il travaglio di parto, si trasforma nel tempo dell’esogestazione, sperimentando giorno dopo giorno il nuovo ruolo di genitore e la relazione con il neonato. In questa fase, cambiamenti e “aggiustamenti”, a volte anche faticosi e destabilizzanti, attraversano anche le dinamiche di coppia, sia relazionali e sia di intimità.

Bibliografia
  • Anna Maria Rossetti, Il ponte del parto tra endo ed esogestazione, «D&D 118 – Esogestazione e Salute», pp 11 e ss, Luglio 2022;
  • Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, Il bambino – La crescita, ultima revisione aprile 2022.
Articolo pubblicato il 22/08/2024 e aggiornato il 22/08/2024
Immagine in apertura NataliaDeriabina / iStock

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