Il metodo di Ramzi è affidabile?

Quando si è in attesa di un bambino, la curiosità di scoprirne il sesso può essere grande ma occorre fare sempre riferimento a tecniche attendibili. Il metodo Ramzi rientra tra queste?

Chiara Chiadini , ostetrica
Donna esegue ecografia in gravidanza

«Sarà un maschio o una femmina?». È questa una delle domande più frequenti che i genitori rivolgono al medico durante l’ecografia in gravidanza. Tanto è il mistero e il fascino attorno a ogni nuova attesa che, nel corso del tempo, si sono raccolte le più svariate credenze in merito all’incognita del sesso del nascituro: dalla forma della pancia alla presenza di acne sul viso materno, dalla prova dell’ago sospeso su un filo alla velocità del battito cardiaco fetale; i “metodi della nonna” sono numerosi (spesso anche molto divertenti!) ma totalmente privi di fondamento.

Se le generazioni passate si affidavano solo ed esclusivamente a queste prove empiriche casalinghe, oggi è invece possibile conoscere il sesso del bambino grazie a esami accurati e attendibili (di cui parleremo più avanti). 

Negli ultimi anni, molte future mamme e papà sono venute a conoscenza del “metodo Ramzi”. Vediamo insieme in che cosa consiste e se è attendibile.

Cos’è il metodo Ramzi?

Il metodo Ramzi prende il nome da Saam Ramzi Ismail, secondo il quale il sesso del feto potrebbe essere individuato eseguendo una semplice ecografia; niente di nuovo – si potrebbe obiettare – se non fosse per il fatto che l’innovazione di questa nuova tecnica risiederebbe nella scoperta del sesso del nascituro in un’epoca molto precoce.

Nello specifico il metodo Ramzi propone di osservare determinate caratteristiche (rilevabili, come detto, tramite ecografia) per distinguere il sesso del nascituro già dopo sei settimane di gravidanza. Ma è un metodo realmente efficace?

Come funziona il metodo Ramzi?

Alla base del funzionamento del metodo Ramzi c’è la semplice relazione tra la posizione della placenta e il sesso del feto. In base all’ipotesi avanzata da Ramzi, infatti, se la placenta si sta sviluppando sul lato sinistro dell’utero il sesso è femminile, mentre se si sta sviluppando sul lato destro il sesso è maschile.

La differenziazione sessuale, ovvero il processo attraverso cui gli embrioni sviluppano strutture maschili o femminili, inizia proprio a sei settimane di gestazione, ed è per questo che i sostenitori di questa teoria affermano che sia possibile rilevare indicatori precoci del sesso ben prima di metà gravidanza.

Se la teoria venisse confermata, sarebbe dunque possibile scoprire il sesso con grande anticipo rispetto all’ecografia morfologica, eseguita tra le 20 e le 22 settimane di attesa.

Perché il metodo Ramzi è poco affidabile?

Per quanto riguarda l’affidabilità del metodo Ramzi, sebbene Saam Ramzi Ismail affermi di aver esaminato migliaia di casi con un tasso di successo attorno al 97%, non esistono studi pubblicati su riviste scientifiche che confermino né la validità del dato riportato né tanto meno dell’efficacia del metodo stesso. Inoltre, il fatto che la ricerca di Ramzi non sia stata ripetuta o validata in modo indipendente da altri scienziati non permette di stabilire la solidità del metodo.

Sono state invece condotte ricerche successive che hanno smentito la relazione tra la posizione della placenta e il sesso del feto. Altri studi simili affermano che dovrebbero essere scoraggiate previsioni sul sesso prima delle 12 settimane in quanto non sufficientemente accurate.

Occorre aggiungere che l’ecografia in gravidanza, oltre a non essere raccomandata fino alla fine del primo trimestre (eccetto in specifici casi, di cui parliamo in questo articolo), non è  finalizzata a valutare la posizione esatta della placenta in un’epoca così precoce.

In gravidanza, la posizione della placenta può infatti modificarsi nel corso della crescita dell’utero, e non c’è motivo di credere che il sesso del bambino di per sé possa modificare la posizione della placenta né che il suo sviluppo possa essere in qualche modo influenzato su base ormonale.

Per i genitori desiderosi di conoscere il sesso del loro bambino, i metodi più affidabili sono ancora quelli basati su tecniche genetiche o ecografiche.
Nel primo trimestre è possibile effettuare un test prenatale non invasivo (NIPT), che si esegue tramite un semplice prelievo di sangue materno tra le 10 e le 13 settimane di gravidanza. Il NIPT non è accurato al 100%, come non lo sono gli altri metodi generalmente utili a individuare il sesso del nascituro; infatti, l’osservazione dei genitali durante l’ecografia morfologica, seppur in pochi casi, può non essere accurata, trattandosi di una tecnica su cui incide l’esperienza dell’operatore.
Anche villocentesi e amniocentesi possono rispondere alla fatidica domanda, ma si tratta di test prenatali invasivi.

Va ricordato che lo scopo principale dei test prenatali citati è quello di individuare possibili anomalie fetali, cromosomiche o morfologiche (dunque escludere problemi legati alla salute del bambino con quanta più accuratezza possibile), e non quello di scoprire il sesso.

In conclusione, anche se il metodo Ramzi può sembrare affascinante per chi desidera scoprire il sesso del proprio bambino il prima possibile, è sempre meglio affidarsi a metodi validati, la cui efficacia si basa su dati scientificamente concreti e non su aneddoti o su osservazioni empiriche.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 06/02/2025 e aggiornato il 06/02/2025
Immagine in apertura Djordje Krstic / iStock

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