A Edward mani di forbice per essere una vera favola gli manca soltanto il lieto fine, per il resto c’è proprio tutto, poesia e divertimento, magia e tristezza. Edward è una creatura fantastica nata nel laboratorio di uno scienziato geniale. Come molte creature fantastiche, ha un corpo bizzarro in cui s’incontrano nature diverse: il suo è quello di un ragazzo adolescente con due grosse forbici affilate al posto delle mani.
Edward vive solo in un castello fuori dal tempo e dallo spazio, il mondo e le sue abitudini sono a una distanza secolare. Un giorno una signora gentile, Peggy Boggs, entra nel castello e per un momento la sua vita solitaria sembra prendere un corso diverso. La signora lo convince a seguirla e lo accoglie in casa sua. Con premura materna cerca di offrirgli gli strumenti per ambientarsi nella sua nuova vita, una vita normale, tra persone normali, e allora, pazienza per le mani che non si possono certo nascondere, ma per il resto, con qualche abito nuovo, un po’ di trucco e sane abitudini forse si riuscirà a trasformarlo in un ragazzo qualunque.
Ma le creature fantastiche, per loro natura, sono inadatte alla vita domestica. Nonostante tutti gli sforzi suoi e delle persone che lo hanno accolto, Edward non riuscirà ad ambientarsi e a essere accettato per quello che è: con le sue grandi mani taglienti tornerà nel suo castello a scolpire sculture di ghiaccio e giardini affollati di creature verdi.
Una storia sulla diversità e sulla mortificazione che viene dalla volontà di camuffarla, una favola poetica e ironica per poter parlare, una volta di più, di quale sia l’integrazione possibile, o forse, impossibile.
Edward mani di forbice, Stati Uniti 1990, fantastico 110’, regia di Tim Burton.