L’arnica (Arnica montana) è una pianta medicinale della famiglia delle Asteracee che cresce nelle regioni montagnose dell’Europa e del Nord America. Per preparare le centinaia di specialità contenenti arnica che vengono vendute in tutto il mondo, oltre alla A. montana, si coltiva intensamente anche l’A. chamissonis.
Diversamente da altre piante medicinali – come ad esempio l’echinacea – l’arnica non veniva usata nei tempi antichi. È Ildegarda di Bingen, una monaca benedettina vissuta tra il 1098 e il 1179, che, nel suo libro De arboris, la cita per la prima volta come pianta utile per il trattamento di contusioni ed ecchimosi.
Il nome arnica deriva probabilmente dal greco ptarmike, starnutire, perché la radice e i fiori sono degli starnutatorii, contengono cioè sostanze capaci di irritare la mucosa nasale, provocando starnuti ripetuti. Il nome volgare è «erba benedetta delle montagne», i nativi americani la chiamavano, invece, «tabacco di montagna» in quanto le foglie essiccate erano usate come tabacco da fiuto. I suoi fiori giallo-arancio contengono sesquiterpeni, lattoni, triterpeni, flavonoidi, tannini, cumarine e oli essenziali. L’arnica e i suoi componenti hanno numerose azioni farmacologiche dimostrate con studi su modelli cellulari e sull’animale. Interessanti le sue azioni antinfiammatorie, antimicrobiche e immunoregolatrici.
Alcune sostanze contenute negli estratti di arnica, come i sesquiterpeni lattoni, hanno la capacità di penetrare attraverso la cute e quindi possono avere un effetto antinfiammatorio quando il preparato a base viene applicato per massaggio. I preparati contenenti microemulsioni di estratti di arnica penetrano meglio attraverso la cute.
Tradizionalmente la pianta viene usata per curare lussazioni, distorsioni, ematomi, escoriazioni e ferite. Molti di questi usi sono stati confermati anche da studi sull’uomo condotti con metodi scientifici rigorosi. Uno studio molto interessante e recente ha dimostrato che l’arnica può attenuare il dolore alle mani delle persone che soffrono di artrosi delle articolazioni delle dita, permettendo loro di svolgere in maniera migliore le attività manuali. In questo caso la preparazione di arnica sarebbe stata efficace tanto quanto un gel contenente il 5% di ibuprofene, un noto antinfiammatorio.
L’arnica sembra essere utile anche per migliorare le ecchimosi e il gonfiore successivi a un intervento di rinoplastica (intervento chirurgico per correggere difetti nasali) e per ridurre il senso di peso alle gambe e il gonfiore causato dall’insufficienza venosa cronica (difficoltà per il sangue venoso di ritornare verso il cuore) come nel caso delle vene varicose. Molte delle attività curative dell’arnica si manifestano solo se l’estratto di piante viene assunto per bocca, cosa attualmente non più consigliata per timore di effetti collaterali. In casi rari l’applicazione di preparati a base di arnica può causare irritazione cutanea.
Le preparazioni a base di arnica possono essere usate solo esternamente per trattare ecchimosi, ematomi, contusioni, distorsioni, dislocazioni ossee, abrasioni, per il trattamento sintomatico dei disturbi reumatici, per infiammazioni causate da punture di insetto. Non vanno usate su ferite aperte o in vicinanza degli occhi.
Possono essere applicate più volte al giorno. L’uso degli estratti di pianta è controindicato per chi è allergico all’arnica. Per i bambini valgono le stesse cautele degli adulti. In caso di dolore che persiste con la stessa intensità per più di qualche giorno è preferibile consultare il medico.