Ci scrive una lettrice:
Vi scrivo alla fine del primo mese di allattamento e vi confesso che sono stressata dalla bilancia che mi è stata regalata ancor prima della nascita del mio primo bambino. Già al nido la usavano per la doppia pesata, io a casa ho continuato a utilizzarla, ma mi crea spesso una grande preoccupazione. Vorrei capire quanto deve mangiare a ogni poppata e se devo integrare con dei sostituti quando non prende la quantità giusta; tra l’altro i pesi non corrispondono a quelli della bilancia del mio pediatra. Insomma, ci sono dei criteri univoci per sapere quanto deve mangiare il mio bambino di un mese?
La bilancia è un semplice strumento che, se adoperato appropriatamente, a volte può fornire delle utili indicazioni al pediatra. Dalla valutazione della curva di crescita insieme a tanti altri elementi che riesce a raccogliere, il medico potrebbe ricavare informazioni che possono supportare un sospetto diagnostico. Ma, come tutti gli strumenti, se è utilizzata impropriamente, la doppia pesata può recare più danni che benefici, tanto che in alcune situazioni (e la sua mi sembra una di queste) verrebbe da pensare che non avere una bilancia a disposizione potrebbe essere preferibile.
Purtroppo molto spesso le mamme in allattamento raccontano delle storie dalle quali si comprende, come nel suo caso, che si dà troppa importanza al peso (è giusto darne nei casi di neonati di basso peso, ne parliamo qui) e non si valorizza adeguatamente tutto il resto: la storia dell’allattamento, l’osservazione di una poppata, l’esame clinico del bambino. È sempre più frequente la descrizione di casi nei quali gli operatori sanitari danno più importanza alla quantità di latte o all’aumento di peso piuttosto che a tutto il resto.
Ci sono molti segnali che andrebbero maggiormente valorizzati per seguire un bambino in allattamento; se sono conosciuti si potrebbe fare benissimo a meno della bilancia; questi segnali si possono ricavare dal racconto delle mamme, vedendo il bambino allattare e visitando il bambino. Faccio un esempio per spiegarmi meglio: da pediatra, mi sentirei molto tranquillo di fronte a un lattante che fa almeno 8 poppate in 24 ore, che sento deglutire quando succhia, che si stacca dal seno soddisfatto, che bagna almeno 6 pannolini al giorno di una pipì trasparente e che fa una cacca gialla e morbida, anche senza avere a disposizione una bilancia che mi confermi che sta crescendo secondo le tabelle.
Al contrario, non sarei del tutto tranquillo di fronte a una situazione opposta, cioè a un bambino che, pur rispettando la crescita delle tabelle, non è soddisfatto dopo le poppate, si mostra eccessivamente irrequieto, insoddisfatto, apparentemente affamato. Se così dovesse essere, mi dovrei preoccupare e cercare di capire cosa sta succedendo.
Le offro, dunque, una prospettiva differente rispetto a quella che le è stata offerta finora: smetta di fare tutte queste pesate e si concentri sull’osservazione del bambino, lo allatti quando dà chiari segnali di fame, lasci al suo pediatra il compito di pesarlo, ma solo ai controlli pediatrici. Se, come sono certo, il suo pediatra userà con giudizio la bilancia, il peso che registrerà sarà solo uno degli elementi che gli serviranno per la valutazione della crescita del suo piccolo.
pediatra, è responsabile del gruppo nutrizione dell’Associazione Culturale Pediatri e fondatore dei “No Grazie”. È tutor e valutatore per l’iniziativa “Insieme per l’allattamento” dell’UNICEF. È stato direttore di Uppa magazine tra il 2016 e il 2021, è autore di oltre duecento pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali e membro del comitato editoriale di «Quaderni ACP».