Sgombrare il campo dalle convinzioni errate consente ai genitori di compiere solo le azioni strettamente necessarie, abbandonando i comportamenti inutili o addirittura dannosi per il bambino. Per questo, prima di capire cos’è l’acetone (il nome scientifico è “chetosi”) è utile capire ciò che di sicuro non è. Vediamo di seguito nel dettaglio.
Cominciamo col dire che l’acetone non è una malattia, non è una causa della febbre, non è una ragione per fare degli esami al bambino e non è una condizione che richiede l’uso di farmaci. La chetosi nei bambini è, piuttosto, uno stato metabolico passeggero che si verifica quando l’organismo risponde a una situazione di mancanza di zuccheri (carboidrati), fonte di energia per i muscoli e “carburante” per il cervello. In tal caso, una volta esaurite le scorte, per mantenere costante la concentrazione di glucosio nel sangue vengono bruciati i grassi, con la conseguente produzione di alcune sostanze chiamate chetoni o corpi chetonici.
Oltre che nel sangue e nel respiro (col risultato che l’alito prende il tipico odore di frutta marcia), i corpi chetonici vengono liberati anche nelle urine, dove è possibile rilevarli con apposite strisce reattive.
Oltre al caratteristico alito cattivo nei bambini, i sintomi dell’acetone comprendono: inappetenza, stanchezza, secchezza della bocca, sonnolenza, vomito ripetuto e dolori addominali, fino ad arrivare, di rado, a uno stato di disidratazione dovuto alla perdita di liquidi. Con il vomito l’organismo elimina i succhi gastrici, ricchi di acido cloridrico, e in tal modo cerca di contrastare l’acidosi che si è prodotta nel sangue con l’aumento dei corpi chetonici.
I più portati ad avere la chetosi sono i bambini magri tra i 3 e i 10 anni, che hanno minor massa muscolare e quindi minori scorte di glicogeno (la forma in cui si deposita il glucosio). Le cause dell’acetone comprendono una serie di fattori, da soli o associati tra loro, come il digiuno prolungato, la febbre, un’intensa attività fisica, il vomito e le gastroenteriti acute. Anche una dieta ricca di grassi animali può favorirlo. Ma perché anche la febbre? Perché per alzare la temperatura corporea, e contrastare l’infezione, l’organismo deve bruciare una grande quantità di zuccheri. Il rischio di sviluppare l’acetone, quindi, è associato al protrarsi di questo stato.
L’acetone nei neonati è una condizione rara, ma che può portare a gravi conseguenze, per cui in genere viene consigliato il ricovero.
Per l’acetone nei bambini si utilizzano rimedi naturali e, come già accennato, non è previsto l’uso di farmaci. Il trattamento consiste nel dissetare il piccolo con bevande zuccherate (acqua, tè, camomilla, spremute; coca cola meglio di no, in quanto non è una bevanda naturale), avendo cura di somministrare i liquidi a piccoli sorsi, e utilizzando gradualmente prima un cucchiaino e poi un cucchiaio a distanza di qualche minuto, per evitare di favorire ulteriori episodi di vomito.
È importante ricordare che, nella gran parte dei casi, nel bambino il vomito è un sintomo che si autolimita, cioè che si esaurisce spontaneamente nel giro di qualche ora. Anche in questi casi, quindi, non è consigliato usare farmaci. In particolare, per alcuni di essi come il domperidone (ampiamente usato in un recente passato sotto forma di supposte) e la metoclopramide, gli studi scientifici non hanno dimostrato l’efficacia dei principi attivi, mentre sono state segnalate numerose reazioni, anche gravi, a carico del sistema nervoso centrale e del cuore; un altro farmaco, l’ondansetron, sembra essere più efficace e sicuro, ma per adesso il suo uso è raccomandato solamente in ospedale.
Da notare che gran parte degli effetti collaterali dovuti all’uso del domperidone si sono verificati a causa di un dosaggio troppo alto del farmaco conseguente all’uso di supposte, specialmente nei piccoli sotto i 2 anni: va sempre ricordato che l’uso delle supposte, quindi l’uso dei farmaci per via rettale, non è consigliabile se non prescritto dal medico, perché la percentuale di farmaco assorbito cambia sempre e non è mai prevedibile.
Per favorire l’eliminazione dell’acetone nei bambini si consiglia una dieta ricca di zuccheri e di acqua e priva di grassi.
Qualche volta, durante la crisi di acetone, si può stabilire una sorta di circolo vizioso: la nausea e il vomito mantengono l’inappetenza, facendo continuare il digiuno, e così anche la produzione di corpi chetonici e la conseguente acidosi. In questi casi, se il bambino non riesce a riprendere ad alimentarsi perché gli episodi di vomito e gli altri sintomi di chetosi non si risolvono, è possibile che il pediatra richieda un accesso al Pronto Soccorso per effettuare una flebo di glucosio ed elettroliti. Una volta fermato il vomito, si potrà tornare a una dieta solida, proponendo pasti piccoli e ravvicinati, sempre poveri di grassi e ricchi invece di carboidrati come pasta, pane, riso e frutta, per poi tornare rapidamente a una dieta normale.
È molto frequente che bambini tra i 4 e gli 8 anni abbiano al risveglio l’alito “acetonemico”, una conseguenza della scarsa tolleranza al digiuno notturno dovuta all’età. Solitamente è sufficiente dare degli zuccheri affinché il sintomo sparisca.
Più di rado, invece, si possono avere degli episodi di vomito cosiddetto ciclico: alcuni bambini (il 2%) possono presentare, a intervalli di 3-4 settimane o più, episodi di vomito ripetuto, spesso accompagnato da mal di testa e conseguente stato acetonemico. Questi bambini, inoltre, hanno un maggior rischio di sviluppare più avanti emicrania, della quale già soffrono uno o più dei loro familiari.
Considerati i sintomi e i fattori che lo favoriscono, l’acetone risulta una condizione facilmente riconoscibile, che non richiede esami di laboratorio per poter essere diagnosticata. L’unica eccezione può essere, nel caso di vomito ripetuto, l’esecuzione di uno stick delle urine. Se la striscia reattiva, dopo essere stata immersa nell’urina, oltre a risultare positiva per i chetoni mostra anche la presenza di glucosio, potremmo trovarci di fronte a una rara situazione di diabete di tipo 1. Questa forma di diabete è la più frequente nei bambini e si manifesta con una carenza di insulina, l’ormone prodotto dal pancreas che permette al glucosio di entrare nelle cellule e di essere utilizzato. In questo caso l’accumulo di corpi chetonici è dovuto al fatto che, mancando l’insulina, l’organismo si trova costretto a bruciare i grassi nonostante la presenza di livelli elevati di glucosio nel sangue.
pediatra, esercita la professione di pediatra di famiglia a Padova. È presidente dell’Associazione Culturale Pediatri di Venezia e collabora come volontario con la onlus “Rafiki - Pediatri per l’Africa”.