Come togliere il pannolino? Una domanda che tutti i genitori si sono posti, cercando di capire a che età iniziare lo “spannolinamento” e le modalità più efficaci per riuscirci. I metodi con cui togliere il pannolino sono cambiati più volte nel corso del tempo e in passato il traguardo si raggiungeva in fretta, intorno all’anno di età. Tuttavia spesso le modalità utilizzate non erano particolarmente rispettose del bambino: i piccoli venivano costretti a orari fissi sul vasino fino all’evacuazione, talvolta dovendo subire sgridate e punizioni se qualcosa non andava come previsto, con un seguito di effetti collaterali dal punto di vista emotivo, relazionale e fisico.
Negli anni ’60, alla luce di nuove ricerche, gli esperti hanno iniziato a consigliare un approccio diverso per togliere il pannolino, riconoscendo i bisogni del bambino e i suoi tempi di sviluppo. In particolare, il pediatra Thomas Berry Brazelton ha proposto un approccio “centrato sul bambino” all’educazione al vasino: è il bambino a diventare protagonista attivo dell’intero processo e i genitori devono aspettare che egli sia pronto ad abbandonare il pannolino (individuando alcuni segnali della sua volontà e consapevolezza), senza fretta o pressioni.
Oggi l’approccio centrato sul bambino (con diverse varianti) è una delle modalità più utilizzate nel processo di “spannolinamento”, tuttavia l’età in cui iniziare è sempre più spesso prolungata nel tempo.
Quando togliere il pannolino? A rispondere a questo quesito è l’Accademia Americana di Pediatria che consiglia di cominciare il processo di “spannolinamento” dai 18-24 mesi di età, ma in realtà osserviamo tantissimi bambini che tra i 3 e i 5 anni (a volte anche 6 anni) si portano appresso enormi pannoloni. Su questo aspetto – così come per altri, per esempio imparare a parlare e a camminare – non vi è un’età in cui togliere il pannolino uguale per tutti, ma bisogna tenere presente che eccessivi ritardi in questa acquisizione fisiologica possono comportare per il nostro bambino una serie di problematiche da non sottovalutare.
Allo stesso tempo, si stanno diffondendo esperienze che fanno riferimento a un’educazione precoce e assistita al vasino (ad esempio l’EC, Elimination Communication): fin dai primi mesi di vita, i genitori, senza costrizioni o punizioni, possono aiutare il bambino nel processo della minzione e della defecazione, e ciò gli permetterà di essere autonomo molto presto.
Dal punto di vista pedagogico, parlare solo di spannolinamento è riduttivo. Ciò che ci dovrebbe interessare non è unicamente il risultato finale (togliere il pannolino), ma soprattutto come ci arriviamo, cosa succede nel frattempo e il significato educativo per la crescita del bambino.
Educare alla conoscenza e alla cura del proprio corpo, all’autonomia, scoprire la dimensione dell’intimità, la capacità di ascoltarsi, fare nuove esperienze: sono questi gli obiettivi educativi di largo respiro che dovremmo avere in mente anche quando pensiamo a come far sì che il nostro bambino smetta di utilizzare il pannolino.
Avremo bisogno di tempo e gradualità, e sarà molto importante il tipo di relazione che instauriamo con nostro figlio, l’ascolto dei suoi bisogni e la proposta di diverse esperienze.
È possibile togliere il pannolino in sette giorni? Esistono dei metodi per fare lo spannolinamento velocemente? Vi diciamo subito che la fretta non è una buona consigliera e se la strada dal pannolino al gabinetto fa parte di un processo educativo molto più ampio, motivo per cui sarebbe meglio non attendere l’ultimo momento per pensarci.
Per tanti genitori, invece, la campanella che ricorda il “problema pannolino” suona solo qualche mese prima dell’entrata nella scuola dell’infanzia, e allora si prova a fare tutto in fretta e furia. Ma ci aspettiamo veramente che un bambino, che per i primi tre anni della sua vita non si è mai occupato di cosa accade “lì sotto”, possa poi di punto in bianco, e senza alcuna difficoltà, fare tutto subito, nel modo e nel posto giusto?
I metodi di educazione precoce al vasino (come l’EC) si stanno gradualmente diffondendo anche in Italia: si tratta di un percorso impegnativo per i genitori, ma dagli innegabili vantaggi per il bambino. Un’altra strada educativamente valida consiste nel mettere insieme l’approccio centrato sul bambino, che riconosce i bisogni, le caratteristiche e i tempi unici di sviluppo di ogni bambino, con un’educazione precoce maggiormente guidata dai genitori (prima dei 18 mesi).
Quando parliamo di educazione precoce non ci riferiamo solo a “cacca e pipì”, ma a tutte quelle attenzioni che i genitori possono mettere in pratica per favorire nel bambino la conoscenza e la cura del proprio corpo e lo sviluppo dell’autonomia. Vediamo come.
Come suggeriva la pediatra Emmi Pikler, «con il bambino, non al bambino» dovrebbe essere il nostro motto anche quando ci occupiamo delle prime cure. Il cambio del pannolino, il bagnetto, la vestizione possono divenire occasioni, sin dalla nascita, per aiutare il bambino a entrare in contatto con il proprio corpo, scoprendolo tramite le carezze e i giochi di mamma e papà. Il neonato farà poi esperienza delle sensazioni corporee (caldo/freddo, asciutto/bagnato) e inizierà a muoversi nell’ambiente utilizzando le parti del proprio corpo con sempre maggiore consapevolezza e competenza.
Dedicare tempo e attenzione a questi momenti, senza dare al bambino giocattoli con cui distrarsi, così come descrivere con calma quanto accade («Adesso sei asciutto»; «Ora hai fatto la cacca»; «Facciamo un massaggino alla pancia»), serve a gettare le basi per una relazione profonda con il proprio corpo e quindi con sé stessi, ed è in questo senso anche un’attività propedeutica alla successiva autonomia sfinterica.
Il bambino può familiarizzare con il vasino e/o con il gabinetto (utilizzando un riduttore) sin dai primi mesi di vita, da quando è in grado di stare seduto da solo. I genitori, osservando il bambino, impareranno a riconoscere da alcuni segnali che si sta preparando per fare cacca o pipì, anche prima che cominci a parlare (ad esempio, in base al tipo di pianto, all’orario, a espressioni o comportamenti particolari, alla relazione con i pasti).
Se possibile, i genitori dovrebbero dunque portare il bambino in bagno quando compaiono i “segnali premonitori”, rendendo l’utilizzo del vasino o del gabinetto un gesto normale e quotidiano che fa parte delle abitudini familiari. Ciò non significa abolire completamente l’uso del pannolino, ma preparare la strada al momento in cui il bambino sarà pronto per farlo.
In alcune occasioni il tutto si risolverà in un tempo giocoso trascorso con papà e mamma sul gabinetto, magari con qualche libro a disposizione; in altre, il bambino farà cacca e pipì direttamente nel water.
Il protagonismo e l’autonomia del bambino cresceranno con il tempo; anche in questo caso sarà compito dei genitori parlare sempre tranquillamente di cacca e pipì e aiutare il bambino a concentrarsi sulla percezione di quanto accade dentro il suo corpo («Hai il faccino rosso, forse devi fare la cacca?»; «La tua pancia sta dicendo che la cacca vuole uscire?»).
I bambini imitano il comportamento dei genitori, quindi se occasionalmente diamo loro la possibilità di osservarci anche in queste funzioni, non ci sarà bisogno di tante spiegazioni su “come si fa”, perché semplicemente vorranno fare come noi.
Per un bambino, sentirsi a proprio agio in bagno significa avere a disposizione un luogo che sia alla sua portata, una stanza conosciuta e non ostile, dove poter agire in maniera autonoma. Con alcuni piccoli espedienti è facile organizzare qualsiasi bagno in questo senso, mettendo alla portata dei bambini un asciugamano, della carta igienica, del sapone, uno spazzolino e le altre cose necessarie alle attività di igiene personale.
Per aiutare il bambino ad assumere una posizione che facilita l’evacuazione, servirà un solido appoggio per sostenere i piedi, che non vanno lasciati penzoloni. Non c’è una regola per stabilire se sia meglio il gabinetto o il vasino. Dipende dalle preferenze del bambino. Per alcuni il vasino può risultare un inutile passaggio in più, per altri invece serve ad acquisire sicurezza prima di abituarsi al gabinetto.
Se nei mesi precedenti abbiamo preparato la strada all’autonomia dal pannolino, non sarà difficile accorgersi del momento in cui il bambino è pronto per l’addio definitivo. Talvolta sarà il bambino stesso a chiedere di toglierlo. Segnali positivi che ci dicono che il bambino è pronto a togliere il pannolino in modo definitivo sono:
pedagogista, svolge attività privata di consulenza pedagogica nel sostegno alla genitorialità e al percorso di crescita di bambini e adolescenti. Coordina progetti di educazione e accompagnamento alla morte e all’esperienza della perdita, si occupa di famiglie adottive e lavora come formatrice per gli operatori di nidi e scuole dell’infanzia nella provincia di Messina. È stata vicedirettrice di Uppa magazine dal 2018 e dal 2022 ne è diventata direttrice.