È piuttosto frequente che le neomamme si interroghino sul consumo di alcolici in allattamento. Molte infatti si chiedono se anche durante il periodo dell’allattamento l’alcol sia fortemente controindicato come in gravidanza o se le restrizioni siano più morbide nei mesi dell’allattamento. La domanda non trova sempre facile risposta, esistono infatti professionisti del settore con pareri piuttosto discordanti in merito.
Ricerche abbastanza recenti ci dicono che gli alcolici in allattamento non sono controindicati in modo assoluto. Tuttavia è necessario, per riuscire ad allattare in modo salutare e sicuro, consumare alcol in modo moderato e responsabile, ponendo l’attenzione su alcune piccole accortezze che approfondiremo in questo articolo.
È ad oggi dimostrato che l’alcol entra nel flusso sanguigno e nel latte senza difficoltà. I livelli di alcol nel latte variano però in base al quantitativo di alcolici assunti e al tempo trascorso da quando si è bevuto. Difatti il livello di alcol nel latte materno è più alto nei 30-60 minuti dopo l’assunzione, ma può essere rilevato fino a 2-3 ore dopo il consumo della bevanda alcolica, in base al quantitativo assunto dalla mamma.
È importante sapere che più alcol viene consumato, maggiore sarà il periodo in cui potrà essere rilevato nel latte materno. Per fare un esempio: se si sono bevuti più di 2 drink sarà possibile trovare tracce di alcol anche dopo 6-8 ore dall’assunzione.
Gli effetti dell’alcol in allattamento sono piuttosto vari e possono dipendere da differenti fattori quali:
Tra le più immediate conseguenze dell’assunzione di alcol durante l’allattamento troviamo un’inibizione dell’emissione del latte. Ciò accade perché l’alcol agisce sulla produzione di ossitocina, impedendo una normale fuoriuscita del latte dal seno materno.
Tale meccanismo, a sua volta, avrà conseguenze negative sulla produzione di latte dal momento che emissione e produzione sono due fenomeni strettamente correlati, come sono correlati ossitocina e prolattina, gli ormoni che li regolano.
Come abbiamo spiegato l’alcol passa nel latte ed è possibile trovarne tracce per tutto il tempo in cui rimane nel circolo sanguigno materno. Con il diminuire della quota alcolica a livello ematico, diminuirà anche la quota alcolica presente nel latte materno.
È importante essere consapevoli che gli alcolici in allattamento, se consumati abitualmente o non in moderata quantità, possono avere degli effetti sul neonato o lattante. I maggiori rischi dell’alcol durante l’allattamento per i bambini sono:
I bambini, a causa della loro immaturità epatica, hanno meno risorse per metabolizzare efficacemente l’alcol. Per tale ragione gli effetti dell’alcol sui più piccoli sono maggiori rispetto a quelli che si hanno sull’organismo di un adulto. Alcuni studi hanno osservato che l’esposizione ripetuta all’alcol può essere associata ad anomalie o ritardo dello sviluppo motorio e può determinare un certo grado di tossicità a danno di un corretto sviluppo cerebrale.
È importante inoltre sottolineare che in caso di consumo di alcol ingente o ripetuto il bambino o la bambina non dovrebbe condividere lo spazio per dormire con la madre, poiché l’alcol può inibire i riflessi e la risposta motoria materna, riducendo la sicurezza del co-sleeping.
Il CDC (Centre for Disease Control and Prevention) nella sua raccolta di studi e osservazioni afferma che: «Non bere alcolici è l’opzione più sicura per le madri che allattano». Aggiunge tuttavia che un consumo moderato di alcolici (fino a 1 drink standard al giorno) non sembra avere effetti avversi per il bambino, soprattutto se la madre attende due ore tra il consumo della bevanda alcolica e la poppata.
Ma dunque cosa si può bere in allattamento? E soprattutto quali sono le dosi di alcol consentito in allattamento? Secondo il CDC americano la quota alcolica consentita come massimo (1 drink standard al giorno) è quella presente in una delle seguenti bevande:
La birra in allattamento, protagonista di radicati miti e dicerie circa le sue proprietà sulla stimolazione positiva della produzione di latte, è da considerarsi in realtà al pari di ogni sostanza alcolica. Sebbene una componente dell’orzo abbia effetti attivanti sulla prolattina, tuttavia l’alcol contenuto nella birra ha un effetto inibente sull’ossitocina. Da diverse osservazioni si è rilevato quindi che chi consuma abitualmente birra ha progressivamente difficoltà nell’emissione e nella produzione del latte.
Lo stesso avviene anche con il vino in allattamento spesso consigliato, in particolare quello rosso, perché, secondo alcune credenze popolari, è capace di “fare sangue” e di sostenere la puerpera nella ripresa dopo il parto. Anche in questo caso è importante ricordare che non ci sono evidenze a sostegno dei benefici del vino: non ci sono effetti sull’assetto ematico, né sulla velocità di recupero post-partum e tanto meno benefici comprovati per l’allattamento al seno. Anzi, più il bambino è piccolo più l’immaturità del fegato renderà complessa la metabolizzazione delle molecole di alcol aumentando la possibilità di effetti avversi.
Estrarre il latte dal seno con la spremitura manuale o il tiralatte per somministrarlo al bambino per evitare di sottoporlo alla quota alcolica è utile? La risposta è sì, può avere senso, ma solo se viene fatto prima di bere alcol. Il latte che viene estratto invece dopo aver bevuto conterrà inevitabilmente alcol ed inoltre l’estrazione non riduce il tempo di metabolizzazione dell’alcol o la quota presente a livello del latte.
Dunque, per concludere è bene ricordare che: