«Posso allattare se sono incinta?», può chiedersi la mamma che allatta e che ha appena scoperto di essere nuovamente in attesa.
Cominciamo col dire che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per le donne che scelgono di intraprendere questa strada, l’allattamento al seno è un vero e proprio diritto, oltre che un investimento per la salute del proprio bambino. Una mamma che scopre una nuova gravidanza durante l’allattamento dovrebbe perciò sentirsi libera di continuare o interrompere questo processo, secondo i suoi bisogni e quelli del bambino.
Ma allattare in gravidanza può essere considerata una scelta sicura per madre, feto e lattante? In questo articolo risponderemo a questa domanda.
Continuare ad allattare in gravidanza è possibile? L’allattamento in gravidanza è una pratica sicura e priva di controindicazioni dimostrate scientificamente. Se una mamma desidera allattare durante la gravidanza, quindi, la sua scelta va rispettata. Il suo corpo è infatti in grado di produrre abbastanza latte per nutrire il bambino più grande e fornire contemporaneamente tutti i nutrienti necessari al feto per una corretta crescita.
I risultati degli studi degli ultimi anni suggeriscono che allattare in gravidanza, in particolare se non presenta difficoltà, non aumenta le possibilità di esiti negativi per la madre e per il feto. Quindi, nel corso dei nove mesi di gestazione, è possibile allattare fino a quando mamma e bambino lo desiderano.
La prosecuzione dell’allattamento durante la gravidanza può essere sconsigliata dai professionisti solo in alcuni casi specifici per ragioni precauzionali o per bisogni particolari, come nel caso di contrazioni associate a rischio di parto prematuro.
In ogni caso è comunque importante confrontarsi con il proprio medico o con l’ostetrica, per valutare non solo la sicurezza dell’allattamento in gravidanza, ma anche per ricevere le informazioni corrette sullo stile di vita e sull’alimentazione da seguire.
Allattare in gravidanza è una scelta sicura anche quando, a causa del cambiamento ormonale (in particolare ai livelli di estrogeni e progesterone), si modifica la composizione del latte materno. Talvolta si osserva, ad esempio, una riduzione della quantità di latte prodotta. Anche in questa circostanza, tuttavia, una madre con una sana e corretta alimentazione non dovrebbe andare incontro a particolari difficoltà, soprattutto se il bambino allattato ha più di un anno.
Se il latte materno in gravidanza subisce delle modifiche, ciò può determinare una minor crescita del lattante? Queste conseguenze sono documentate nei Paesi a risorse limitate, mentre in quelli più ricchi (come l’Italia) non è un’evenienza comune.
Va inoltre tenuto conto che, generalmente, il bambino viene allattato in maniera esclusiva dalla mamma incinta per un periodo breve, dato che intorno al sesto mese solitamente inizia lo svezzamento e quindi l’inserimento di cibi semisolidi o solidi. In questa fase di solito avviene una diminuzione fisiologica significativa nella produzione di latte, poiché per l’appunto il piccolo non è più allattato in modo esclusivo.
La coesistenza di allattamento al seno e gravidanza può richiedere tuttavia la necessità di aumentare il fabbisogno calorico della donna, per garantire la produzione del latte materno, con l’introduzione di cibi più sostanziosi e un’adeguata idratazione durante la giornata.
Per le donne che decidono di continuare ad allattare durante la gravidanza, è essenziale quindi mangiare bene, seguendo un’alimentazione varia ed equilibrata.
Allattare in gravidanza fa male al feto? Esistono controindicazioni all’allattamento in gravidanza? Sono questi i dubbi più comuni sollevati dalle donne che devono decidere se proseguire con l’allattamento dopo la scoperta di una nuova gravidanza.
In merito a questi interrogativi, il Ministero della Salute si è espresso nel 2014 con indicazioni chiare e precise. Il Tavolo Tecnico per la Promozione dell’Allattamento al Seno ha concluso che, per la maggior parte delle donne, la coesistenza di gravidanza e allattamento risulta sicura per madre, embrione, feto e lattante. [1]
Questa affermazione è basata sulle seguenti premesse:
Come anticipato, esistono tuttavia alcune circostanze in cui è lecito che il professionista consigli alla donna in gravidanza di interrompere l’allattamento al seno a scopo precauzionale. I casi riguardano:
In gravidanza, dunque, è possibile ed è sicuro allattare al seno, ma in ogni caso le considerazioni da fare devono includere il benessere di tutti e tre i soggetti coinvolti, la relazione mamma-bambino e la salute psicologica della donna.
Esistono poi alcune possibili condizioni da valutare, come il fatto che il bambino allattato possa percepire un iniziale disagio transitorio, qualsiasi sia la scelta intrapresa. Altro fattore da prendere in esame è il comfort materno: durante la gravidanza sono infatti comuni sintomi quali tensione dei capezzoli o dolore al seno, e il disagio potrebbe intensificarsi durante l’allattamento. Anche l’affaticamento correlato alla gravidanza potrebbe incrementare e rappresentare una sfida per la gestante.
Allo stesso tempo, però, anche rinunciare all’allattamento al seno può comportare effetti negativi sulla salute psicologica della donna, se questa ci tiene molto.
Per tutte queste ragioni la decisione è strettamente personale, basata su ragioni individuali uniche, come unico è il rapporto tra la madre e il bambino. La decisione non dovrebbe essere quindi influenzata da fattori esterni o aspettative altrui, ma accompagnata e supportata da una rete di aiuto composta anche dai professionisti della salute.
Ostetrica e giornalista scientifica, lavora attualmente nella Sala Parto dell’Ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia, dove si occupa dell’assistenza al travaglio e al parto fisiologici e dell’assistenza neonatale e nel puerperio.