«A tratti ho provato una forte ansia in gravidanza, non tanto nelle prime settimane quanto più avanti. Non so bene perché, forse perché vedevo il mio corpo cambiare così, all’improvviso…».
«Volevo che tutto fosse pronto per l’arrivo di Elisabetta, ma per quanto mi sforzassi, avevo sempre la sensazione che qualcosa potesse sfuggire al mio controllo. Tutto questo si è tradotto in uno stato di forte agitazione durante la mia gravidanza…».
«Ero appena entrata nel terzo trimestre e un giorno, ricordo come fosse ieri, ho iniziato a sentire i seguenti sintomi: palpitazioni, difficoltà respiratorie, sensazione di soffocamento, un intenso senso di paura o di perdere il controllo. Parlando poi con il mio medico, ho capito che si era trattato di un attacco di panico».
Ansia, agitazione, attacchi di panico in gravidanza: cosa può provocare tutto ciò? Per capirlo, occorre fare un passo indietro…
La gravidanza è un tempo di profonde trasformazioni, alcune più visibili e facili da “leggere”, altre invece più nascoste, meno lampanti, dunque difficili da riconoscere e da comprendere. Rientrano in questa seconda categoria i cambiamenti psichici – del tutto fisiologici – che avvengono nella mente delle madri (e, seppur in modo diverso, in quella dei padri) fin dai primi mesi di gestazione. I cervelli dei genitori in attesa, stimolati dagli ormoni della gravidanza, subiscono infatti modificazioni nelle aree cerebrali preposte all’accudimento pratico ed emotivo della prole: in sostanza, la gravidanza cambia il modo in cui funzionano certe nostre strutture nervose.
Queste variazioni, scoperte grazie alle neuroscienze, ci dicono che al di là dei macro-cambiamenti fisici e pratici che si associano alla gravidanza e alla genitorialità, c’è tutto un sottobosco di incessanti micro-cambiamenti che si svolgono nei nostri cervelli, senza che quasi ce ne accorgiamo. Questo processo di adattamento alla gravidanza e alla genitorialità, finalizzato ad aumentare le possibilità di sopravvivenza dei neonati e dei bambini piccoli (che così ricevono appropriate cure parentali), non è automatico e non avviene senza fatica. Alcune coppie lo affrontano con più facilità, per altre invece rappresenta un’esperienza molto faticosa.
È opportuno ricordare che ogni genitore, prima di essere tale, è un essere vivente unico e irripetibile, una persona con il proprio vissuto e con il proprio sistema, più o meno organizzato, per far fronte ai cambiamenti e adattarsi al nuovo. Il modo in cui affrontiamo i cambiamenti nella nostra vita, come siamo equipaggiati per gestirli, può dunque rendere l’esperienza della gravidanza più o meno faticosa; la fatica, però, dipende anche da questioni di tipo relazionale, come la sintonia emotiva e cognitiva tra i partner, o dalla presenza (o assenza) di sostegno materiale ed emotivo delle famiglie di origine, così come da questioni di carattere sociale, cioè dalla presenza (o assenza) di politiche adeguate per la tutela della salute, della genitorialità e dei genitori lavoratori.
Tutte queste componenti incidono sul benessere delle donne e delle coppie in attesa: quando, in uno o più di questi ambiti, ci sono difficoltà acute e gravi o moderate ma prolungate nel tempo, l’ansia è spesso il primo segnale che il corpo utilizza per dirci che lo stress è superiore alle nostre attuali capacità di gestione.
Sì, anche durante la gravidanza l’ansia ha questo ruolo di ambasciatrice tra noi e i nostri mondi: quello interno, che fatica a trovare un equilibrio in mezzo alle mille sollecitazioni, e quello esterno, così caotico. Ogni volta che c’è qualcosa che non va, che siamo troppo stanchi, sovraccarichi di cose da fare o di pensieri, ogni volta che ci troviamo a dover fronteggiare qualcosa che ci pare fuori dalla nostra portata, qualcosa di minaccioso o pericoloso per noi e per chi amiamo, ecco che, per fortuna, compare l’ansia, che non è e non dovrebbe essere considerata uno sgradevole invasore, ma piuttosto un utilissimo – anche se fastidiosissimo – “allarme antincendio”, di cui occorre imparare a regolare la sensibilità e l’intensità.
L’ansia, in gravidanza come al di fuori di essa, è infatti una reazione fisiologica che nasce come sistema di protezione: può generarsi in risposta a un pericolo imminente, a una minaccia reale per la nostra incolumità o, in modo più subdolo ma persistente, manifestarsi davanti a uno scampato pericolo o a una minaccia potenziale non ancora accaduta ma possibile.
L’ansia può persino comparire in situazioni di apparente equilibrio, in assenza di pericoli reali o imminenti, di scampati pericoli o di potenziali minacce, ogni volta che, magari senza averne consapevolezza, tiriamo troppo la corda e stanchiamo il nostro corpo o la nostra mente senza concederci il necessario riposo.
Quando pensiamo all’ansia è importante considerare il crescendo dall’ansia normale, risposta fisiologica e benevola per il nostro organismo, a una reazione via via sempre più patologica e dannosa, il disturbo d’ansia. Questo passaggio (da ansia fisiologica a disturbo d’ansia) non avviene per debolezza o per mancanza di volontà, non è una colpa e nemmeno una condanna, ma un bisogno del nostro organismo di cui occorre prendersi cura.
Se in passato abbiamo affrontato troppi pericoli, se siamo scampati a numerose minacce, reali o potenziali, se abbiamo affaticato il nostro corpo e la nostra mente senza sosta e non abbiamo potuto prenderci cura di noi in modo appropriato, può accadere che il nostro sistema di gestione dello stress non riesca a funzionare come dovrebbe. Sono presenti, dentro di noi, sistemi di allarme che possono attivarsi “rumorosamente” per qualunque stimolo, anche in momenti di apparente normalità: è il caso degli attacchi di panico. Altri sistemi, invece, inviano continuamente, notte e giorno, piccoli e fastidiosi segnali di allerta al nostro sistema di gestione dello stress, come se fossimo circondati da pericoli e minacce (si tratta dei disturbi d’ansia generalizzata).
Sappiamo che il sistema di gestione dello stress in gravidanza può diventare più vulnerabile. L’ansia può trasformarsi da meccanismo protettivo a problema che mina il benessere, specialmente in presenza di fattori come una storia di infertilità, lutti perinatali o familiari significativi, esperienze di abusi o violenze, traumi perinatali precedenti o precedenti disturbi d’ansia.
Prendersi cura della propria ansia è fondamentale non solo per la propria salute, ma anche per quella del nascituro. Regolando il nostro sistema di gestione dello stress in gravidanza, favoriamo infatti la regolazione di quello del bambino, che è già presente e attivo.
Ma come calmare l’ansia in gravidanza? Esistono strategie diverse per affrontare la situazione. La mindfulness, ad esempio, è un strumento utile per ridurre lo stress in gravidanza e regolare il volume dell’ansia. Se l’ansia si associa a insonnia grave, attacchi di panico frequenti o umore depresso, le psicoterapie cognitive, da sole o in combinazione con un appropriato trattamento farmacologico, sono un valido supporto per migliorare la propria condizione.
Ricordiamoci che la gestazione è un buon momento per prendersi cura di sé stesse. Impariamo dunque a considerare l’ansia in gravidanza un segnale prezioso e necessario per migliorare il nostro benessere e quello del nostro bambino e non dimentichiamoci che, a questo proposito, possiamo sempre chiedere consiglio e sostegno al nostro medico di base o agli specialisti che ci seguono nel percorso di gestazione.
Medico psichiatra e psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Si è perfezionata in psicologia clinica perinatale e in linguaggi narrativi e letteratura per l'infanzia e l'adolescenza. Ha un Master Universitario in Disturbi alimentari in età evolutiva e un Master Interuniversitario europeo in Neuroscienze dell'umore. Attualmente è dottoranda di ricerca in Neuroscienze con un progetto sulla salute mentale in epoca perinatale.