Un primo attacco di asma nel bambino può spaventare i genitori, ma è bene mantenere la calma e rivolgersi al proprio pediatra, tenendo presente che è molto raro che un attacco di asma sia effettivamente pericoloso.
Inoltre ormai da molti anni non ci sono problemi nella cura dell’asma dei bambini (e degli adulti), esistono infatti molti farmaci efficaci e sicuri e moltissima esperienza.
In questo articolo proveremo a fare chiarezza, senza la pretesa di sostituirci al vostro medico, sull’asma nei bambini, andando ad analizzare come si effettua la diagnosi, quali sono i farmaci per l’asma e cosa fare in caso il piccolo o la piccola soffra di questo disturbo.
L’attacco d’asma, nei bambini come negli adulti, comincia generalmente con una tosse secca e stizzosa, fastidiosa, che i genitori (e spesso anche i bambini) sanno riconoscere. Quando i sintomi dell’asma sono persistenti e interferiscono con la qualità di vita del bambino è necessario il trattamento di fondo dell’asma.
È importante inoltre sapere che i sintomi classici dell’asma (tosse secca e stizzosa, respiro sibilante) sono scatenati quasi sempre dai seguenti fattori, presenti da soli o variamente associati:
Le infezioni virali respiratorie, soprattutto nei bambini piccoli, sono spesso responsabili delle bronchiti asmatiformi che hanno sintomi molto simili a quelli dell’asma e si curano allo stesso modo: purtroppo non sempre è possibile evitarle e, soprattutto nei bambini che vanno al nido e alla materna, sono praticamente inevitabili.
Sulle cause dell’asma, consigliamo la lettura del nostro articolo Asma: una patologia multifattoriale.
Innanzitutto, non esistono esami specifici per fare diagnosi di asma, come avviene, ad esempio, per la tonsillite, dove basta fare il tampone faringeo e cercare lo streptococco. Il secondo punto è che serve il medico: il sospetto di asma, infatti, viene formulato in base alla visita medica, cioè quando il vostro pediatra o il medico che visita vostro figlio, sentendo al torace i sibili espiratori e altri segni caratteristici, vi comunica che c’è un broncospasmo.
Conoscere la storia clinica del bambino aiuta il medico nel fare la diagnosi. Questo significa che è necessario rispondere a domande del tipo: «C’è qualcuno in famiglia che soffre o ha sofferto di asma o di malattie allergiche? Quanti episodi di fischietto o sibilo ai polmoni ha avuto nell’ultimo anno? È andato mai all’ospedale? Quali medicine sono state efficaci? Tra un episodio e l’altro è presente la tosse? Cos’è che fa scatenare la tosse (la corsa, le emozioni, andare a casa di nonna, saltare sul letto, l’aria fredda o umida)? Quanti giorni di scuola ha perso per la tosse o per il fischietto?» e via dicendo.
Se il medico è sicuro della diagnosi non serve fare accertamenti; sarà proprio la risposta al trattamento (il controllo dell’asma) che lo guiderà. Solo raramente, in caso di dubbio o di particolare resistenza alla terapia può essere utile effettuare una spirometria. Si tratta di un test per i bambini più grandi (oltre i 5-6 anni) che serve a valutare di quanto sono ostruite le vie respiratorie.
Il bambino soffia in un tubo e un piccolo computer rileva il flusso di aria corrispondente ai diversi tratti dell’albero bronchiale. Più i bronchi sono chiusi, più i flussi sono bassi. Se i bronchi sono ostruiti, si fa un altro test a 10-20 minuti dopo l’inalazione di salbutamolo (un broncodilatatore) per verificare che i bronchi si siano effettivamente dilatati.
L’allergia è un fattore scatenante dell’asma; cercare un’eventuale allergia nei familiari (genitori, fratelli, parenti) e nella storia personale è utile per avere più chiaro il quadro. Ad esempio, se Giorgio comincia a tossire e ad avere l’affanno quando va a casa della zia (sempre la solita zia, quella dei tre figli asmatici) che vive con il gatto sul divano e questo succede solamente in queste occasioni, le prove allergiche sono inutili: Giorgio è sicuramente allergico al pelo del gatto (in realtà si dovrebbe dire ai derivati epidermici del gatto).
In situazioni meno chiare si effettuano i test cutanei, meglio detti prick test. Sono facili, economici, non sono dolorosi e risultano positivi nell’80-90% dei bambini asmatici. Sono disponibili anche test allergici sul sangue (RAST e l’ImmunoCap) che non sono migliori del prick test per ciò che riguarda la capacità di individuare se un soggetto è o non è allergico, ma sono molto più costosi. Questi test sono utili solamente quando non è possibile effettuare quelli cutanei, quando cioè il bambino è in trattamento con antistaminici e non è possibile sospenderli, o se soffre di una dermatite così grave da non permettere l’esecuzione del test sulla cute.
Bisogna ricordare che nessun test diagnostico può sostituire il ragionamento e l’esame clinico, il risultato di un test richiede sempre l’interpretazione da parte del medico, un test positivo significa essere allergici, ma non malati, cioè non è detto che l’allergia sia clinicamente manifesta.
Il prick test si fa mettendo a contatto della pelle, che è stata in precedenza punta (to prick si traduce con pungere), alcune sostanze che si sospetta siano responsabili di una reazione allergica. Le più comuni sono gli acari della polvere, i pollini delle graminacee, dell’olivo, della parietaria, il pelo del gatto, del cane e le muffe. Insieme agli allergeni devono sempre essere testato il controllo negativo (praticamente acqua) e il controllo positivo (istamina), per permettere una lettura corretta delle reazioni cutanee che possono essere lievemente diverse da soggetto a soggetto.
Il metodo è semplicissimo: si applica una goccia di ciascuna delle sostanze che si vogliono testare sulla superficie interna dell’avambraccio e con una piccola punta si solleva delicatamente la pelle (nessuna paura, il fastidio è sopportabilissimo) per far penetrare la sostanza negli spazi sottostanti. Se c’è allergia, entro 15-20 minuti la pelle si arrossa e si gonfia, proprio come un pizzico di zanzara (pomfo). Ogni pomfo viene confrontato con quello provocato dall’istamina (che per convenzione è riportata + + +) e con quello del controllo negativo (che non deve avere reazione significativa). Se il pomfo è inferiore alla metà del pomfo dell’istamina il risultato del test sarà +, se è compreso tra la metà e la stessa dimensione di quello dell’istamina è indicato con + + , se è da una a due volte la dimensione dell’istamina è indicato con + + +, se supera il doppio del pomfo dell’istamina è indicato con + + + +. Si considera positivo il prick che raggiunge almeno + +.
Nei Servizi di bronco-pneumologia sono disponibili anche altri esami (test da sforzo, test alla meta colina, test all’ossido nitrico, studio dei volumi e delle resistenze polmonari). Non sono test per tutti, ma solo per i bambini con forma asmatica grave in cui è necessario un monitoraggio attento e uno studio dell’evoluzione dell’infiammazione bronchiale.
Quando il bambino fischia ed è affannato si interviene subito con un farmaco broncodilatatore, cioè capace di allargare il diametro dei bronchi che nel corso dell’attacco si è ristretto. Sono questi i farmaci che si somministrano con l’apparecchio dell’aerosol o, meglio ancora, con la bomboletta spray accoppiata al distanziatore. Il più utilizzato è il salbutamolo ed è un farmaco ad azione breve, agisce subito, ma il suo effetto dura poco tempo; raramente è necessario aggiungere un altro farmaco (sempre per aerosol o con lo spray) che si chiama ipratropio bromuro.
In qualche caso, se i bronchi non si dilatano a sufficienza e il bambino continua a fischiare nonostante i broncodilatatori, si può usare il cortisone per bocca. Se gli attacchi sono molto frequenti e il bambino non sta bene nel tempo che intercorre fra un attacco e l’altro, è necessario un trattamento di fondo che si basa su derivati del cortisone, somministrati sempre con l’aerosol o con lo spray o su un farmaco più recente, il montelukast che si prende per bocca. Questo farmaco è comodo da usare e perciò è molto prescritto, anche se è piuttosto costoso e dovrebbe essere considerato solo in seconda battuta.
Nonostante l’aerosol sia molto amato dalle mamme, sarebbe meglio somministrare i farmaci per l’asma con una semplice bomboletta spray. A patto però di saperla usare come si deve. Intanto, oltre alla bomboletta, serve il distanziatore, cioè quel cilindro vuoto con due aperture: una piccola per inserire la bomboletta spray e l’altra, dotata di un boccaglio o di una mascherina attraverso la quale il bambino deve respirare per assumere il farmaco.
Si agita la bomboletta per qualche secondo e poi la si inserisce nel distanziatore; se il distanziatore non è stato usato per oltre una settimana, è meglio effettuare uno spruzzo a vuoto. Si introduce nella bocca del bambino il boccaglio o si appoggia la mascherina al suo viso, dopo di che si fa uno spruzzo; nel distanziatore trasparente si vedrà per un attimo una nuvoletta: è il farmaco che si mescola con l’aria. È quello il momento di invitare il bambino a inspirare lentamente e a trattenere il fiato per almeno 10 secondi. Dopo un minuto si ripete l’operazione. A volte può essere necessario chiudere le narici con le dita durante le inspirazioni.
nato a Roma, dove si specializza in Pediatria e frequenta il dottorato di ricerca. È membro dell’Associazione Culturale Pediatri e del gruppo Pediatri per Un Mondo Possibile. È coautore dei libri “Il bambino disattento e iperattivo” (Franco Angeli) e “Mangiare per crescere. Consigli per genitori in gamba” (Il Pensiero Scientifico).