Come possiamo riconoscere un attacco di panico nei bambini da altre forme di paura e ansia infantile? Cosa possiamo fare per aiutare i bambini a calmarsi quando sono in panico? E dopo? L’ansia è una condizione psicofisica che siamo abituati a riferire agli adulti. Eppure, negli ultimi anni essa è diventata frequente anche tra i bambini e gli adolescenti.
In questo articolo, proveremo a chiederci insieme cosa accade quando l’ansia si presenta attraverso un attacco di panico nei bambini. È importante distinguere tra le normali paure infantili e i veri e propri vissuti di ansia.
La paura è un’emozione fondamentale che i bambini vivono fin dai primi mesi di vita e ha l’importante funzione di proteggere da pericoli presenti e riconoscibili, attivando risposte di fuga e di ricerca di sicurezza. L’ansia è uno stato di agitazione interiore e di allarme di fronte a situazioni pericolose che si teme si possano verificare nel futuro con conseguenze catastrofiche, anche se tali situazioni sono poco probabili nella realtà. Questo stato psico-fisico attiva risposte di evitamento che possono portare a rifiutarsi di affrontare le situazioni temute.
L’ansia, rispetto alla paura, è quindi riferita più al futuro che al presente, alle conseguenze delle situazioni più che alle situazioni stesse, a situazioni temute ma improbabili, più che a situazioni contingenti e reali. Inoltre, non tutte le ansie sono uguali.
Avere paura è normale, a tutte le età, anche da piccolissimi. Le paure infantili sono riferite a situazioni di pericolo percepite come tali dai bambini stessi, in base all’età e alla fase della loro crescita:
Quando i bambini hanno paura, gli adulti intorno a loro possono aiutare il bambino a individuare e nominare lo stimolo pauroso, descrivere le sue reazioni di fronte a esso, fornirgli un supporto nella ricerca di strategie per affrontare la paura, aiutandolo così a confrontarsi con essa e superarla:
«Ho capito che sei scappato via perché hai paura di entrare da solo nella stanza; può essere pauroso entrare senza sapere chi c’è dentro. Vieni entriamo insieme e vediamo che non c’è nessuno, così puoi stare tranquillo»
Anche nei bambini, ci sono ansie con una funzione positiva di adattamento e di stimolo. Ad esempio, l’ansia prima di una gara sportiva può diventare una spinta motivazionale e far sperimentare al bambino che, nonostante l’agitazione iniziale, la sua prestazione e il suo divertimento non vengono compromessi in modo significativo.
Quando, invece, l’ansia nei bambini si fa più intensa e lo stato di agitazione dura più a lungo, o quando è riferita a situazioni non tipiche per l’età, il disagio può essere così difficile da gestire che i bambini possono preferire non confrontarsi con la situazione che lo genera. E, negli ultimi tempi, sono in aumento i casi di ansia nei bambini.
Ad esempio, la normale agitazione all’idea di stare lontani dai genitori può trasformarsi in una vera e propria ansia da separazione, cioè in una condizione di preoccupazione costante che può portare i bambini a non riuscire a stare senza di loro, a non andare a scuola per il timore che nessuno li vada a riprendere, che possa nel frattempo succedere qualcosa di brutto ai loro genitori, che a casa la situazione possa farsi complicata in loro assenza.
In situazioni come questa, l’ansia può arrivare a compromettere il funzionamento del bambino in alcuni ambiti essenziali dell’esperienza (la scuola, lo sport, le amicizie, la famiglia), segnando un discrimine importante tra ansia normale e ansia patologica.
Che cos’è invece un attacco di panico? E quali sono le caratteristiche di un attacco di panico nei bambini?
L’attacco di panico è un episodio in cui il bambino vive improvvisamente stati molto intensi di paura e ansia, con sintomi psico-fisiologici che tendono ad angosciarlo e bloccarlo.
I sintomi dell’attacco di panico nei bambini raggiungono il picco in una decina di minuti, potendo durare fino a mezz’ora circa. Ecco i principali:
Alcuni sintomi sono più ricorrenti come, ad esempio, i tremori e l’agitazione fisica, il mal di pancia e la nausea, le palpitazioni e la sensazione di soffocamento, il mal di testa o la sensazione di svenire. Può capitare che i bambini in panico piangano o urlino, respirando più velocemente e male. Questo può creare una difficoltà nella respirazione che, a sua volta, aumenta il loro stato di agitazione. Altri sintomi sono meno frequenti, come la paura di morire o d’impazzire, l’eccessiva preoccupazione che l’attacco di panico possa ripetersi in futuro; ciò in quanto la morte, la follia e il futuro sono esperienze e dimensioni psicologiche normalmente meno attive nella mente dei bambini, soprattutto dei più piccoli.
A questo punto, chiediamoci insieme cosa possiamo fare noi genitori, noi adulti per aiutare un bambino con attacco di panico. Nel momento in cui il bambino o la bambina vive un attacco di panico, è utile stare accanto al bambino:
Per gestire un attacco di panico del bambino, è più utile assumere un atteggiamento fermo e allo stesso tempo empatico, utilizzando parole che riconoscono al bambino il suo disagio, invitandolo a rivolgere la sua attenzione al suo corpo, al suo respiro, alle sue sensazioni attraverso tecniche psico-corporee che lo aiutino a diminuire lo stato di attivazione e allerta psicofisica in cui si trova.
Possono essere un grande aiuto esercizi di respirazione svolti insieme, come ad esempio soffiare piano piano su una girandola o fare respiri ampi e lenti, invitando il bambino a porre attenzione al come ci si sente respirando così. È importante che questi piccoli esercizi non siano suggeriti in modo istruttivo con una modalità del tipo «fai così che ti aiuta», «se fai così starai meglio», ma siano proposti dal genitore al bambino con fiducia e come attività da fare insieme «per calmarsi un pochino». In questo modo, possiamo accompagnare il bambino a fare esperienza di come egli stesso può gestire il proprio stato di ansia, aiutando la sua mente e il suo corpo a collaborare per ripristinare uno stato di maggiore calma.
Solo successivamente, quando il bambino è riuscito a calmarsi sarà possibile – in base all’età e alla fase della crescita – aprire con lui un dialogo sulla situazione da poco vissuta.
In questo dialogo, oltre a evitare le trappole descritte in precedenza (enfatizzazione, minimizzazione, eccessiva razionalizzazione, eccessiva rassicurazione), è utile usare parole che aiutino il bambino a comprendere quanto è accaduto, descriverlo, valorizzare la sua capacità di gestirlo e allargare il campo emotivo anche ad altri vissuti ed emozioni che la stessa situazione può far vivere e sperimentare.
Ad esempio, con domande aperte quali «cosa ti è successo?», «come ti sei sentito?», «cosa ti ha aiutato a calmarti?», «pensi che questa strategia che hai usato possa esserti utile altre volte?».
Con queste forme di dialogo e attraverso il modellamento del loro comportamento, gli adulti possono favorire le seguenti competenze emotive nei bambini :
È possibile fare una diagnosi di disturbo da attacco di panico? Una precisazione fondamentale s’impone a questo punto del nostro articolo. Le descrizioni che abbiamo fornito nei paragrafi precedenti sono da intendersi come indicatori utili ai genitori per orientarsi nel variegato mondo emotivo dei bambini e per scegliere di mettere in campo le risposte più adeguate in base alla situazione.
Esse non sono da usare come criteri per la diagnosi di disturbo da attacco di panico infantile.
La diagnosi è un processo specialistico di pertinenza del pediatra, del neuropsichiatra infantile e dello psicologo.
Per cui, nel caso in cui gli attacchi di panico dovessero ripetersi e aumentare di frequenza, diventare molto angosciosi e limitare il funzionamento del bambino o della bambina nei suoi principali contesti di vita, è utile parlarne con il pediatra e valutare insieme l’utilità di un approfondimento tramite invio a un neuropsichiatra, a uno psicologo-psicoterapeuta infantile.
In base all’età del bambino, alla situazione specifica e alle valutazioni effettuate, i professionisti potranno proporre differenti tipi di trattamento per i disturbi da attacco di panico nei bambini:
Quando gli attacchi di panico si verificano nel contesto scolastico, è utile parlare con gli insegnanti per collaborare nella comprensione di ciò che il bambino o la bambina vive e nella ricerca di modalità utili per aiutarlo, anche al fine di ridurre i rischi che il disagio avvertito si trasformi nella difficoltà nell’andare a scuola o in assenze frequenti. Se c’è già in campo uno specialista, può essere utile che questo dialogo scuola-famiglia sia facilitato dalla sua figura, in modo che le sue competenze siano di supporto a quelle già messe in campo dagli insegnanti e dai genitori nella ricerca di soluzioni al problema.
Un ultimo spunto di riflessione per noi adulti. Di fronte a un bambino che manifesta una tendenza a vivere episodi di ansia ripetuti, un’altra forma di “trattamento” indiretto ma comunque efficace è interrogarsi su quali siano le modalità con cui noi stessi viviamo e gestiamo le nostre paure, preoccupazioni del quotidiano e ansie della vita e su come queste modalità possano influenzare in modo positivo o negativo la serenità dei bambini e lo sviluppo delle loro competenze emotive. La consapevolezza delle reciproche influenze tra le nostre emozioni, azioni e comunicazioni e quelle dei nostri figli è un aspetto cruciale per poter attivare cambiamenti utili a migliorare la gestione dell’ansia anche tra i più piccoli della famiglia.