La candida al seno può creare forte disagio nelle donne che allattano, tanto da rappresentare un ostacolo a proseguire. Può presentarsi in qualsiasi fase dell’allattamento – anche fin dalle prime settimane che seguono il parto – e coinvolgere anche il neonato. Una visita dal proprio medico sarà necessaria per effettuare una diagnosi sulla base dei segni dell’infezione.
La prevenzione, il trattamento tempestivo e l’individuazione della causa della candida al seno sono fondamentali per garantire la salute fisica e psicologica della donna e del bambino che desiderano continuare l’esperienza dell’allattamento.
Vediamo di seguito quali sono i sintomi della candida (o “mughetto”) al seno, le sue cause e cosa fare nel momento in cui si ha il sospetto di averla contratta.
I sintomi della candida al seno sono principalmente un dolore molto forte, descritto dalle donne come una sensazione di “spilli” che pungono, e l’aspetto traslucido di tutta la zona dell’areola e della pelle circostante.
La diagnosi è però complessa perché i sintomi sono soggettivi e non sempre specifici del mughetto al seno, motivo per cui è anche difficile raccogliere dati ufficiali sulla frequenza con cui questa situazione si può verificare. Tuttavia, oltre ai due sintomi già citati, ne esistono anche altri che possono far sospettare la presenza di una candida al seno e che possono riguardare sia la madre sia il bambino.
Solitamente la candida al seno si verifica su entrambi i seni contemporaneamente e può essere, in alcuni casi, associata a un’infezione vaginale materna da candida. Ecco perché è importante valutare la presenza di sintomi come perdite vaginali anomale e prurito nella zona intima. In secondo luogo è fondamentale assicurarsi che il bambino allattato sia posizionato correttamente durante la poppata, poiché spesso i sintomi causati da un attacco scorretto vengono erroneamente confusi con quelli del mughetto al seno.
La durata della candida al seno dipende dalla tempestività con cui l’infezione viene trattata. Dopo l’inizio del trattamento la donna dovrebbe percepire un miglioramento dei sintomi già dopo 48 ore, con una risoluzione completa entro massimo due settimane.
Le cause della candida al seno vanno individuate nelle condizioni che favoriscono una crescita eccessiva del fungo (Candida albicans). Questa crescita può verificarsi se il sistema immunitario materno è indebolito, ad esempio nei casi di altra malattia in corso.
Tra le possibili cause scatenanti della candida al seno troviamo:
La candida può essere causata anche da un’altra infezione batterica, oppure può manifestarsi in seguito a un taglio cesareo, per il trattamento antibiotico previsto dopo l’intervento chirurgico. Sono a rischio di contrarre questa infezione al seno anche le donne con un’infezione vaginale da candida in atto e quelle che hanno subito un trauma del capezzolo.
Secondo le indicazioni riportate dall’Istituto Superiore di Sanità, per curare la candida al seno occorre utilizzare un farmaco antimicotico sia per la madre sia per il bambino, allo scopo di evitare il continuo passaggio dell’infezione dall’uno all’altra. Nel dettaglio è consigliato, previa prescrizione medica, l’utilizzo di un farmaco locale per i capezzoli e per la bocca del piccolo almeno per i sette giorni successivi alla scomparsa del dolore.
In alcune circostanze anche il partner deve sottoporsi al trattamento farmacologico, in particolare se è presente una candidosi vaginale nella donna.
Solo in casi selezionati sarà necessario utilizzare un trattamento farmacologico orale con Fluconazolo per due settimane, e solo dopo aver escluso altre cause che possono portare dolore ai capezzoli.
Alla luce delle cause che favoriscono l’infezione, ecco alcune strategie utili da seguire per cercare di prevenire la candida al seno,da applicare a tutti i membri della famiglia:
«Posso continuare ad allattare?». Questa è forse la domanda più frequente delle donne a cui è stata diagnosticata la candida al seno durante l’allattamento. Continuare non solo è possibile, ma risulta anche sicuro per il piccolo.
L’ostacolo principale al proseguimento dell’allattamento è rappresentato principalmente dal dolore che comporta l’attacco del bambino al seno. In questi casi si può richiedere il supporto di un’ostetrica per valutare la possibilità di effettuare la spremitura del latte materno, da offrire al bambino con altri metodi, in attesa degli effetti positivi del trattamento medico e della diminuzione del dolore.
Riconoscere e trattare i casi di candida durante l’allattamento non è sempre semplice, poiché, come detto, nella maggior parte dei casi la diagnosi si basa su sintomi comuni anche ad altre problematiche.
È bene però che le donne siano consapevoli del fatto che, chiedendo aiuto ai professionisti sanitari specializzati, è possibile, nel caso lo si voglia, continuare ad allattare.
Ostetrica e giornalista scientifica, lavora attualmente nella Sala Parto dell’Ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia, dove si occupa dell’assistenza al travaglio e al parto fisiologici e dell’assistenza neonatale e nel puerperio.