Erroneamente attribuito a Maria Montessori, il Cestino dei tesori è in realtà una proposta ideata dalla psicopedagogista inglese Elinor Goldschmied per rispondere ai bisogni di esplorazione e scoperta dei bambini nel primo anno di vita. Trattandosi di uno strumento molto valido, il Cestino è comunque ampiamente diffuso nelle strutture educative montessoriane.
Ma in cosa consiste concretamente questa proposta? Cosa si deve mettere all’interno del cesto? Vediamo insieme come creare un Cestino dei tesori e quando offrirlo al bambino.
Quando proporre il Cesto dei tesori? A guidarci in questa decisione sarà la capacità del bambino di assumere e mantenere una posizione seduta sufficientemente stabile, il che generalmente avviene tra i 6 e i 9 mesi (a bambini più grandi è possibile proporre invece il gioco euristico). Il momento in cui il piccolo inizia a stare seduto da solo, infatti, apre in lui nuovi orizzonti: la sua prospettiva sul mondo cambia, così come le sue possibilità di agire all’interno di esso mettendo alla prova il proprio corpo e le proprie competenze; ora non ha più bisogno di servirsi delle mani per mantenere l’equilibrio o la posizione, esse sono libere e si dirigono verso gli oggetti vicini per testarli.
Il cervello di un bambino piccolo si sviluppa velocemente, sulla base delle interazioni con l’ambiente esterno. A fare da tramite sono i sensi, le nostre finestre sul mondo: il tatto, la vista, il gusto, l’olfatto e l’udito accolgono le diverse stimolazioni e permettono di ricavarne informazioni che si trasformano in nuove connessioni a livello cerebrale.
Il bambino ha quindi letteralmente “fame” di conoscenza, ma purtroppo ciò che generalmente riceve sono perlopiù giocattoli, spesso costosi, limitati e, in verità, anche poco interessanti per lui! La proposta del Cesto dei tesori nasce, invece, per rispondere in maniera appropriata ai suoi autentici bisogni di scoperta ed esplorazione.
Per preparare un Cesto dei tesori fai da te è necessario, innanzitutto, scegliere in maniera accurata l’oggetto principale: il cestino, dettaglio fondamentale affinché l’esperienza di fruizione possa essere davvero appagante per il bambino.
La stessa Goldschmied ci offre indicazioni ben precise su come scegliere il cesto: deve essere robusto e composto da materiali naturali (ad esempio vimini), avere un diametro non inferiore a 35 cm e un’altezza compresa tra i 10 e i 12,5 cm. Se possibile, meglio evitare i manici, la cui presenza rischia di ostacolare i movimenti del bambino e i suoi tentativi di afferrare gli oggetti all’interno del cesto.
Creare un Cestino dei tesori fai da te è, dunque, piuttosto semplice, ma cosa mettere al suo interno? Di quali “tesori” parliamo? Attraverso l’osservazione diretta e sistematica dei bambini piccoli, Elinor Goldschmied comprese l’interesse primario di questi verso gli oggetti della vita di tutti i giorni. I tesori sono infatti oggetti semplici, già presenti in casa, che una volta inseriti nel cesto diventano preziosi e affascinanti agli occhi dei piccoli per un semplice motivo: fino a quel momento erano appannaggio dei soli adulti.
All’inizio sarà bene offrire un numero limitato di oggetti (10-15 al massimo), mentre col tempo si potrà incrementare l’offerta, rendendo così la proposta sempre nuova e interessante.
Scopo dell’adulto sarà quello di creare una raccolta di oggetti del Cestino dei tesori in grado di offrire un’ampia varietà di sensazioni e stimolazioni attraverso le mani, il naso, gli occhi, le orecchie e la bocca. Nella selezione del materiale per un Cestino dei tesori ci si può letteralmente sbizzarrire, andando alla ricerca di oggetti di differente peso, materiale, consistenza, colore, odore, forma, lunghezza, temperatura, sapore…
Molto interessanti sono gli oggetti naturali (ad esempio conchiglie, piume, ciottoli, frutti, o anche gli oggetti in legno), in metallo (chiavi, mestoli, portauova, ciotoline, cucchiaini, fruste da cucina, coperchi, catenelle eccetera). Altri oggetti comuni molto apprezzati sono:
I classici “giocattoli” non trovano invece posto nel Cestino dei tesori, in quanto gli oggetti scelti dovrebbero preferibilmente essere creati a partire da materiali naturali: la plastica, per quanto “semplice da igienizzare”, risulta davvero povera a livello di offerta di stimolazioni sensoriali.
È comunque bene sottolineare che gli oggetti inseriti all’interno del Cestino dei tesori richiedono cura, igiene e manutenzione: sarà compito dell’adulto disinfettarli in maniera sicura (ad esempio utilizzando una soluzione di acqua e aceto al 50-50) e valutarne costantemente l’integrità, sostituendoli quando necessario.
Oltre a essere una straordinaria risorsa per l’educazione sensoriale, il Cestino dei tesori supporta lo sviluppo della concentrazione, dell’immaginazione, della creatività e dell’attività autonoma infantile. Ciò è possibile grazie al particolare ruolo attribuito da Elinor Goldschmied all’adulto, che dovrà rinunciare alla classica funzione di “intrattenitore” e limitarsi a osservare.
L’adulto potrà sedersi vicino al bambino, senza intervenire o parlare, a meno che non sia il piccolo stesso a richiedere la sua partecipazione. In questo modo si garantisce la presenza amorevole necessaria affinché il bambino possa giocare ed esplorare in sicurezza, ma si evita di interrompere il flusso delle sue scoperte con commenti, azioni o suggerimenti che potrebbero disturbare la sua concentrazione.
Fondamentale risulterà comunque una funzione di attenta supervisione: per quanto gli oggetti possano essere sicuri è bene che l’attività del bambino venga vigilata e che l’adulto sia pronto a intervenire in caso di utilizzo improprio o pericoloso.
Dopo la laurea in Scienze dell’educazione si specializza nel Metodo Montessori per la prima infanzia presso l’Opera Nazionale Montessori e successivamente con il Centro Nascita Montessori. Nel 2016 fonda “Aiutami a fare da me”, sito che ha lo scopo di divulgare il pensiero di Maria Montessori, e nel 2019 si trasferisce in Germania continuando il suo lavoro di educatrice presso un asilo nido di ispirazione Reggio Children. Collabora con numerose riviste specializzate e sostiene i genitori con percorsi individuali di parent coaching.