Il primo zainetto e tante domande nella testa di mamma e papà: è arrivato il momento del cosiddetto inserimento al nido o alla scuola dell’infanzia, spesso la prima esperienza di distacco prolungato dalla famiglia. In questo periodo, tra gioia e apprensione, la porta di casa si apre a una fase significativa nella crescita, un cambiamento importante nella vita del bambino e dei genitori. In questo senso l’inserimento al nido è, sia per i genitori sia per i bambini, una delle prime tappe verso il raggiungimento della reciproca autonomia.
In riferimento alla fase di avvicinamento dei bambini al nido, la pedagogista Grazia Honegger Fresco, nel suo libro Un nido per amico, suggerisce di utilizzare il termine “ambientamento” piuttosto che “inserimento”. Parlare di ambientamento significa scegliere di evidenziare il ruolo attivo del bambino in questo processo, di valorizzare le sue competenze nell’esplorare un nuovo ambiente, e di riconoscere la sua capacità di entrare a farne parte in modo positivo. Scegliamo quindi di superare una visione del bambino come oggetto inserito passivamente all’asilo e gli restituiamo il giusto protagonismo nella vicenda: il nostro piccolo ha tutte le carte in regola per iniziare questa nuova avventura; agli adulti, genitori e personale educativo della struttura, spetta il compito di accompagnarlo e mediare la sua esperienza, avendo cura di predisporre un ambiente, fisico e relazionale, accogliente verso i suoi bisogni.
Durante il periodo di ambientamento, il bambino, fuori dal suo ambiente “di casa”, si ritroverà in uno spazio nuovo, pieno di cose e persone sconosciute, con altri bambini con cui dover condividere giochi e attenzioni, e con diverse abitudini e regole da conoscere e osservare. Spesso, agli occhi del genitore, tutto questo sembra troppo difficile o spaventoso: in realtà, se avviene in maniera graduale e con le giuste attenzioni, sarà per il piccolo una grande opportunità di crescita. Di questa crescita faranno parte anche il pianto, la ribellione, le emozioni come la nostalgia o la paura verso il nuovo: per il bambino sono da considerarsi esperienze del tutto naturali ed evolutive. Crescere è esplorare, conoscere, cambiare, vivere una difficoltà e accorgersi di poterla superare.
Anche se può sorprendere, le difficoltà maggiori nel periodo di ambientamento spesso non sono quelle del bambino ma dei genitori che non riescono a distaccarsi dal figlio con serenità. Le preoccupazioni, la difficoltà nel fidarsi del personale che si prenderà cura del bambino, il sentirsi in colpa se piange al momento del saluto, l’attacco di gelosia verso l’educatrice o la sensazione di abbandono, sono tutte emozioni comuni e comprensibili soprattutto tra genitori alla prima esperienza, che vanno riconosciute dentro di sé e gestite in maniera consapevole. In caso contrario, il rischio è quello di cadere in reazioni eccessive e comportamenti educativamente controproducenti che impediscono al bambino di vivere un’esperienza di crescita positiva.
Aiuta allora fare un bel respiro e provare a capire «cosa mi fa agitare» e, soprattutto, «se sto facendo il meglio per il mio bambino», anche alla luce delle indicazioni pedagogiche che seguono.
Fiducia. Il vostro bimbo imparerà a fidarsi di un altro adulto che si prenderà cura di lui e delle vostre promesse quando direte “torno a prenderti”. La sua serenità nell’affrontare la situazione nuova dipende in gran parte da quanto voi gli trasmettete; sarà più tranquillo se percepisce che avete fiducia nelle sue capacità e nel personale della struttura.
Condivisione. Il nido e la scuola dell’infanzia valorizzano il ruolo delle famiglie come soggetti attivi, che partecipano alla realtà del servizio educativo. Questo assume un’importanza fondamentale nel periodo dell’ambientamento: ancor prima che il bambino cominci a frequentare il nido è necessario che voi conosciate il personale, l’orientamento pedagogico della struttura, il programma delle giornate e tutte le informazioni utili. Allo stesso tempo sarà essenziale che voi raccontiate del vostro bimbo, della sua storia e delle sue caratteristiche, della sua educazione familiare. Potrete così concordare con chi si occuperà di lui le modalità di accoglienza e frequenza. Scambiare costantemente osservazioni e riflessioni sul bambino con gli educatori sarà essenziale per garantire un buon percorso.
Gradualità. Per il periodo di ambientamento non c’è un tempo giusto o adatto a tutti i bambini. C’è chi scappa a giocare senza voltarsi indietro sin dal primo giorno e chi rimane incollato alle gambe di mamma o papà e ha bisogno di più tempo. Ci viene in aiuto osservare una gradualità nell’esperienza: la cosa migliore, anche per i bimbi che sembrano ambientarsi subito, è che le ore di frequenza aumentino pian piano nella prima settimana, e che la presenza rassicurante del genitore venga progressivamente ridotta, tutto secondo tempi e modi concordati con il personale, anche in base alle reazioni ed esigenze che il bambino esprime.
pedagogista, svolge attività privata di consulenza pedagogica nel sostegno alla genitorialità e al percorso di crescita di bambini e adolescenti. Coordina progetti di educazione e accompagnamento alla morte e all’esperienza della perdita, si occupa di famiglie adottive e lavora come formatrice per gli operatori di nidi e scuole dell’infanzia nella provincia di Messina. È stata vicedirettrice di Uppa magazine dal 2018 e dal 2022 ne è diventata direttrice.