Ormai dovremmo saperlo: l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita (ma anche oltre, se mamma e bebè lo desiderano) è una pratica raccomandata a livello internazionale, a tutela della salute e del benessere del bambino. Ed è proprio per proteggere l’allattamento da pratiche inappropriate legate alla commercializzazione e alla distribuzione di sostituti del latte, biberon e tettarelle che nel 1981 moltissimi paesi hanno approvato un insieme di raccomandazioni: il Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno. Questo “codice di comportamento” non ha il valore giuridico di un trattato o di una convenzione, ma ha valore politico, e ognuno dei 194 paesi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che l’ha condiviso ha il compito di tradurlo in legge nazionale.
Perché è nato il Codice? Il marketing dei sostituti del latte materno non può seguire le stesse regole degli altri prodotti di consumo, perché i lattanti sono indifesi e vulnerabili e pratiche alimentari scorrette li possono esporre, in questa fase della vita, a rischi elevati.
Il Codice vuole quindi garantire la migliore alimentazione per i bambini, fornendo una corretta informazione; non vieta la vendita e l’uso di formule artificiali, né colpevolizza le donne che ne fanno uso (e la stessa cosa vale per biberon e tettarelle), però regola le relazioni fra le aziende produttrici e i consumatori, e fra aziende, professionisti e istituzioni sanitarie, monitorando inoltre la correttezza delle informazioni diffuse dalle aziende produttrici.
Che cosa raccomanda il Codice per difendere una scelta consapevole dei genitori nei riguardi dell’alimentazione dei bambini? Vediamo alcuni punti:
Non è difficile accorgersi che il Codice viene violato in numerose occasioni, ad esempio quando le aziende contattano direttamente le donne tramite i siti web e i social network, o quando sulle confezioni vengono riportate indicazioni non supportate da dati scientifici e quindi vietate dal Codice: “anti-rigurgito”, “con DHA per lo sviluppo del cervello del tuo bambino”, “contro le coliche dei primi mesi” e così via. Ricevere informazioni corrette sull’alimentazione infantile (dai rischi connessi all’uso dei sostituti del latte materno, fino alle modalità di preparazione delle formule) è la base per poter scegliere liberamente. Non sempre si è consapevoli dei meccanismi con cui la pubblicità orienta e condiziona le scelte delle persone, eppure questi meccanismi agiscono quotidianamente (talvolta con effetti negativi sulla salute dei bambini).
Il Codice regolamenta anche le relazioni fra aziende e professionisti della salute perché, nonostante sia difficile per gli operatori ammettere che ricevere omaggi (di scarso valore oppure importanti, come viaggi o strumenti per i reparti) possa influenzare le loro scelte professionali, la ricerca dimostra che è proprio così: ognuno di questi omaggi modifica il comportamento dei professionisti (medici, ostetriche o infermieri). Se questo tipo di promozione non funzionasse, le aziende non avrebbero interesse a investire molto denaro nella promozione dei sostituti del latte nelle strutture sanitarie.
La legge italiana si limita a regolamentare il marketing dei sostituti del latte materno per i lattanti fino a 6 mesi di età (ma ci auguriamo che presto il divieto venga esteso ai sostituti del latte per i bambini fino a 3 anni di età). Se ci si accorge di qualche violazione al Codice si può: