Molti genitori avranno avuto a che fare con i pidocchi, piccoli animaletti che amano invadere il capo dei bambini e degli adulti. Sebbene non trasmettano malattie, risultano molto fastidiosi, dal momento che l’infestazione causa prurito.
Ma come si prendono i pidocchi? Le infestazioni di pidocchi dei capelli, in bambini e adulti, anche dette pediculosi, [1] sono frequenti sia nei paesi ricchi che in quelli in via di sviluppo e non dipendono né dall’igiene personale né dallo stato di pulizia dei luoghi in cui ci si trova (come invece accade per i vermi ossiuri), ogni disinfestazione ambientale è, infatti, inutile.
Vivere in promiscuità o a stretto contatto in comunità sovraffollate sono condizioni ideali per la trasmissione del pidocchio del capello, che si diffonde facilmente nel nucleo familiare, specialmente se numeroso, o nelle comunità infantili. Un ottimo modo per prevenire le infestazioni di pidocchi è quindi controllare spesso i bambini, facendo attenzione a riconoscere le uova in modo tempestivo, in modo da evitare infestazioni.
E in caso il bambino li avesse? Come eliminare i pidocchi? Quali sono i rimedi efficaci per la pediculosi dei bambini e degli adulti? Vi spieghiamo tutto in questo articoli.
Molti genitori si chiedono come riconoscere i pidocchi e soprattutto le uova di questi animali, che potrebbero non essere ben visibili sul cuoio capelluto. Il pidocchio adulto è grande quanto un seme di sesamo (1-2 mm circa), ha sei zampe e “piedi” a forma di uncino, che gli permettono di attaccarsi strettamente al capello. Ecco una foto per avere ben chiaro l’aspetto e riconoscere i pidocchi a prima vista.
Questo animale vive bene solo a 37 gradi di temperatura (dopo poche ore lontano dal tepore di un cuoio capelluto, muore) e si nutre ogni tre-sei ore del sangue del suo ospite pungendone la cute del capo. Le femmine depongono cinque-sei uova (anche dette lendini dei pidocchi) al giorno e le attaccano con una “colla” molto resistente (la chitina) alla base del capello; ciò avviene soprattutto dietro le orecchie e sulla nuca, ovvero le zone più calde del capo.
Almeno un alunno su tre prende i pidocchi ogni anno a scuola, soprattutto le femmine, che hanno in genere capelli più lunghi. Ciò avviene perché dai 3 agli 11 anni i bambini hanno, tra loro, un’elevata interazione sociale e corporea.
Attenzione però i pidocchi non saltano, ma passano da persona a persona “nuotando” lungo i capelli: è sufficiente avere contatti ravvicinati tra le teste; la trasmissione tramite cappelli, sciarpe, vestiti o letti, invece, non è mai stata provata.
L’infestazione di pidocchi o pediculosi è, spesso, inizialmente asintomatica, ma dopo tre-quattro settimane si manifesta attraverso prurito e arrossamento del cuoio capelluto. Questa reazione è dovuta all’irritazione provocata dal contatto della pelle con la saliva e con le feci del pidocchio (a tal proposito, il gesto di grattarsi può provocare infezioni della pelle).
La presenza di lendini tra i capelli non è una prova certa di pediculosi in atto e siamo quindi di fronte a un’infestazione. Le uova, infatti, rimangono attaccate ai capelli anche quando sono morte o vuote e possono perciò seguire il bambino nella crescita. In questo caso, dunque, non sarà affatto necessario allontanare il piccolo da scuola.
Anche se morte o vuote, comunque, le lendini non si staccano facilmente dal capello e vanno rimosse con le dita (l’unico sistema veramente efficace oltre la rasatura). Altro aspetto da conoscere è che le uova vitali sono grigie e difficili da identificare, mentre le uova morte e quelle vuote sono bianche, più evidenti ma confondibili con la forfora. Per questi motivi l’unico sistema certo per diagnosticare un’infestazione in atto è trovare almeno un insetto vivo sul cuoio capelluto.
Le uova dei pidocchi del capello si presentano come mostrato in foto.
La pediculosi va trattata rapidamente per evitare la proliferazione dei parassiti. Tra i rimedi per i pidocchi vi sono molti prodotti chimici, che però per lo più sono tossici. Se abbiamo a che fare con pochi insetti (da uno a quattro), cosa comune in climi come il nostro, il rimedio più efficace per eliminare i pidocchi è bagnare i capelli di balsamo e pettinarli dalla base alla punta per cinque-quindici minuti con un pettine a denti fitti per pidocchi, una procedura che gli inglesi chiamano wet combing [2] . Questo rimedio non solo è naturale, ma funziona, perché tiene conto del ciclo vitale dell’insetto: un pidocchio neonato impiega circa dieci giorni per diventare un adulto in grado di riprodursi; una lendine, dopo dieci-quindici giorni che è stata deposta, muore, perché il capello, crescendo, la allontana dal cuoio capelluto, il cui calore è essenziale per la schiusa, che comunque non può avvenire oltre i 12-13 giorni dalla deposizione. Dopo questo periodo si trova a oltre 6 mm dal cuoio capelluto e la lendine non è più vitale, anche se rimane attaccata al capello.
Ripetendo il wet combing ogni due-tre giorni per almeno due settimane, non solo si eliminano tutti i pidocchi vivi dal capo, ma si prevengono nuove infestazioni.
Usare invece prodotti antiparassitari a scopo preventivo non solo non rende immuni dall’infestazione, ma ha l’effetto di selezionare i pidocchi più resistenti.
Se in una classe si verifica il caso di un bambino con pidocchi del capo, bisogna trattare, oltre a lui e ai suoi conviventi, tutti i compagni di classe con lo wet combing. A questo proposito, una raccomandazione importante è quella di ricordarsi di sciacquare il pettine sotto il rubinetto dopo ogni passata.
In caso di infestazioni con numerosi insetti, oltre al wet combing è preferibile usare anche uno dei prodotti soffocanti in commercio, sicuri ed efficaci, come ad esempio dimeticone al 4%.
Gli anti-pidocchi a base di pesticidi (come ad esempio malathion, permetrine, ecc.) sono tossici soprattutto per i bambini sotto i 2 anni e per le donne in gravidanza. Inoltre, un uso prolungato o errato (per tempi e dosi) di questi prodotti rende i parassiti più resistenti.
Tra i rimedi per i pidocchi si trovano in commercio anche molti shampoo, che però risultano inefficaci, poiché contengono dosaggi di pesticidi troppo bassi e restano a contatto con i capelli per troppo poco tempo. [3] Infine, per quanto riguarda i cosmetici curativi a base di oli essenziali o minerali, che dovrebbero produrre un film protettivo sulla cute, non esistono prove di efficacia dimostrata.
nata a Frosinone nel 1956, pediatra di famiglia a Roma dal 1985, si occupa soprattutto di Formazione e di ricerca in pediatria delle cure primarie. È redattrice della rivista «Quaderni ACP» e autrice per Uppa magazine, dove ricopre anche il ruolo di responsabile scientifico. È autrice di numerose pubblicazioni scientifiche nazionali e internazionali, e di alcuni libri.