Potremmo definire la concentrazione come la capacità di fissare in maniera persistente l’attenzione su un dato elemento o attività. Ora, è opinione comune che una tale abilità sia tutto fuorché una dote dei più piccoli. Non è raro sentire genitori e insegnanti lamentarsi del fatto che il loro bambino non sarebbe in grado di soffermarsi più di qualche minuto su una qualsiasi attività.
Come dimostrato già oltre un secolo fa da Maria Montessori, però, questa è una delle credenze forse più infondate riguardo all’infanzia. I bambini piccoli, scrive, non solo manifestano già a poche settimane la capacità di concentrarsi su interessi e stimoli esterni (ad esempio, sui leggeri movimenti di un oggetto appeso nelle vicinanze del loro lettino), ma hanno bisogno di concentrarsi per poter crescere: «La prima premessa per lo sviluppo del bambino è la concentrazione. Il bambino che si concentra è immensamente felice».
Maria Montessori ebbe modo di giungere a queste conclusioni grazie alle attività di osservazione da lei svolte nelle Case dei Bambini. In una di queste occasioni, raccontata nel libro L’autoeducazione, Montessori osserva il lavoro di una bambina di appena 3 anni. La piccola sta lavorando con gli incastri solidi e le sue manine sono occupate a estrarre e reinserire cilindri di differenti dimensioni nei fori corrispondenti. La sua attività sembra essere un moto perpetuo, senza fine. Né il rumore di fondo prodotto dagli altri bambini, né i canti della maestra riescono a distoglierla dal lavoro.
A un tratto, dopo aver ripetuto la medesima sequenza di azioni per quarantaquattro volte, la bambina si ferma. A colpire Montessori non è solo la perseveranza da lei dimostrata, ma soprattutto il fatto che la piccola non appaia per nulla affaticata, bensì radiosa, colma di gioia e di soddisfazione. Evidentemente, quell’attività le aveva concesso di finalizzare opportunatamente le sue energie, ricavandone un’occasione di crescita.
La situazione descritta da Montessori ha un che di mistico e meditativo, e richiama alla mente quella che in psicologia è stata definita “teoria del flusso”. Secondo il suo autore, lo psicologo Mihály Csíkszentmihály, quando una persona entra nel “flusso” (flow) vive uno stato emotivo ottimale che la induce a calarsi completamente nell’attività svolta. L’individuo diviene pienamente focalizzato sull’obiettivo, mostra una chiara motivazione intrinseca al compito e manifesta grande positività e gratificazione nel suo svolgimento.
Si può essere talmente assorbiti dalle proprie azioni che le distrazioni esterne (e, nel caso dei bambini, persino i bisogni fisiologici!) non vengono degnate di attenzione. Ma come può il bambino raggiungere questo stato di flusso? Tutto ha inizio, ci dice Maria Montessori, dall’interesse. L’interesse è il motore dell’apprendimento: se lasciato libero di seguire i dettami del suo “maestro interiore”, il bambino è in grado già da piccolissimo di orientarsi verso le attività più rispondenti ai suoi bisogni di crescita.
Eccolo allora che, a 6 mesi, ci si dedica per lunghi minuti a trasferire gli oggetti da una mano all’altra e, a 15, si cerca di trasportare oggetti pesanti esercitando la coordinazione simultanea degli arti superiori e inferiori. Nel soffermarsi a lungo in questi lavori, l’attenzione infantile, dice Montessori, si polarizza e compare la ripetizione dell’azione. Nel suo stato meditativo, il bambino protrae l’attività fino a quando il bisogno interiore non è soddisfatto.
Assorbendo tutto sé stesso nella sua occupazione, il piccolo apprende a lavorare con continuità, sviluppa la persistenza e l’autodisciplina: poiché l’attività è liberamente scelta e portata a termine, il bambino ha modo di esercitare il controllo di sé e delle proprie azioni.
Ma se la concentrazione è tanto importante affinché la mente si costruisca e la personalità cresca, cosa possiamo fare, concretamente, per favorire lo sviluppo di tale abilità nei più piccoli?
Esattamente come ogni altra abilità, ci dice Maria Montessori, anche la concentrazione può e dovrebbe essere coltivata e perfezionata. Per aiutare i nostri bambini in questo percorso dovremmo prestare attenzione a:
• Non interromperli inutilmente. Rispettiamo ogni attività ragionevole dei nostri bambini, fosse anche semplicemente aprire e chiudere un cassetto o lavare una bambola. Il lavoro dei loro muscoli al servizio della mente è assai più importante dell’attività in sé. Spezzare la loro concentrazione significa porre fine a un’esperienza di arricchimento interiore. Interrompere la loro attività, per quanto banale ci possa sembrare, rischia non solo di inficiare la loro capacità di concentrazione, ma blocca anche un’occasione di nutrimento psichico. Concediamogli, dunque, il tempo necessario affinché essi possano terminare ciò in cui sono impegnati e avvisiamoli per tempo quando sappiamo che ciò non sarà possibile.
• Rispettare le loro attività. Molto spesso accade che gli adulti si lamentino di venire continuamente interrotti dai più piccoli. Quante volte, però, prestiamo davvero attenzione a non essere noi a interrompere loro? Il loro “lavoro” è importante tanto quanto lo è il nostro: mentre agiscono, dunque, evitiamo di intervenire con continui consigli o lodi. All’inizio forse sembrerà difficile rimanere in silenzio a osservare, ma con il tempo apparirà evidente il beneficio che ciò ha sull’attività infantile.
• Limitare gli stimoli. La mente del bambino piccolo ha necessità di concretezza: per potersi sviluppare ha bisogno di dedicarsi ad attività costruttive e a dargliene l’opportunità sono gli oggetti presenti nell’ambiente. Gli adulti cadono però di frequente nell’errore di credere che tanto maggiore sarà l’offerta, tanto migliori saranno i risultati in termini di apprendimento e di occasioni di crescita. In realtà, nei primi anni di vita, i bambini hanno bisogno non di quantità, bensì di qualità. Ordine ed essenzialità sono bisogni fondamentali: se c’è troppo, la mente infantile non riesce a soffermarsi veramente su nulla, l’attenzione passa frenetica da uno stimolo all’altro e la concentrazione fatica terribilmente a stabilirsi. Prepariamo e lasciamo a disposizione solo un numero limitato di proposte, pensate sulla base dell’osservazione degli interessi del momento.
• Isolare le qualità. Non solo pochi oggetti, quindi, ma anche ben selezionati. Se vogliamo aiutare i più piccoli a focalizzare l’attenzione, mettiamo da parte giocattoli dai mille suoni, luci e colori. Facciamo in modo che le qualità siano poche, possibilmente uniche, in maniera da risultare più chiare e apprezzabili. Se decidiamo, ad esempio, di offrire al nostro bambino dei “sacchetti degli odori” pieni di diversi tipi di spezie, facciamo in modo di realizzarli tutti delle stesse dimensioni e con la stessa stoffa. In questo modo sarà più facile per il bambino concentrare l’attenzione sul senso che si intende esercitare, l’olfatto.
In conclusione, quando il bambino si concentra la sua mente si sviluppa e la sua personalità si costruisce: «saper riconoscere gli istanti preziosi della concentrazione per poterli utilizzare nell’insegnamento», come scrive Maria Montessori, è la vera chiave per realizzare l’educazione come aiuto alla vita.
Dopo la laurea in Scienze dell’educazione si specializza nel Metodo Montessori per la prima infanzia presso l’Opera Nazionale Montessori e successivamente con il Centro Nascita Montessori. Nel 2016 fonda “Aiutami a fare da me”, sito che ha lo scopo di divulgare il pensiero di Maria Montessori, e nel 2019 si trasferisce in Germania continuando il suo lavoro di educatrice presso un asilo nido di ispirazione Reggio Children. Collabora con numerose riviste specializzate e sostiene i genitori con percorsi individuali di parent coaching.